venerdì,Aprile 19 2024

Buon Natale, papà

Lettera di un figlio al padre, a tutti i padri disoccupati, cassa integrati, senza stipendio, in difficoltà della provincia di Vibo Valentia. Con la speranza di un futuro migliore.

Buon Natale, papà

Stasera saremo dalla nonna. No, non gli diciamo che papà ha perso il lavoro. E nemmeno che non lo pagano da 5 mesi. Sia mai dirle che Babbo Natale quest’anno non è passato. Felici e sereni come sempre, perché in fondo è questa la festa che vogliamo.

Ma che te ne frega, lascia stare il politico e il suo cappone a tavola imbandita. Che te ne frega che stasera sarà alla Messa braccio sotto braccio con moglie e figli da una parte e con l’amante dall’altro lato della Chiesa a guardar con ghigno di vendetta le ipocrisie della vita. Giuseppe, Maria e il bambinello rideranno di loro, seppur alla fine li perdoneranno.

Noi, vedi, siamo di un’altra dimensione: siamo quelli che dormiamo bene la notte, senza fantasmi che ci girano intorno. Certo, papà l’ho visto provato ultimamente. E’ stanco, preoccupato. Non lo lascia a vedere, orgoglioso com’è. Se almeno parlasse con noi, si confidasse… potremmo condividere le sue paure e regalargli un po’ della nostra gioia. Perché, vedi, a me non frega che quest’anno metteremo i panni dello scorso Natale e non mi frega non ricevere regali. A parte che la mamma, sempre lungimirante com’è, ha modestamente conservato la camicia e la giaccia migliore, immacolati nell’armadio profumato di naftalina come se fossero appena usciti dal migliore negozio della città. Li indosserò con più fierezza, sfidando gli sguardi altezzosi di chi sghignazza al mio passaggio, di chi conta il valore con la marca delle scarpe ai piedi. Se lo chiedessero, loro, a quale prezzo le stanno indossando, tze! Ma non capiranno mai, figurati.

A parte questo… settimana scorsa ho sentito di quell’uomo che si è ucciso perché aveva perso tutto: lavoro, casa, futuro. Capisci? Queste cose succedono davvero, mica per finta. La disperazione è un sentimento che può impadronirsi di chiunque, anche di quei politici che oggi fanno tanto i gradassi, per dire. Se non galera, certamente disonore. Perché oggi a loro la vita sorride sulle nostre disgrazie. Ma pagheranno.

Ecco, per questo ti dico “felici e sereni”. Ed è questa la festa che voglio. Io papà lo voglio povero, ma qui con noi per sempre. E non lascerò che qualcuno me lo porti via.

Allora, stasera andremo dalla nonna. Ci abbracceremo, come prima cosa. Poi a tavola imbandita, di amore e fantasia soprattutto, inizieremo a raccontare la storia della nostra vita, della nostra famiglia. Che è la più bella di tutte.

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