giovedì,Aprile 25 2024

‘Ndrangheta: operazione “Nemea” contro clan Soriano, ricusato il giudice

Atti alla Corte d’Appello per decidere sulla ricusazione. Respinta la perizia psichiatrica su Leone Soriano. Per Giuseppe Soriano atti alla Dda per l’interrogatorio 

‘Ndrangheta: operazione “Nemea” contro clan Soriano, ricusato il giudice

Per i difensori, nel corso dell’udienza preliminare, il gup distrettuale di Catanzaro Claudio Paris avrebbe manifestato anticipatamente il proprio pensiero in ordine al rinvio a giudizio degli imputati coinvolti nell’operazione antimafia “Nemea” contro il clan Soriano. Da qui – dopo la decisione del gup di non decidere in via preliminare sulla nullità e inutilizzabilità delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta – la richiesta di astensione avanzata dai difensori nei confronti del gup, Claudio Paris, e al rigetto della stessa, l’istanza di ricusazione da parte degli stessi difensori nei confronti del giudice. Procedimento sospeso, quindi, ed atti inviati al presidente della Corte d’Appello di Catanzaro che dovrà decidere sulla fondatezza o meno della ricusazione. Allo stesso tempo, il gup ha respinto anche la richiesta di nominare un Ctu per procedere a perizia psichiatrica nei confronti di Leone Soriano, mentre per Giuseppe Soriano (avvocati Diego Brancia e Gianni Russano) il giudice ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura distrettuale di Catanzaro affinchè proceda all’interrogatorio non effettuato dopo il precedente avviso di conclusione indagini. Solo all’esito di tale interrogatorio, la Dda potrà procedere con una nuova richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Giuseppe Soriano.                                                                                                                                          Oltre quaranta i capi di imputazione contenuti nella richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda di Catanzaro per 17 imputati coinvolti nell’operazione “Nemea”.  Le persone offese sono invece quattordici. In particolare, il pm antimafia Annamaria Frustaci ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per: Leone Soriano, 53 anni, di Pizzinni di Filandari; Emanuele Mancuso, 31 anni, di Nicotera, collaboratore di giustizia dal giugno scorso, figlio del boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”; Graziella Silipigni, 48 anni, di Pizzinni di Filandari, moglie del defunto Roberto Soriano (lupara bianca), fratello di Leone; Giuseppe Soriano, 28 anni, di Pizzinni di Filandari (figlio della Silipigni); Giacomo Cichello, 32 anni, di Filandari; Francesco Parrotta, 36 anni, di Filandari, ma residente a Ionadi; Caterina Soriano, 29 anni, di Pizzinni di Filandari (figlia di Graziella Silipigni); Luca Ciconte, 27 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari (marito di Caterina Soriano); Massimo Vita, 35 anni, di Vena Superiore; Mirco Furchì, 26 anni, di Mandaradoni, frazione di Limbadi; Domenico Soriano, 60 anni, di Pizzinni di Filandari (fratello di Leone Soriano); Domenico Nazionale, 33 anni, di Tropea; Rosetta Lopreiato, 50 anni, di Pizzinni di Filandari (moglie di Leone Soriano); Maria Grazia Soriano, 47 anni, di Arzona di Filandari; Giuseppe Guerrera, 24 anni, di Arzona di Filandari; Luciano Marino Artusa,58 anni, di Arzona di Filandari; Alex Prestanicola, 28 anni, di Filandari. L’inchiesta è stata condotta “sul campo” dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia.                                                                                                                                L’accusa di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico (cocaina, eroina, marijuana e hashish), con l’aggravante di essere armata e superiore a dieci persone, viene mossa nei confronti di 15 indagati. Si tratta di: Leone Soriano ed il nipote Giuseppe Soriano in qualità di capi e promotori; Graziella Silipigni e la figlia Caterina Soriano nelle qualità di organizzatrici e promotrici dell’associazione; Luca Ciconte, Francesco Parrotta, Giacomo Cichello, Alex Prestanicola, Maria Grazia Soriano, Giuseppe Guerrera, Rosetta Lopreiato, Emanuele Mancuso, Marino Luciano Artusa, Domenico Soriano e Domenico Nazionale nella qualità di partecipi.                                     Estorsione con l’aggravante delle modalità mafiose è poi l’accusa nei confronti di Leone Soriano il quale, pur detenuto a Secondigliano (Na), avrebbe inviato alcune missive dal carattere intimidatorio (una recapitata il 31 gennaio 2017 e una l’11 maggio 2017) all’imprenditore di Ionadi, con impresa a Portosalvo, Antonino Castagna, a titolo “risarcitorio per le spese legali sostenute a seguito delle denunce sporte dallo stesso Castagna” e sfociate nell’operazione antimafia denominata “Ragno”. Una volta scarcerato, Leone Soriano avrebbe organizzato il 5 febbraio dello scorso anno il danneggiamento, attraverso un incendio, di un escavatore di Castagna con l’apporto materiale di Francesco Parrotta. Giuseppe Soriano, figlio del defunto Roberto Soriano (vittima della “lupara bianca”), e quindi nipote di Leone Soriano, insieme a Parrotta è accusato di aver fatto dei sopralluoghi – commissionati da Leone Soriano – fra l’8 e l’11 febbraio dello scorso