giovedì,Aprile 25 2024

Comune di Limbadi e infiltrazioni mafiose: incandidabili quattro ex amministratori

Il Tribunale di Vibo ha ritenuto l’ex sindaco e tre dei suoi assessori responsabili con le proprie condotte di aver reso l’ente permeabile ai condizionamenti criminali. Ecco tutte le contestazioni, dalla visita al boss Mancuso sino alle omissioni ed agli appalti

Comune di Limbadi e infiltrazioni mafiose: incandidabili quattro ex amministratori

La sezione civile del Tribunale di Vibo Valentia ha dichiarato incandidabili per un turno elettorale quattro ex amministratori del Comune di Limbadi ritenendoli con le loro condotte responsabili dello scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose. A quattro anni dallo scioglimento – aprile 2018 –, confermato dal Tar nel giugno del 2019, i giudici del Tribunale di Vibo (Francesco Buggè presidente, giudici Germana Radice e Francesca Loffredo) hanno quindi dichiarato incandidabili: l’ex sindaco di Limbadi Giuseppe Morello e gli ex assessori comunali Faustino Galasso, Domenica Gurzì, Giacomo Legname. Gli ex amministratori non potranno essere candidati per un turno elettorale (successivo allo scioglimento) alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali del territorio elettorale calabrese. Rigettata, invece, la domanda di incandidabilità avanzata dal Ministero dell’Interno anche nei confronti dell’allora assessore Rosanna Solano. [Continua in basso]

Le contestazioni rivolte a Morello

Giuseppe Morello

Giuseppe Morello era stato eletto sindaco di Limbadi con 1.121 voti (51,47%) nelle elezioni amministrative del 31 maggio 2015. Sul suo conto, ad avviso del Tribunale di Vibo, gravano gli addebiti di carattere generale che hanno portato al commissariamento del Comune, con particolare riferimento «agli obblighi di trasparenza e pubblicità, all’albo pretorio, ai piani triennali e addebiti specifici come nel caso della nomina ad assessore della sig.ra Gurzì, degli affidamenti diretti, della contrattualistica pubblica, dell’attività repressiva degli allacci idrici e la vicenda del Bar Manuel».

Per il Tribunale vi sono poi «molteplici indici che fanno propendere per il condizionamento o l’avvicinabilità di Morello. Uno di questi è l’esito della campagna contro l’abusivismo dell’allaccio idrico, la quale ha avuto come promotori il Morello, unitamente all’assessore Legname, la quale tuttavia ha visto l’assenza di segnalazione di allacci idrici irregolari – rimarca il Tribunale – con riferimento a soggetti esponenti della consorteria mafiosa egemone o legati da vincoli di parentela».

Altro elemento a carico è stato individuato dai giudici nella «mancata o non corretta attuazione della normativa sulla trasparenza e pubblicità degli atti che è propedeutica ad evitare situazioni in cui possa essere messo in dubbio l’operato dell’amministrazione di cui a capo vi era il sindaco. Oltre al fatto che Morello ha avuto un ruolo determinante almeno per alcuni degli affidamenti diretti effettuati, come il caso della Elcab e della Olearia, oppure il caso della ditta di Piccolo Antonio, direttamente individuata dal sindaco».

Una serie di comportamenti commissivi (affidamenti diretti irregolari, senza indagine di mercato e con violazioni plurime, anche indicando direttamente la ditta) e comportamenti omissivi come la mancata segnalazione degli allacci abusivi, per il Tribunale – unitamente alla mancata vigilanza, all’insufficiente indirizzo e controllo – hanno «consentito che l’attività dell’amministrazione venisse direttamente o indirettamente condizionata dal contesto criminale del luogo». Sul sindaco Morello pesa anche la scelta di aver voluto nominare nel 2015 quale suo assessore Domenica Gurzì quando già la stampa nel 2013 aveva reso pubblico il fatto che nelle precedenti elezioni del 2011 la stessa si era recata a casa del boss Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta”, per chiedergli i voti. Infine, per il Tribunale di Vibo, «la vicenda del Bar Manuel è la cartina di tornasole del condizionamento da parte di soggetti legati alla criminalità locale dell’azione amministrativa. Dalla relazione emerge che Morello concordava con Maccarone, persona vicina al contesto criminale – si legge nella sentenza di incandidabilità del Tribunale di Vibo – il periodo di sospensione dell’attività commerciale. Il fatto è avvenuto attraverso la convocazione del Maccarone presso il municipio direttamente da Morello che lo interpellava circa i giorni in cui lo stesso avrebbe preferito la chiusura così condizionando di fatto l’emissione dell’ordinanza sindacale e svilendo l’attività di contrasto delle forze dell’ordine avvenuta ad opera dei carabinieri il 12 dicembre 2017».

