mercoledì,Maggio 22 2024

Furto di sabbia a Capo Vaticano: due condanne in Cassazione

La Suprema Corte conferma la penale responsabilità degli imputati, sorpresi nel maggio 2017 dai carabinieri sulla spiaggia del Tono. Fra gli imputati anche un 56enne di Ricadi con precedenti per associazione mafiosa (clan Mancuso)

Furto di sabbia a Capo Vaticano: due condanne in Cassazione
Paolo Ripepi

La Corte di Cassazione ha confermato la penale responsabilità di Paolo Ripepi, 56 anni, e Antonio Mazzitelli, 49 anni, entrambi di Ricadi, arrestati nel maggio 2017 e poi scarcerati con obbligo di firma. I due erano stati sorpresi l’8 maggio 2017 dai carabinieri della Stazione di Spilinga mentre prelevavano illegalmente, con alcuni mezzi meccanici, grosse quantità di sabbia nella spiaggia antistante la nota località balneare del “Tono” a Capo Vaticano. Da qui l’accusa di furto aggravato, costato ora la pena (sospesa) a 4 mesi, 20 giorni e 200 euro di multa a testa. Nel ricorso in Cassazione, i due imputati hanno sostenuto che la condotta loro contestata era stata posta in essere senza la volontà di appropriarsi del bene pubblico (sabbia), ma con il mero intento di rendere fruibile l’accesso ad un lido.

Per la Cassazione, tuttavia, i ricorsi di Ripepi e Mazzitelli non tengono in considerazione il dolo della condotta loro contestata, in quanto dal verbale di arresto in flagranza, dalla documentazione fotografica e dalla relazione del maresciallo Battista Esposito è emerso che una parte della sabbia era stata depositata all’interno di una struttura, in un’area ben delimitata da paletti di legno e senza alcuna autorizzazione. La sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro (all’esito del giudizio abbreviato) era arrivata il 26 gennaio scorso.

Già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, Paolo Ripepi è stato condannato in via definitiva a 3 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa, usura e falsificazione di denaro al termine della storica operazione “Dinasty” contro il clan Mancuso. In particolare, gli inquirenti lo inquadrano quale uomo dell’articolazione del clan di Limbadi e Nicotera guidata dai boss Francesco (detto “Tabacco”) e Diego Mancuso.

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