anno volti a verificare le potenzialità di un ordigno esplosivo per realizzare un attentato dinamitardo ai danni di Antonino Castagna. L’11 febbraio dello scorso anno, quindi, Leone Soriano e Francesco Parrotta e soggetti allo stato non identificati avrebbero sparato numerosi colpi di pistola contro l’auto dell’avvocato Daniela Castagna, figlia dell’imprenditore Antonino Castagna. Nell’esplosione veniva colpito anche un muretto di recinzione. Leone Soriano, Francesco Parrotta, Emanuele Mancuso, Massimo Vita e Mirco Furchì sono accusati quindi di aver fatto esplodere una bomba carta nel giardino dell’abitazione di Antonino Castagna in data 13 febbraio 2018. Leone Soriano e Francesco Parrotta devono poi rispondere di aver incendiato (5 gennaio 2018) un escavatore della ditta Castagna, provocando un danno pari a 60mila euro.                                                                                   Leone Soriano, Francesco Parrotta, Emanuele Mancuso e Giacomo Cichello sono anche accusati di aver esploso colpi di pistola contro il distributore di carburanti a Filandari dell’avvocato Romano Pasqua. Reati legati alla detenzione di armi e droga, invece, le contestazioni – aggravate dalle finalità mafiose – per Graziella Silipigni, la figlia Caterina Soriano, Luca Ciconte (fidanzato di Caterina Soriano), Giuseppe Soriano e Giacomo Cichello. Stesse contestazioni pure per Leone Soriano e Francesco Parrotta, mentre reati legati alla detenzione illegale di armi vengono contestati pure a Emanuele Mancuso. Leone Soriano – oltre ad aver violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale – avrebbe inoltre minacciato il maresciallo della Stazione di Filandari, Salvatore Todaro, arrivando a pianificare un attentato ai danni del carabiniere con il contributo di Francesco Parrotta. Nei progetti di Leone Soriano anche quello di colpire con una bomba la caserma dei carabinieri di Filandari nella parte degli alloggi di servizio (uno dei quali occupato dal maresciallo Todaro). A tal fine sarebbe stato effettuato un sopralluogo sul luogo in cui compiere l’agguato, procurandosi un’auto rubata il 4 marzo dello scorso anno per mettere in atto l’azione ritorsiva. A carico di Leone Soriano viene poi mossa l’accusa di minaccia aggravata dalle modalità mafiose rivolta al maggiore dei carabinieri Valerio Palmieri – a capo del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia – e ad altri militari dell’Arma, commessa l’8 marzo 2018 in occasione della notifica del fermo di indiziato di delitto per l’operazione “Nemea”. Leone Soriano nel corso della perquisizione domiciliare e personale pronunciava all’indirizzo del maggiore Valerio Palmieri le seguenti espressioni: “Devi proteggere la famiglia tua, non la mia. Nonostante io non uscirò di casa vi farò vedere che ci sarà qualcuno che verrà a trovarvi. So dove abiti e ve la farò pagare. Ma secondo te il kalashnikov lo tengo a casa? Ce l’ho nei terreni e se vuoi venire, togliti la divisa e te lo faccio vedere, ma da uomo a uomo”. Poi rivolto agli altri carabinieri dichiarava:E’ inutile che vi mettete i passamontagna, tanto vi conosco a tutti mentre entrate ed uscite dalle autovetture”. Al solo Emanuele Mancuso viene invece contestato il reato difurto aggravato ai danni di una gioielleria di Nicotera alla quale il 3 gennaio dello scorso anno sono stati sottratti preziosi per un valore complessivo di centomila euro.                                           Infine, a carico di Leone Soriano e Giacomo Cichello l’accusa di aver incendiato il 5 ottobre 2017 una casa popolare a Filandari, già assegnata ad altra persona. Leone Soriano e Giacomo Cichello avrebbero voluto acquisirla per utilizzarla quale dimora del sodalizio, mentre nei confronti di Leone Soriano, Francesco Parrotta, Luca Ciconte e Caterina Soriano viene contestata l’ulteriore accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose per aver costretto il titolare di un bar di Filandari a versare agli indagati un’imprecisata somma di denaro quale condizione per il sereno svolgimento della propria attività.                      Queste le parti offese dai reati individuate dalla Dda di Catanzaro: l’imprenditore Antonino Castagna; il figlio Nicola Castagna; l’avvocato Daniela Castagna; l’avvocato Romano Pasqua, titolare della stazione di carburanti Esso di Filandari; l’imprenditore Pasquale Romano, titolare dell’impresa “Romano Fo.Pa. srl” sita a Ionadi; Marianna D’Agostino; Paola Limardo; Antonio Limardo; Davide Contartese; Marco Fuduli; Antonio Fuduli; Antonino Bova; Valerio Palmieri; Salvatore Todaro.                                                  Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Francesco Schimio, Diego Brancia (difensore di Leone e Giuseppe Soriano, Rosetta Lopreiato, Graziella Silipigni e Alex Prestanicola) Francesco Capria, Nicola Cantafora, Antonio Merante, Giuseppe Di Renzo, Daniela Garisto, Francesco Sabatino, Antonia Nicolini, Giovanni Vecchio, Gianni Russano, Salvatore Staiano, Demetrio Procopio, Pamela Tassone, Vincenzo Brosio.      LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: No della Corte d’Appello ai verbali di Emanuele Mancuso nel processo “Ragno”

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