Gli addebiti a Galasso

L’allora assessore Faustino Galasso, secondo la ricostruzione del Tribunale, avrebbe presentato al titolare della ditta che svolgeva il servizio di mensa scolastica il compagno della sorella della sua compagna (dello stesso Galasso). Tale soggetto (“cognato di fatto” di Galasso), per i giudici, è «vicino al contesto criminale». La conclusione della vicenda si è avuta poi con l’interdittiva antimafia. «In questo caso è evidente – si legge in sentenza – che le frequentazioni e i rapporti personali del Galasso hanno condizionato l’agire dell’amministrazione. Poi, il fatto che fosse l’unico punto cottura disponibile è indimostrato, anzi smentito dal fatto che successivamente è stato individuato un diverso punto cottura».

Altra vicenda ha visto poi l’assunzione del fratello della compagna di Galasso nella ditta che si occupava della raccolta dei rifiuti «proprio grazie all’intervento dell’assessore Galasso». In altre parole, per il Tribunale «Galasso ha usato la sua posizione di assessore per trovare lavoro al fratello della sua compagna, Emanuela Corso». In conseguenza di quanto tutto ciò, i giudici hanno ritenuto pure per Galasso «l’esistenza dei presupposti per la dichiarazione di incandidabilità». [Continua in basso]

Domenica Gurzì a casa Mancuso

Il defunto Pantaleone Mancuso, alias “Vetrinetta”

Alle elezioni del 2011 (precedenti a quelle del 2015 quando è stata nominata assessore) Domenica Gurzì «ha ritenuto opportuno far visita a Pantaleone Mancuso, noto esponente della famiglia Mancuso di Limbadi, nella sua azienda agricola». La relazione che ha portato al commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune di Limbadi spiega quindi che «la nomina della Gurzì ad assessore appare come una manovra tesa ad ingraziarsi il favore della locale consorteria di ‘ndrangheta, con la quale lo stesso assessore ha mostrato di avere rapporti oltremodo confidenziali, arrivando finanche a rivolgersi al capo clan Mancuso con l’appellativo di “Zio”. Si ritiene che un amministratore scevro da condizionamenti, appresa la circostanza della frequentazione con esponenti di elevatissimo spessore criminale, avrebbe subitaneamente allontanato il soggetto dalla propria compagine politica senza conferirgli alcun incarico all’interno dell’organo esecutivo comunale».

La gravità della contestazione

Sul punto, il Tribunale si è espresso con riferimento alla posizione di Morello, ma anche della stessa Gurzì. Per i giudici, infatti, tale «fatto è grave. Un candidato si è recato a casa di un criminale, sapendo che lo stesso è un criminale, conoscendo anche il soprannome, per discutere circa le elezioni amministrative. Un esponente politico – sottolinea il Tribunale di Vibo – non dovrebbe prestarsi al perverso gioco criminale della ‘ndrangheta. Infatti, è evidente che recandosi a casa di “Vetrinetta” – così come da lei nominato – la sig.ra Gurzì legittima la consorteria ‘ndranghetistica nei confronti dell’opinione pubblica del paese e dà l’idea che la propria attività successiva alle elezioni sarà condizionata dal conferimento di questa legittimazione». I giudici sono sul punto estremamente chiari spiegando che «il criminale trae il suo potere dalla violenza, dal denaro e dalla propria influenza. Se il candidato alle elezioni accetta di andare a discutere con il criminale a casa sua – anche solo per dire quello che pensa, che poi si dovrebbe comprendere perché andare a dirglielo a casa in privato e non pubblicamente -, in via riservata, rende il criminale più forte in quanto i cittadini sanno che quel politico ha parlato in privato con il criminale e, pertanto, ne legittima l’influenza ingenerando la convinzione che l’attività successiva sia eterodiretta».

