sabato,Aprile 27 2024

Estorsione ai danni di un avvocato vibonese, tre condanne in Cassazione

La Suprema Corte rigetta i ricorsi e conferma la sentenza dei giudici d’Appello di Catanzaro e l’impianto accusatoria della Procura di Vibo. Nel 2010 il legale era rimasto ferito a colpi di pistola

Estorsione ai danni di un avvocato vibonese, tre condanne in Cassazione

Passa in giudicato la sentenza per l’estorsione aggravata ai danni dell’avvocato Rosario Lopreiato del foro di Vibo Valentia e diventano definitive le condanne a 5 anni di reclusione a testa nei confronti di Giuseppe Donato, 54 anni, ed i suoi due figli Salvatore Donato, 28 anni, e Peppino Donato, 24 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne. La seconda sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato i ricorsi degli imputati ritenendoli inammissibili, confermando quindi il verdetto della Corte d’Appello di Catanzaro, datato 8 marzo 2021, a sua volta confermativo della sentenza emessa dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia del 18 luglio 2020. I Donato quale pena accessoria sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici. [Continua in basso]

Vittima e parte civile nel processo l’avvocato Rosario Lopreiato, minacciato per anni di morte per un terreno conteso (700 metri quadri in contrada Cerasara di Sant’Angelo di Gerocarne), con il diritto di proprietà sul fondo agricolo di fatto non esercitato dall’avvocato che si è trovato nell’impossibilità oggettiva di poterlo lavorare e vendere. Il 15 ottobre 2017, infatti, a Sant’Angelo di Gerocarne, durante la notte, era stato appiccato un incendio ad un capannone di una persona ivi residente. Da lì le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Serra San Bruno, che avevano portato all’acquisizione dei filmati di videosorveglianza grazie anche alle informazioni assunte nell’immediatezza dai militari della Stazione di Soriano Calabro. 

Le indagini avevano consentito di raccogliere utili risultanze investigative in relazione all’incendio del capannone ove erano custoditi, oltre ad alcuni capi di bestiame, un trattore utilizzato il giorno stesso per lavorare il fondo agricolo. Di fatto gli inquirenti sono riusciti a riscostruire una vicenda che andava avanti da parecchio tempo. Il fondo in questione, di proprietà dell’avvocato vibonese Rosario Lopreiato, era oggetto di attenzioni da parte della famiglia Donato che avrebbe cercato di impossessarsene con minacce e pressioni. [Continua in basso]

I militari dell’Arma, quindi, hanno ricostruito le intimidazioni nei confronti dell’avvocato vibonese più volte minacciato di morte anche mediante l’utilizzo di una pistola indebitamente detenuta. Dal reato relativo all’arma, però, i tre imputati sono stati assolti.
Le intimidazioni sono iniziate nel 2015 e sono state indirizzate sia all’avvocato e sia a tutte le persone che di volta in volta venivano individuate dal legittimo possessore del fondo per recarsi nel terreno conteso. La condanna è intervenuta anche per l’estorsione ai danni di Antonino Caglioti. L’atteggiamento intimidatorio intimidatorio dei Donato era volto a far desistere, oltre al proprietario del fondo stesso, tutti i potenziali acquirenti del terreno. Da qui l’accusa per i tre Donato che si sarebbero procurati un ingiusto profitto consistente nel possesso ed utilizzo del fondo ai fini del pascolo con conseguente danno per il legittimo proprietario (parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Marco Talarico) che non avrebbe potuto esercitare liberamente il suo diritto di proprietà.

il pm Concettina Iannazzo

La vicenda processuale approdata in Cassazione – che ha ora depositato pure le motivazioni della sua decisione ritenendo “manifestamente infondati” i ricorsi – traeva origine, storicamente, già dai primi anni 2000 quando il terreno era stato oggetto di contesa tra il legittimo proprietario e la famiglia Donato. Il 23 giugno 2010 si era registrato un tentativo di omicidio posto in essere da Giuseppe Donato (reato per il quale è stato condannato con pena definitiva), insieme al padre Salvatore ed al fratello Francesco nei confronti dell’avvocato Rosario Lopreiato che nell’occasione era rimasto ferito da colpi d’arma da fuoco e si era salvato solo rispondendo al fuoco con una pistola legittimamente detenuta.
Decisive ai fini dell’indagine (coordinata dal pm della Procura di Vibo Concettina Iannazzo) le intercettazioni ma soprattutto la collaborazione della vittima.

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