venerdì,Maggio 17 2024

“Ragazzi in Erba”: quattro assoluzioni, cade l’accusa di aver spacciato a Pizzo

Per alcuni capi di imputazione è invece scattata la prescrizione. L’operazione della Procura di Vibo risaliva al 2011

“Ragazzi in Erba”: quattro assoluzioni, cade l’accusa di aver spacciato a Pizzo
massimiliano devita
Massimiliano De Vita

Si è concluso con l’assoluzione di quattro imputati – e per alcuni capi di imputazione con la prescrizione – il processo nato dall’operazione “Ragazzi in Erba” della Procura di Vibo Valentia scattata il 12 luglio 2011 contro una presunta rete di spacciatori di stupefacenti nella cittadina di Pizzo Calabro. Detenzione e spaccio erano infatti i reati contestati agli imputati: Massimiliano De Vita, 41 anni, detto “U Reju”, di Pizzo (avvocati Francesco Marincola e Antonio Porcelli); Alfonso Namia, 49 anni, di Vibo Valentia (avvocato Diego Brancia); Giuseppe Feroleto, 31 anni, detto “Coca Cola”, di Pizzo (avvocato Sandro D’Agostino); Giacomo Carnovale, 63 anni, di Pizzo (avvocato Marco Talarico).

Secondo l’originaria ipotesi accusatoria – sostenuta dalla Procura sulla scorta di un’indagine portata avanti dai carabinieri sin dal dicembre 2010 dopo le denunce di alcuni genitori – la città di Pizzo sarebbe stata ripartita in diverse zone dai presunti spacciatori, rintracciabili ed “attivi” in locali notturni della Marina, in via Salomone, su Corso San Francesco, in via Nazionale, Piazza Repubblica e sotto i portici. Lo spaccio sarebbe andato avanti, stando all’accusa, anche in pieno giorno, con i presunti pusher pronti a disseminare le strade di “vedette” al fine di segnalare i movimenti delle forze dell’ordine. L’operazione, rispetto al quadro iniziale che vedeva indagati una quarantina di soggetti, si è poi però parzialmente “sgonfiata” con diversi proscioglimenti. Ora, quindi, un nuovo “capitolo” con altre quattro assoluzioni per non aver commesso il fatto (e prescrizioni per alcuni capi) al termine di un processo celebrato con rito ordinario. La genericità della formulazione dei capi di imputazione ha portato lo stesso ufficio di Procura a chiedere al Tribunale monocratico di Vibo Valentia (giudice Roberta Ricotta) un verdetto assolutorio. Tutto ciò a ben undici anni di distanza dall’operazione che aveva registrato non poco clamore mediatico.

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