La Gurzì e la mensa scolastica

Sulla vicenda relativa alla mensa scolastica, invece, per il Tribunale «si ripropone il problema della disinvoltura della Gurzì nell’andare a relazionarsi con persone contigue al contesto criminale della zona. Dalle dichiarazioni rese dalla Gurzì si evince che la stessa è andata a parlare per l’individuazione del punto cottura al Ristorante la Posada, ma l’assessore Galasso – sentito il 5 maggio 2021 in sede di audizione – ha dichiarato:C’era un altro ristorante, la Posada, ma abbiamo deciso con la giunta di evitare perché c’era qualche procedimento a carico di questi signori; preciso che il figlio del titolare era sposato con una ragazza che è la nipote dei Mancuso”. Dalle dichiarazioni di Galasso, per i giudici «emergono due elementi: il primo è che la giunta, rectius gli assessori, sapevano che quel locale era vicino alla cosca imperante sul territorio di Limbadi tanto da non avvicinarsi al locale; il secondo è che nonostante fosse risaputo e ne avessero anche discusso, la sig.ra Gurzì ha ritenuto lo stesso di andare a parlare con questi signori».

Da qui la sussistenza dei presupposti per l’incandidabilità di Domenica Gurzì, che «o per comportamenti propri poco prudenti – scrivono i giudici – o per rapporti di parentela si è resa avvicinabile dalla criminalità. Peraltro, quando si è data da fare per risolvere la questione del punto cottura si è rivolta in concreto a soggetti riconducibili alla criminalità locale».

L’assessore Giacomo Legname

«La questione relativa alle parentele, le quali risultano su un piano oggettivo, sono ricollegabili al Legname – spiega il Tribunale – con specifico riferimento alle omesse segnalazioni nell’ambito del contrasto al servizio idrico. Nello specifico emerge la determina n. 122 del 20/6/2017 relativa all’allaccio alla rete idrica di Molino Giulia. La contestazione si riferisce al fatto che non vi era stata la segnalazione della Molino Giulia, cognata di Legname Giuseppe, sorella di Molino Gaetano, quest’ultimo genero di Mancuso Giovanni cl. ’41, qualificato dalla relazione come esponente di spicco del locale di ‘ndrangheta omonimo». Inoltre, l’assessore Legname per il Tribunale «ha effettivamente tralasciato di segnalare le posizioni relative a molti soggetti ricollegabili alla cosca Mancuso». Tali due elementi «sono evidentemente fatti secondari che tuttavia dimostrano l’addebito relativo al condizionamento nella gestione della cosa pubblica del sig. Legname. Infatti – rimarcano i giudici – se da un punto di vista generale l’amministrazione è impegnata nel contrasto all’abusivismo idrico e tutti i soggetti che vengono scoperti devono essere segnalati alle autorità competenti, allora la mancata segnalazione della cognata e di altri soggetti vicini o appartenenti alla cosca egemone ha come presupposto il condizionamento da parte dell’amministrazione e, nel caso specifico del Legname». Da qui, anche nei suoi confronti, la dichiarazione di incandidabilità.

Rigettata l’incandidabilità per Solano

Nei confronti di Rosanna Solano «non vi sono fatti specifici a lei attribuiti con riferimento agli appalti. E’ emerso solo un rapporto di parentela – scrive il Tribunale – con soggetti con precedenti ma non una concreta situazione di avvicinabilità» e per questo non sono emersi i presupposti per una sua dichiarazione di incandidabilità così come chiedeva invece il Ministero dell’Interno. Giuseppe Morello e Giacomo Legname erano difesi dall’avvocato Morcavallo, Faustino Galasso, Domenica Gurzì e Rosanna Solano dall’avvocato Barilari.

LEGGI ANCHE: Mafia, politica ed elezioni a Limbadi e Briatico: gli atti delle inchieste e i candidati

Comune di Limbadi: il Tar conferma lo scioglimento per infiltrazioni mafiose

Comune di Limbadi e infiltrazioni mafiose: ecco i motivi del commissariamento

Comune Limbadi: l’ex sindaco contro il ministro dell’Interno e la Prefettura di Vibo (VIDEO)

Limbadi fra funerali “blindati” e il “giallo” per affissioni di cordoglio alla famiglia Mancuso

Rinascita Scott: Luigi Mancuso era come «il medico», tutti in fila per un trattamento di favore

Articoli correlati

top