Il ritratto | Paolo Fedele: l’ufficiale vibonese che salva i migranti e tutela la legge in mare

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Quando il dovere chiama, lui non si tira indietro. Nel tempo ha legato il suo nome ad imprese di servizio che gli sono valse riconoscimenti ed encomi. L’uniforme come seconda pelle, ha saputo meritare sul campo il rispetto dei superiori e l’ammirazione dei suoi uomini. Paolo Fedele, primo maresciallo della Guardia costiera, vibonese doc, 46 anni e padre di 4 figli, si considera tutt’altro che arrivato e, mai pago, mette nel suo personale “palmares”, nuove imprese e nuovi traguardi. Come l’ultimo encomio solenne ricevuto a margine della missione che, al comando della motovedetta Cp 265 in forza alla Capitaneria di porto di Vibo Marina, ha compiuto nelle acque del Mare Egeo nell’ambito dell’operazione Poseidon 2018, per prendere parte alle attività di ricerca e soccorso dei migranti che dalle coste turche si spingono verso l’Europa. Al termine della missione, il 2 maggio 2018, al porto del Pireo, l’equipaggio della motovedetta vibonese ha ricevuto un riconoscimento da parte dell’International Propeller Club Port of Piraeus per l’esemplare impegno per la salvaguardia della vita umana. 

Solo l’ultimo tassello di una carriera densa di soddisfazioni che ha preso le mosse alcuni anni fa, quando, al termine degli studi superiori, il giovane vibonese di belle speranze risulta vincitore del concorso e varca la soglia della Scuola sottufficiali di La Maddalena. Al termine della formazione viene destinato alla Capitaneria di porto di Palermo, dove fin da subito si distingue nei vari servizi operativi. Richiama l’attenzione dei media quando, nel mare di Cefalù, si rende protagonista dell’eroico salvataggio di alcuni bagnanti in difficoltà, guadagnandosi l’apprezzamento di autorità civili e militari e riconoscimenti da parte del Comando generale del Corpo. Medesimo impegno lo profonde quando è chiamato a prestare servizio alla Capitaneria di Reggio Calabria, dove si segnala in numerose attività di polizia giudiziaria, in un teatro operativo caldo e delicato. Professionalità e spirito di servizio vengono ripagati con la nomina a comandante di Unità navale nella sua attuale sede, quella di Vibo Valentia, che lo vede impegnato con successo in innumerevoli attività di salvataggio e di operazioni volte all’affermazione della legalità in mare e sul demanio marittimo. Anche qui viene fuori la sua indole all’azione: in occasione della terribile alluvione del luglio 2006, ad esempio, insieme ad un altro militare della Capitaneria vibonese, trae in salvo diversi ospiti di un villaggio turistico rimasti isolati tra un fiume di fango e detriti. Un intervento che gli vale una Pubblica benemerenza al merito conferitagli dal ministero dell’Interno quale “chiaro esempio di virtù civiche, spirito di servizio e non comune senso del dovere”. Ancora, nel 2008, a tributargli il giusto merito è la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della Protezione civile, che gli attribuisce l’Attestato di pubblica benemerenza, in relazione all’Emergenza Stromboli. Da lì a poco, il 2 giugno del 2010, arriva la nomina a Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica, onorificenza conferitagli dall’allora presidente Giorgio Napolitano “per aver fatto del suo lavoro uno stile di vita e un riferimento per i suoi uomini e colleghi”.

Numerose le operazioni di rilevanza internazionale che l’hanno visto impegnato. In tempi recenti, nei primi mesi del 2017, la missione di due mesi nel Canale di Sicilia, nell’ambito della gestione del consistente flusso migratorio proveniente dalle coste libiche. L’unità navale vibonese effettua diversi salvataggi di migranti, guadagnando anche in questa occasione l’attenzione del Comando generale e delle istituzioni. Il Comune di Vibo Valentia prima e il consiglio regionale della Calabria, in seguito, riconoscono gratificazioni a tutto l’equipaggio per la meritoria opera svolta. Dopo l’impiego in funzione del G7 di Taormina nel maggio del 2017, la motovedetta al comando di Fedele torna protagonista sullo scacchiere internazionale con la missione di due mesi e mezzo nel mar Egeo nordorientale, nei pressi dell’isola di Lesbo (al confine con la Turchia). In quella circostanza la sua unità navale ha prestato soccorso a circa 426 migranti, effettuando 38 missioni e percorrendo circa 7.000 miglia. Un uomo, un vibonese simbolo, che ha fatto del suo lavoro una fede segnalandosi per abnegazione e sacrificio, e che entra così nel novero dei figli più illustri della città

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