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Maria Chindamo e le rivelazioni di Mantella: «Sui suoi terreni aveva interessi Pantaleone Mancuso»

Operazione Olimpo: il collaboratore tira in ballo per la prima volta il defunto boss di Limbadi ed il nipote Diego Mancuso che avrebbe dovuto «mettere a posto la situazione», mentre Emanuele Mancuso svela le guardianie nella zona imposte anche dai clan di Rosarno

Maria Chindamo e le rivelazioni di Mantella: «Sui suoi terreni aveva interessi Pantaleone Mancuso»
A destra Maria Chindamo, a sinistra Andrea Mantella, Emanuele Mancuso, Pantaleone Mancuso ("Vetrinetta") e Diego Mancuso

Rivela particolari del tutto inediti anche sulla scomparsa di Maria Chindamo, l’inchiesta Olimpo della Dda di Catanzaro che ha colpito i clan Mancuso di Limbadi e Nicotera, La Rosa di Tropea ed in parte anche gli Accorinti di Briatico. Novità di non poco conto che la nostra testata svela per la prima volta. [Continua in basso]

Maria Chindamo e l’interesse dei Mancuso sui terreni

Andrea Mantella

L’imprenditrice di Laureana di Borrello è stata rapita e fatta sparire alle ore 7.15 del 6 maggio 2016 dinanzi alla sua tenuta agricola di località “Montalto” di Limbadi. Ad oggi ogni tentativo di trovarne il cadavere – gli investigatori sono certi sia stata uccisa – si è rivelato vano, così come l’inchiesta avviata dalla Procura di Vibo Valentia che non ha portato sinora ad accertare alcuna responsabilità penale per la scomparsa della donna il cui fascicolo di indagine è attualmente passato alla Dda di Catanzaro.

La novità arriva ora da un verbale del collaboratore di giustizia di Vibo Valentia, Andrea Mantella, reso alla Dda in data 18 ottobre 2016, quindi quasi sei mesi dopo l’inizio della sua collaborazione che risale agli inizi del mese di maggio dello stesso anno. Con riferimento alla vicenda relativa alla scomparsa di Maria Chindamo non so nulla di preciso – ha fatto mettere a verbale Mantella – essendo stato in carcere dal 2011. Tuttavia qualche anno fa mi trovavo detenuto a Viterbo e Diego Mancuso mi parlava di questa imprenditrice che aveva una piantagione di Kiwi e del fatto che Pantaleone Mancuso, detto Vetrinetta, si stava accaparrando i suoi terreni e che quando sarebbe uscito lui doveva mettere a posto questa situazione”.

Diego Mancuso

Dunque, per la prima volta viene svelato che Andrea Mantella aveva reso dichiarazioni anche su Maria Chindamo nell’ottobre del 2016 affermando che a parlargli dell’imprenditrice di Laureana di Borrello sarebbe stato il boss Diego Mancuso – ora principale arrestato nell’operazione Olimpo – durante un comune periodo di detenzione e, quindi, in epoca antecedente al maggio del 2016 (il 6 maggio 2016 sparisce Maria Chindamo e proprio i primi giorni dello stesso mese inizia a collaborare con la giustizia Andrea Mantella).

Secondo dato: Diego Mancuso, 69 anni, boss di Limbadi, ha lasciato il carcere nel novembre del 2020 grazie al “continuato” di pena fra le sentenze nate dalle operazioni antimafia denominate Dinasty, Genesi e Batteria, dopo aver scontato quasi 17 anni di ininterrotta detenzione. Spostata la sua residenza da Limbadi al villaggio Heaven di Santa Maria di Ricadi, nel febbraio dello scorso anno il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro gli ha revocato anche il regime di libertà vigilata.  

Pantaleone Mancuso (Vetrinetta)

Terzo dato: Pantaleone Mancuso (cl. ‘47), alias “Vetrinetta”, zio di Diego Mancuso, ritenuto esponente di vertice dell’omonimo clan, è deceduto il 3 ottobre 2015 nel carcere di Tolmezzo dove era detenuto per l’operazione “Black money”. Ciò vuol dire che l’eventuale interesse per i terreni di Maria Chindamo – se si prendono per buone le dichiarazioni di Andrea Mantella – doveva necessariamente risalire ad un periodo antecedente al marzo del 2013, data in cui è scattata l’operazione “Black money” con l’arresto dello stesso Pantaleone Mancuso che non ha più lasciato lo stato detentivo sino al suo decesso avvenuto in carcere il 3 ottobre 2015.

