giovedì,Aprile 25 2024

Morì per l’incendio alla Thyssen: imbrattata a Torino la targa in memoria di Giuseppe De Masi

L’operaio 26enne, originario di Fabrizia, si arrese alla morte 25 giorni dopo il drammatico incidente. Il sindaco Fazio scrive al Comune piemontese: «Ripristiniamola»

Morì per l’incendio alla Thyssen: imbrattata a Torino la targa in memoria di Giuseppe De Masi

È stata imbrattata con frasi volgari e offensive da ignoti vandali, a Torino, la targa dedicata a Giuseppe De Masi, operaio della ThyssenKrupp morto in conseguenza dell’incendio della notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 nell’acciaieria torinese. Rogo a causa del quale perirono sette operai. Tra questi proprio De Masi, 26 anni, originario di Fabrizia e da tempo emigrato a Torino con la sua famiglia, l’ultimo a perdere la vita a causa delle ustioni riportate nel drammatico incidente, il 30 dicembre 2007, dopo diversi giorni d’agonia e ben tre interventi chirurgici. Il danneggiamento della targa commemorativa, conservata all’interno del giardino di via Ponderano nel quartiere Madonna di Campagna, dove De Masi era cresciuto, ha suscitato, tra le altre, anche la reazione sdegnata del sindaco di Fabrizia, Francesco Fazio, il quale, a nome di tutta la cittadinanza ne ha chiesto l’immediato ripristino. «Nell’esprimere profondo rammarico nei confronti di vili gesti dettati da un’incontrollata ignoranza dei luoghi e della storia – ha riferito il primo cittadino -, si esprime la più sentita vicinanza ai familiari e alle persone che nutrono affetto per la memoria del compianto ragazzo di Fabrizia, incolpevole vittima dell’incendio verificatosi nel polo siderurgico torinese della ThyssenKrupp». Il sindaco ha reso quindi noto di aver scritto al Comune di Torino «chiedendo di ridare dignità all’iscrizione commemorativa dedicata a Giuseppe. Ci siamo dichiarati favorevoli a partecipare alle necessarie azioni ed interventi, in qualsiasi modo o forma che ritengano opportuno, anche economicamente, per ridare dignità ad un giovane e alla sua memoria, affinché non si dimentichi ciò che è successo sul posto di lavoro, a tutela di altri giovani che potrebbero rischiare a loro volta la vita».

 

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