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Autobomba di Limbadi: definitive le assoluzioni per due giovani di Soriano

La Dda non impugna la sentenza in abbreviato del gup. Non vi è prova che due degli imputati dell’inchiesta “Demetra 2” avrebbero accettato di fabbricare la radio-bomba costata la vita a Matteo Vinci. Si va in appello invece per le condanne sugli stupefacenti impugnate dai difensori

Autobomba di Limbadi: definitive le assoluzioni per due giovani di Soriano
L'auto fatta saltare in aria nelle campagne di Limbadi e nel riquadro Matteo Vinci
La Corte d'Appello di Catanzaro
La Corte d’Appello di Catanzaro

Cadono in via definitiva le accuse di concorso nell’omicidio di Matteo Vinci e nel tentato omicidio di Francesco Vinci per due degli imputati dell’operazione denominata “Demetra 2”. La Procura distrettuale di Catanzaro non ha infatti appellato le assoluzioni decise il 26 luglio scorso dal gup Marco Ferrante nei confronti di Filippo De Marco, 42 anni, di Soriano Calabro per il quale era stata chiesta la condanna all’ergastolo (difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino) ed anche quella nei confronti di Antonio Criniti, 31 anni (assistito dall’avvocato Pamela Tassone), per il quale era stata pure chiesta la condanna all’ergastolo. Per i due si aprirà comunque un processo d’appello, ma in questo caso poichè i difensori hanno impugnato la sentenza di condanna di primo grado relativa a contestazioni inerenti gli stupefacenti: 10 anni e 8 mesi per Filippo De Marco e 10 anni per Antonio Criniti. In appello – dopo il ricorso dei difensori – anche altre posizioni per le quali gli avvocati puntano alla riforma delle seguenti condanne decise in primo grado: 16 anni per Vito Barbara (il pm aveva chiesto 20 anni); 8 anni per Domenico Bertucci (così come la richiesta del pm); 9 anni per Pantaleone Mancuso (l’accusa aveva chiesto 9 anni e 2 mesi); 3 anni e 9 mesi per Alessandro Mancuso (erano stati chiesti 7 anni e 8 mesi). [Continua in basso]

Non regge l’accusa per l’autobomba di Limbadi

Filippo De Marco e Antonio Criniti – secondo l’originaria accusa  per sdebitarsi della cessione di sostanze stupefacenti per il costo di settemila euro, avrebbero fabbricato e materialmente posizionato la micidiale bomba che ha fatto saltare in aria l’auto sulla quale il 9 aprile 2018 viaggiavano Matteo Vinci, deceduto, ed il padre Francesco Vinci che è rimasto gravemente ferito. I reati erano tutti aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose. I mandanti della spedizione di morte venivano indicati in Rosaria Mancuso, 66 anni, e nel genero Vito Barbara, 31 anni, i quali per tale accusa hanno seguito il processo con rito ordinario dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro e sono stati condannati nel dicembre dello scorso anno alla pena dell’ergastolo.
Criniti e De Marco avrebbero approfittato di un momento in cui Francesco Vinci si trovava in una zona isolata in compagnia solo del figlio Matteo Vinci per portare a termine l’azione criminale culminata con l’esplosione della radio-bomba. L’accusa di omicidio, tentato omicidio, danneggiamento, porto illegale di esplosivo ed estorsione non ha però per loro retto, essendo stati condannati solo per il reato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Pantaleone Mancuso (cl. ’63) e il nipote Alessandro Mancuso, 23 anni – nessun legame di parentela diretta con la più famosa famiglia dei Mancuso – in concorso con Vito Barbara, Antonio Criniti, Filippo De Marco e Domenico Bertucci, 29 anni, di Spadola, erano accusati di essersi associati stabilmente per la coltivazione, trasporto, spaccio e cessione di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana).

Gli stupefacenti

Vito Barbara

Quale promotore, direttore ed organizzatore dell’associazione venova indicato Vito Barbara, mentre Antonio Criniti e Filippo De Marco si sarebbero occupati delle modalità di approvvigionamento dello stupefacente. Partecipi all’associazione venivano indicati Pantaleone Mancuso, Alessandro Mancuso e Domenico Bertucci, con Vito Barbara che, grazie all’intermedizione di Pantaleone Mancuso, avrebbe acquistato per conto di soggetti ancora da identificare dieci chili di stupefacente.
Nel maggio 2018, Vito Barbara e Pantaleone Mancuso avrebbero poi acquistato sostanza stupefacente, del tipo marijuana, per un quantitativo pari a circa cinque chili da due persone di Rosarno.
I genitori di Matteo Vinci nei confronti di Filippo De Marco e Antonio Criniti si erano costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe De Pace. 
Vito Barbara è invece difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Fabio Costarella, Domenico Bertucci è assistito dagli avvocati Domenico Rosso e Luca Cianferoni, Antonio Criniti dall’avvocato Pamela Tassone, Filippo De Marco dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino, Pantaleone Mancuso dall’avvocato Francesco Schimio, Alessandro Mancuso dall’avvocato Salvatore Campisi.

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