«Scuola, rimettiamo i nostri allievi al centro dell’azione didattica»
Intervento del dirigente scolastico Alberto Capria: «Bisogna avere il coraggio di rallentare, di lavorare senza l’ossessione di finire il programma, come se dalla conclusione dello stesso dipendessero le nomination al Nobel»
Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Alberto Capria, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “III Circolo – De Amicis” di Vibo Valentia
Nella tangibile irrazionalità di alcune scelte che riguardano l’universo scuola e su cui mi sono già espresso, merita un posto di primo piano non la voglia di riprendersi la normalità – legittima – ma la tentazione imprudente ed errata, di correre per recuperare il tempo perduto causa Covid. Si dovrebbe, al contrario, profondere energie comuni per ricostruire un orizzonte di senso all’interno del sistema scuola rimettendo, anzi finalmente mettendo, i nostri allievi al centro dell’azione didattico – educativa quotidiana; con una sorta di “conventio ad excludendum” di programmi, esami, giudizi, promozioni e bocciature, verifiche e …prove invalsi. Sarebbe auspicabile oltre che sensato, che a scuola non ci siano soltanto ore di lezione e arrovellamenti intorno a una sola prova scritta o a due, a tesi e tesine; ma spazi di lavoro a piccoli gruppi, laboratori, una scuola senza fretta, che insegni a leggere di tutto ed a discutere, che apra biblioteche, che ascolti gli allievi, che intuisca il loro disagio, che li renda davvero protagonisti. Che non sia svilita da adempimenti quotidiani: inutili orpelli. [Continua in basso]
Un posto dove si trascorra più tempo, svolgendo meno ore di lezione (non appaia come una contraddizione). Oggi che il battito cardiaco delle scuole ha ripreso la frequenza normale, finalmente, grazie alla presenza dei nostri allievi, non si deve commettere l’errore di correre per recuperare: bisogna al contrario avere il coraggio di rallentare, di lavorare senza l’ossessione di finire il programma, come se dalla conclusione dello stesso dipendessero le nomination al Nobel. La vera ripresa comincia dalle aule finalmente riaperte; nelle quali accogliere gli studenti e le studentesse che per due anni sono stati sospesi in un tempo non loro; e provare a darsi un respiro ampio, lungo, che guardi al futuro, senza subire l’ossessione di ricercare il tempo perduto che, come insegna Proust, può essere narrato, semmai ritrovato: difficilmente recuperato.
Siamo il Paese con più giorni di scuola e più ore di lezione per settimana, almeno 30, ma più spesso 35 o 40 (la Finlandia, il cui sistema scolastico viene spesso preso a modello, è la nazione che effettua meno giorni di lezione, meno ore canoniche quotidiane e con le unità orarie ridotte a 45 minuti: evidentemente la riflessione andrebbe spostata sulla qualità dell’azione didattica, non sulla quantità). [Continua in basso]
Si tenta in tutti i modi di allungare la permanenza a scuola, come se il dilatare l’orario scolastico fosse la panacea: senza prima preoccuparsi della creazione di ambienti di apprendimento consoni ed anche di spazi liberi ed attrezzati, di biblioteche, palestre, cortili; altrimenti che senso ha aumentare il tempo scuola per allocare i nostri allievi dentro stanze più o meno accoglienti che chiamiamo aule? Il tempo che si trascorre a scuola deve essere soprattutto, non esclusivamente, di lezione: ed anche spazio di lavoro a piccoli gruppi, di esperienza laboratoriale, di sport, di discussione, di incontri, di musica, teatro.
Chiedersi se la nostra sia una buona o cattiva scuola è una domanda fuori dal tempo, soprattutto del tempo post Covid; ha senso chiedersi se risponde al suo compito, essenziale, di dare opportunità a tutti, di non lasciare dietro nessuno, di far raggiungere a tutti ed a ciascuno un appropriato livello di eccellenza. «Il tempo – diceva Gabriel Marquez – è la grande tentazione del nostro tempo: la gente corre ossessivamente dietro gli attimi e non si accorge che … è la propria esistenza che se ne va». Ripartiamo, tutti insieme, con tempi doverosamente distesi e con obiettivi a lungo termine: è un nostro preciso dovere ed un inalienabile diritto dei nostri allievi.