domenica,Ottobre 6 2024

Usura a imprenditori in difficoltà per la pandemia nel Catanzarese: cinque arresti

VIDEO | Sarebbero almeno sette le vittime: avrebbero ricevuto prestiti con alti tassi d'interesse mensile. Contestata l'aggravante del metodo mafioso

Usura a imprenditori in difficoltà per la pandemia nel Catanzarese: cinque arresti

Avrebbero sottoposto ad usura imprenditori che si trovavano in difficoltà a causa delle conseguenze della pandemia sulla loro attività. Con questa accusa questa mattina cinque persone sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina (Catanzaro). L’indagine che ha portato agli arresti ha preso spunto dalla denuncia presentata nel febbraio del 2020 da una delle vittime, con problemi economici provocati dall’incidenza del Covid, che aveva riferito di avere ricevuto un prestito con un tasso di interesse mensile pari al 13.75% dell’importo finanziato. [Continua in basso]

Gli arrestati

Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda. Per quatto degli arrestati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre al quinto sono stati concessi gli arresti domiciliari. I reati loro contestati sono: usura in concorso, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, con l’aggravante del metodo mafioso. Ecco i nomi:
– Carmine Bianco, Cropani, (1976) in carcere;
– Salvatore Bianco, Botricello (1978) ai domiciliari;
– Saverio Capicchiano, Isola Capo Rizzuto (1971) in carcere;
– Salvatore Capicchiano Isola Capo Rizzuto, (1991) in carcere;
– Santino Tropea, Cropani (1978) in carcere.

Almeno sette le vittime

Sarebbero almeno sette gli imprenditori che sarebbero stati vittime dell’attività di usura commessa dalle cinque persone arrestate stamattina. Secondo quanto si è appreso svolgono la loro attività soprattutto nel settore del commercio e vivono a Cropani, in provincia di Catanzaro. L’accusa di esercizio abusivo del credito contestata agli arrestati, secondo quanto riferiscono gli investigatori, è da mettere in relazione ai plurimi rapporti creditizi concessi ad esercenti commerciali, ristoratori, impiegati, artigiani e piccoli imprenditori, con tassi d’interesse mensile compresi tra il 10% e il 20% del capitale. L’aggravante del metodo mafioso viene contestata in quanto le presunte condotte illecite sarebbero state poste in essere avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo riconducibile a cosche di ‘ndrangheta e, in alcuni casi, per agevolare l’attività di uno dei gruppi della criminalità organizzata operante sul territorio.

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