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Rinascita Scott: il carisma di Luigi Mancuso e la rete dei suoi uomini sino ai contatti con i politici

Nella deposizione del comandante del Ros di Catanzaro la raccolta di voti per Nazzareno Salerno, i contatti fra D’Amico e Pietro Giamborino, gli aneddoti di Carmelo Lo Bianco, i timori di Enzo Barba per il pentimento Mantella e l’eredità criminale di Ciccio Mancuso lasciata al fratello

Rinascita Scott: il carisma di Luigi Mancuso e la rete dei suoi uomini sino ai contatti con i politici
Nel riquadro Luigi Mancuso
Vincenzo Spasari

Ancora in aula il comandante del Ros di Catanzaro, Giovanni Migliavacca, nel maxiprocesso nato dall’operazione Rinascita Scott. Una deposizione che ha preso in esame gli spunti investigativi su diversi imputati e lo sviluppo, quindi, di diverse informative. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, il teste si è in particolare soffermato sulla figura dell’imputato Vincenzo Spasari, 62 anni, di Nicotera, ufficiale di riscossione dell’Etr di Vibo Valentia, coinvolto pure nell’inchiesta denominata Robin Hood. Un “faccendiere” capace di “penetrare” negli ambienti istituzionali e negli enti pubblici locali al fine di perseguire specifici interessi per il clan Mancuso quali l’assunzione alla Regione Calabria di personaggi contigui alla cosca oppure di fungere da raccordo con politici locali e regionali, procacciando voti in occasione di consultazioni elettorali oppure ancora facendosi latore di notizie e “imbasciate” verso i membri della clan in contatto diretto con Luigi Mancuso. [Continua in basso]

Nazzareno Salerno (imputato in Robin Hood)

Dall’interessamento per le sorti giudiziarie dei fratelli Costantino condannati nel processo “Black money”, ai rapporti con il figlio di Roberto Piccolo di Nicotera, ritenuto elemento di spicco del clan Mancuso, in aula sono quindi emersi anche i contatti di Vincenzo Spasari con il titolare della “Latteria del Sole” Michael Pugliese, con Claudio Isola e Damiano Zinnato, quest’ultimo cognato di Luigi Mancuso, ma anche il suo “sostegno elettorale a Nazzareno Salerno, nelle elezioni del novembre 2014 eletto consigliere regionale – ha spiegato il teste in aula – ma di minoranza, in quanto alla presidenza era stato invece eletto Mario Oliverio per il centrosinistra. Dalle nostre indagini è emerso che Spasari si è speso nella raccolta voti in favore di Nazzareno Salerno nella zona di Nicotera e Limbadi. Raccolta di voti finalizzata ad avere futuri ritorni”.

Per quanto riguarda altri contatti fra un politico e personaggi ritenuti vicini ai clan è stato quindi ricordato dal teste in aula che nell’inchiesta Rinascita Scott è emerso dalle intercettazioni un contatto fra Pietro Giamborino – già consigliere regionale con il Pd ed ora imputato nel maxiprocesso – e Giuseppe D’Amico di Piscopio, quest’ultimo fra arrestato e fra i principali imputati in dell’operazione Petrol Mafie. [Continua in basso]

La rete di Luigi Mancuso ed i suoi rapporti

Luigi Mancuso

Il comandante del Ros si è quindi soffermato in aula sui rapporti di Luigi Mancuso, principale imputato del processo, e dei suoi uomini più fidati. Come Pasquale Gallone (condannato in abbreviato a 20 anni), controllato in auto il 22 gennaio 2016 in compagnia di Giuseppe Papaianni di Coccorino, figlio di Agostino Papaianni, quest’ultimo ritenuto il referente dei Mancuso per l’intera zona di Capo Vaticano. Gli stessi Luigi Mancuso e Pasquale Gallone sono stati fotografati nell’atrio della Corte d’Appello di Catanzaro con Agostino Papaianni, quest’ultimo lì presente in quanto imputato nel processo di secondo grado nato dall’operazione antimafia denominata “Black money”. L’indagine Rinascita Scott si è quindi sviluppata cercando di capire i nuovi assetti interni al clan Mancuso dopo la scarcerazione di Lugi Mancuso nel luglio del 2012, mentre in precedenza la cosca sarebbe stata diretta da Cosmo Michele Mancuso, fratello di Luigi, e da Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, nipote di Luigi. E’ emerso, in particolare, che quest’ultimo avrebbe sempre riconosciuto la superiore autorità degli zii Cosmo Michele e Luigi Mancuso, nonostante la sua alleanza con l’omonimo Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”.

