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L’anniversario, la Società operaia vibonese compie 137 anni

Nasceva il 3 luglio del 1882 e tra i suoi presidenti onorari figura re Vittorio Emanuele III. La chiusura imposta dal regime fascista e poi la riapertura fino ai giorni nostri

L’anniversario, la Società operaia vibonese compie 137 anni
La sede della Società operaia vibonese

Il 3 luglio 1882, in piazza Minerva, si onorava la memoria di Giuseppe Garibaldi a un mese dalla sua morte. «Alla manifestazione parteciparono – riportava nel suo primo numero il periodico l’Avvenire Vibonese, il 6 luglio 1882 – un massiccio numero di operai stretti intorno al magnifico stendardo della Società operaia vibonese».  Dopo gli interventi di Antonio Crispo, sindaco della città, di Pasquale Murmura, di Carlo Missinissa Presterà e Vincenzo Ammirà, per ricordare la figura del Generale, il corteo aveva percorso le vie della città, preceduto dalla banda dell’Orfanotrofio provinciale diretta dal maestro Amedeo Vella. A poco più di un mese da quella manifestazione, il 27 agosto 1882, fu convocata la prima l’assemblea generale del neonato sodalizio. In quella data fu approvato lo Statuto fondamentale e si elesse il consiglio di amministrazione. Il sindaco della città Antonio Crispo, che aveva redatto lo statuto, venne eletto presidente della Società operaia vibonese. 

Dopo la proclamazione del presidente, fu eletto anche il primo consiglio di amministrazione, formato da ventiquattro persone di cui due vicepresidenti e un segretario. Il 14 novembre 1902 all’avvocato Antonio Crispo, già sindaco e primo presidente del sodalizio, fu conferito il titolo di presidente onorario della Società: il prestigioso riconoscimento fu conferito anche a Vittorio Emanuele III, Re d’Italia. Con l’avvento del regime fascista, la Società Operaia Vibonese, il 13 settembre 1926, con Decreto prefettizio fu sciolta, per idee ritenute molto vicine al partito socialista, per poi riaprire ai suoi 250 iscritti il 22 settembre 1943. Oggi, la Società operaia vibonese di Mutuo soccorso, rappresenta il fiore all’occhiello della città. Un emblema identitario di cui andare fieri e la cui storia va ricordata

 

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