Sparatoria in località Feudotto a Vibo Valentia: una condanna
Tentato omicidio, detenzione e porto in luogo pubblico di un’arma da fuoco i reati contestati. Anche la vittima avrebbe avuto un atteggiamento violento


Il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Francesca Del Vecchio, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, ha condannato a 3 anni e 9 mesi di reclusione Filippo Prestia, 60 anni, di Vibo. Nei suoi confronti l’accusa di tentato omicidio ai danni di Gennarino Colaci, 46 anni, pure lui residente in città. Nei confronti dell’imputato sono cadute le aggravanti dei futili motivi, della premeditazione e della circostanza che il fatto di sangue è stato commesso dinanzi ad una minore di 14 anni. Riconosciute anche le attenuanti generiche. Prestia rispondeva pure dei reati di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di una pistola. L’aggravante della premeditazione era già stata esclusa dal gip, Marina Russo, che nel settembre del 2020 non aveva convalidato il fermo per mancanza del pericolo di fuga in quanto Prestia (difeso dall’avvocato Letterio Rositano) si era consegnato spontaneamente in Questura a Vibo nell’immediatezza della sparatoria, ammettendo gli addebiti e fornendo una propria ricostruzione dei fatti e del movente. L’aggravante della premeditazione del tentato omicidio era stata esclusa dal giudice poiché la sparatoria – avvenuta nel quartiere Feudotto di Vibo – sarebbe stata compulsata dall’atteggiamento “violento e inaspettato” della vittima che, alla guida della propria auto, avrebbe ostruito all’improvviso il passaggio del veicolo condotto da Prestia impedendogli di uscire dalla strada e costringendolo ad arrestare la marcia. I primi colpi, secondo la ricostruzione del giudice, sono stati esplosi a seguito dell’aggressione perpetrata dalla vittima la quale, scesa dall’auto, si era scagliata contro l’auto di Prestia inveendo e colpendo la ruota anteriore con un cacciavite per tentare poi di sfondare il finestrino dal lato guidatore.
Gennarino Colaci è stato quindi colpito da un proiettile al torace che lo ha trapassato fratturandogli una scapola ma senza attingere organi vitali. A bordo di un’auto privata, si sarebbe quindi recato al Pronto soccorso, mentre la moglie, in stato di shock, è stata curata sul posto prima di essere accompagnata in ospedale, da un’ambulanza del 118. Il pm della Procura di Vibo, Eugenia Belmonte, aveva chiesto per l’imputato la condanna a 5 anni e 6 mesi.
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