Cosmo Michele Mancuso

Una circostanza – quella dell’alleanza fra Scarpuni e l’Ingegnere – anche al centro di un’intercettazione fra Pantaleone Mancuso (detto “Vetrinetta”), altro fratello di Luigi e Cosmo Michele, e la sorella Romana Mancuso, con quest’ultima che si sospettava fosse rimasta ferita a colpi d’arma da fuoco ad opera del nipote Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere. “L’Ingegnere, ovvero Pantaleone Mancuso – ha spiegato in aula il colonnello Migliavacca – lo ritroviamo nelle nostre indagini alleato con lo zio Luigi Mancuso e siamo riusciti a monitorare anche diversi incontri fra i due, come quello del 3 settembre 2016 in una campagna di Joppolo di proprietà di Pasquale Gallone. Nell’occasione, Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, è arrivato accompagnato da Stefano Polito”, quest’ultimo non indagato. Dall’indagine Rinascita Scott è emerso che dopo la scarcerazione Luigi Mancuso avrebbe rotto i rapporti – neanche parlandosi più – con i nipoti Diego e Francesco (detto “Tabacco”) Mancuso. [Continua in basso]

Il legame fra Ciccio Mancuso e Luigi nelle parole di “Sicarro

Carmelo Lo Bianco (Sicarro)

A svelare un aneddoto su Luigi Mancuso è stato quindi il boss di Vibo Valentia Carmelo Lo Bianco (cl. ’45), detto “Sicarro”, deceduto poi nel dicembre 2016. Secondo Lo Bianco, nel suo stato di irreperibilità Luigi Mancuso era ospitato anche da persone perbene che si dispiacevano quando Mancuso lasciava le loro abitazioni. Il carisma criminale, Luigi Mancuso l’avrebbe ereditato dal fratello più grande, ovvero Ciccio Mancuso (cl. ’29), fondatore dell’omonimo clan. Dialogando con Gianfranco Ferrante (titolare del Cin Cin bar di Vibo ed imputato del processo), Carmelo Lo Bianco nelle intercettazioni avrebbe spiegato che “Ciccio Mancuso era visto come un santo e lo stesso Luigi Mancuso lo guardava con gli occhi a terra”. Ciccio Mancuso – ritenuto il patriarca ed il capo dell’omonimo clan – è deceduto nel 1997.

“Il tetto del mondo…”

Ciccio Mancuso

Per Giovanni Giamborino – dialogando questa volta con l’avvocato Giancarlo PittelliLuigi Mancuso sarebbe invece il numero uno in assoluto dell’intera ‘ndrangheta, “superiore anche ai Pelle di San Luca. Luigi Mancuso – diceva ancora Giamborino – il tetto del mondo. Lo conoscono pure in Australia, anche se non l’hanno mai visto”.

Giovanni Giamborino è stato quindi fotografato dai carabinieri del Ros insieme a Gianfranco Ferrante ed Enzo Barba, detto “Il Musichiere”, nel pressi del Tribunale di Vibo Valentia di corso Umberto I mentre attendevano l’arrivo di Luigi Mancuso, accompagnato nell’occasione dal nipote Giuseppe Rizzo. Successivamente al pentimento di Andrea Mantella del maggio 2016, Vincenzo Barba avrebbe invece incontrato Gianfranco Ferrante affinchè quest’ultimo lo facesse incontrare con Luigi Mancuso.

Vincenzo Barba

“L’intenzione di Vincenzo Barba – ha spiegato il comandante del Ros in aula – era quella di parlare con Luigi Mancuso della collaborazione di Andrea Mantella, ribadendo che lo stesso Barba aveva ripetutamente detto a Mantella che lui i Mancuso non li avrebbe mai traditi in quanto aveva con loro un’amicizia che durava da una vita e li riteneva gente con gli attributi”. Vincenzo Barba si sarebbe quindi vantato di essere stato l’unico a Vibo Valentia a non piegarsi all’emergente Andrea Mantella, rimproverando i Lo Bianco di aver consentito il distacco e la crescita criminale dello stesso Mantella che si era ormai impadronito di Vibo Valentia.

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