«La sconcertante vicenda giudiziaria di questi giorni, che ha fatto emergere la vasta rete di intrecci criminali nel mondo politico, istituzionale ed imprenditoriale nel Vibonese, lascia profondi ed inquietanti interrogativi».
A riferirlo in una nota è la segreteria provinciale del sindacato Cgil di Vibo Valentia che richiama, oltre alla mera cronaca legata alle vicende dell’inchiesta che vede coinvolto, tra gli altri, l’ex assessore e consigliere regionale vibonese Nazzareno Salerno, anche le ripercussioni della stessa questione nel mondo del lavoro e nelle vertenze del territorio.
«Oltre ad un’inarrestabile sistema di interessi illegali – scrive infatti il sindacato -, l’inchiesta “Robin Hood” assume una più cruenta esposizione del fenomeno che, dal nostro punto di vista, compromette ulteriormente le fragili condizioni economiche e sociali sul territorio. Emerge una preoccupante crisi nei valori e nelle relazioni con la politica, posti alla base dei rapporti istituzionali e dei fondamentali principi della democrazia rappresentativa. Dietro questo criminoso comitato d’affari di politici, dirigenti e funzionari, costruito intorno agli interessi del Dipartimento regionale al lavoro, per anni sul nostro territorio abbiamo caratterizzato un’intensa attività vertenziale e di negoziati sociali».
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La Cgil ricorda come «alla presenza di Enti, imprese e con migliaia di lavoratori sono stati trattati i drammi del lavoro e le crisi aziendali sui tavoli della Prefettura, della Regione e persino al ministero dello Sviluppo economico. Nella sua peculiare funzione il Dipartimento è stato uno degli interlocutori principali nelle relazioni sindacali sulle molteplici vertenze che hanno riguardato la crisi economica ed occupazionale nel vibonese. Come Cgil – viene inoltre evidenziato -, abbiamo cercato nella politica e nelle sue istanze rappresentative di sollevare i destini di un territorio, quando, invece, la stessa ne architettava la distrazione dei fondi destinati al sociale, per finalità consociative e criminali. Abbiamo creduto di rappresentare gli interessi di un territorio con chi, nel dovere di un mandato istituzionale, ne faceva esclusivo interesse illecito e privato, rubando ai poveri».
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Da qui la considerazione su come spetti adesso «alla politica assumere una ferma presa di posizione e di netta condanna sui fatti accaduti, per togliere ogni sospetto e riprendere il fondamentale dialogo sociale, in una realtà estremamente fragile e provata. Rimane, tuttavia, l’auspicio che la pressante e meritevole azione della magistratura e delle forze dell’ordine, tesa energicamente a sgominare corruttele e criminalità, possa servire anche alla politica per rinsavire la consapevolezza dell’etica amministrativa e dell’esclusivo interesse pubblico».
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