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Omicidio Timpano a Nicotera, per la Cassazione Giuseppe Olivieri ha voluto vendicare il fratello

La Suprema Corte deposita le motivazioni della sentenza. Il fatto di sangue è avvenuto in pieno giorno il 12 agosto 2018 in spiaggia all’interno di un lido davanti alla moglie della vittima e a diversi bagnanti

Omicidio Timpano a Nicotera, per la Cassazione Giuseppe Olivieri ha voluto vendicare il fratello
Da sinistra verso destra: Giuseppe Olivieri e Francesco Timpano
Giuseppe Olivieri

Sono state depositate dalla prima sezione penale della Cassazione le motivazioni della sentenza con la quale il 26 maggio scorso Giuseppe Olivieri, 38 anni, di Nicotera, è stato condannato a 30 anni di reclusione in quanto reo confesso dell’omicidio di Francesco Timpano, 45 anni, di Limbadi, freddato sulla spiaggia di Nicotera Marina il 12 agosto 2018 davanti agli occhi della moglie e di diversi bagnanti.  La scelta del rito abbreviato in primo grado ha evitato a Giuseppe Olivieri la condanna all’ergastolo. Il giudice di primo grado ha basato la pronuncia di condanna sulle dichiarazioni rese da Ornella Bartone e da Domenico Timpano, rispettivamente moglie e figlio di Francesco Timpano; sulle dichiarazioni rese da Antonio Buccafusca e Salvatore Guerrisi, rispettivamente proprietario del lido “Il Gabbiano” e persona presente al momento del fatto; sui filmati estratti dalle telecamere di videosorveglianza; sui dati estratti dal tracciato Gps dell’autovettura Panda di Giuseppe Olivieri; sulla confessione resa da Giuseppe Olivieri giorni dopo l’omicidio. Il giudice di primo grado ha ritenuto accertato che Giuseppe Olivieri ha attinto con cinque colpi di arma da fuoco Francesco Timpano presso il citato lido per vendicare l’omicidio del fratello Mariano Olivieri – avvenuto il 14 settembre 1997 – e che subito dopo l’azione delittuosa Giuseppe Olivieri si è dato alla fuga per poi costituirsi solo dopo circa una settimana. [Continua in basso]

Francesco Timpano

Il giudice di primo grado ha ritenuto inverosimile la versione del fatto resa da Giuseppe Olivieri, secondo la quale quest’ultimo, dopo aver visto Francesco Timpano presso il citato lido, l’aveva ucciso con una pistola trovata giorni prima presso una quercia, poiché spaventato a causa delle minacce che Francesco Timpano gli avrebbe rivolto precedentemente e dell’atteggiamento dallo stesso serbato il giorno dell’omicidio. Lo stesso giudice ha ritenuto inoltre, sulla base dei precedenti giudiziari dei componenti della famiglia Olivieri, che questi ultimi avessero alterato il contenuto delle proprie conversazioni, nella consapevolezza di poter essere intercettati, al fine di riscontrare il narrato di Giuseppe Olivieri. Il giudice di primo grado ha invece ritenuto che Giuseppe Olivieri aveva ucciso Francesco Timpano per portare a compimento i propositi di vendetta del fratello Francesco Olivieri, la cui realizzazione era stata precedentemente tentata mediante l’esplosione di colpi di arma da fuoco che avevano attinto solamente l’abitazione e l’autovettura di Francesco Timpano e non anche quest’ultimo. Il giudice di primo grado ha affermato che l’individuazione del movente era confortata dalle dichiarazioni di Ornella Bartone, la quale aveva riferito in più occasioni di aver notato la presenza di autovetture – tra cui una Golf color “grigio topo” e una Panda bianca – riconducibili a quelle della famiglia Olivieri nei pressi della propria abitazione o nei luoghi frequentati dal marito, come anche riferito da Domenico Timpano il giorno dell’omicidio. Il giudice di primo grado ha ritenuto infine sussistenti il requisito cronologico e quello ideologico per l’applicazione della circostanza aggravante della premeditazione e ha basato la propria valutazione sul fatto che: Giuseppe Olivieri si era recato presso il lido mezz’ora prima dell’omicidio; aveva rifornito di carburante la propria autovettura per assicurarsi la fuga; infine, aveva fatto ritorno al lido, aveva riferito a Salvatore Guerrisi che stava per ammazzare una persona e, infine, aveva esploso colpi di arma da fuoco in direzione di Francesco Timpano.

La sentenza di primo grado è stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello il 25 novembre 2020. La Cassazione ha quindi ora rigettato il ricorso di Giuseppe Olivieri ritenendo corretto il ragionamento dei giudici sulla circostanza aggravante della premeditazione. I fatti per la Cassazione sono rivelatori di un’intenzione omicidiaria coltivata per un lasso di tempo apprezzabile e dell’apprestamento di un’adeguata organizzazione, al fine di realizzare un’azione omicidiaria da ricollegarsi a un più esteso progetto della famiglia Olivieri finalizzato a vendicare il precedente omicidio di Mariano Olivieri. Ricostruzione che il giudice d’appello riteneva confermata con la considerazione che, se Giuseppe Olivieri non avesse nutrito alcuna intenzione omicidiaria, allora costui dopo la prima visita al lido “Il Gabbiano” avrebbe potuto allontanarsi senza farvi ritorno.

Quanto alla mancata concessione delle attenuanti generiche, per la Cassazione si è in “presenza di plurimi elementi rilevanti tra cui l’efferatezza dell’atto compiuto – in pieno giorno, in un luogo pubblico, in condizioni tali da impedire qualsiasi difesa – e l’assenza di un reale pentimento dell’imputato, la cui confessione non solo avvenne dopo diversi giorni dall’omicidio, ma era volta solamente ad alleggerire la sua posizione”.

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