Le nuove dichiarazioni di Emanuele Mancuso

Salvatore Ascone

Un riscontro indiretto alle dichiarazioni di Andrea Mantella arriva dal racconto di Emanuele Mancuso in ordine alla guardiania imposta dai clan a tutti i terreni agricoli di contrada Montalto di Limbadi vicini aquelli di Maria Chindamo. Anche tale racconto sveliamo ora per la prima volta attraverso la lettura degli atti dell’operazione Olimpo. E’ il 16 luglio 2021 quando il collaboratore in un verbale di interrogatorio reso alla Dda di Catanzaro riferisce in ordine alla dinamica che aveva portato un neo-proprietario terriero di Limbadi a doversi interfacciare con Salvatore Ascone, alias “U Pinnularu”, ovvero con il 57enne di Limbadi  tratto in arresto su richiesta della Procura di Vibo Valentia proprio in relazione alla scomparsa di Maria Chindamo, ma poi scagionato dal Riesame e dalla Cassazione in quanto la mancata registrazione della scena del rapimento della donna non è stato dovuto ad una manomissione dell’impianto di videosorveglianza posto nella villetta di Ascone che si trova dinanzi al cancello della tenuta agricola della Chindamo. [Continua in basso]

Pantaleone Mancuso (l’Ingegnere)

Secondo le nuove dichiarazioni di Emanuele Mancuso, Salvatore Ascone sarebbe stato delegato dai fratelli Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere” (padre di Emanuele) e Diego Mancuso alla guardiania dei terreni nell’area di Nicotera: “prestazione intesa nel senso – rimarca la Dda di Catanzaro – di una forzosa “intermediazione immobiliare”.

Intendo riferire di un’estorsione messa in atto da Ascone – ha riferito Emanuele Mancuso – nei  confronti di un soggetto di nome Moisè che ha comprato un terreno lì vicino a quello della Chindamo, però più avanti, in direzione Rosarno, senza il permesso dello stesso Ascone e di mio zio Diego Mancuso perchè mio padre e mio zio avevano delegato Acone alla guardiana dei terreni in quel luogo, nel senso che, prima di effettuare un acquisto o una vendita in quella zona, la persona interessata avrebbe dovuto confrontarsi con Ascone che era il delegato della cosca. Se si trattava di un terreno di confine, Ascone si doveva confrontare con Mico Bellocco, perché Diego Mancuso mi disse che nelle questioni di confine Ascone aveva queste direttive e doveva confrontarsi con la famiglia Bellocco-Cacciola. Non sono certo sul nome del Bellocco – ha aggiunto Emanuele Mancuso – , cioè non so dire se effettivamente si chiamasse Mico, ma so per certo che era un Bellocco e che era solito recarsi all’Heaven, il villaggio di mio zio Diego Mancuso che si trova a Ricadi”.

Le rivelazioni di Cossidente

Antonio Cossidente

Sin qui, dunque, le nuove dichiarazioni di Andrea Mantella e Emanuele Mancuso. Ma non bisogna dimenticare che in precedenza si erano registrate sulla scomparsa di Maria Chindamo anche le dichiarazioni (depositate agli atti del maxiprocesso Rinascita Scott) del collaboratore di giustizia Antonio Cossidente, 57 anni, di Potenza, con un passato nel clan dei Basilischi e un periodo di detenzione insieme ad Emanuele Mancuso.

“Emanuele Mancuso – ha fatto mettere a verbale Cossidente – mi disse che era scomparsa una donna a Limbadi: un’imprenditrice di Laureana di Borrello, la Chindamo. Mi disse che lui era amico di un grosso trafficante di cocaina, detto Pinnolaro, legato alla famiglia Mancuso da vincoli storici e mi disse che per la scomparsa della donna, avvenuta qualche anno fa, c’era di mezzo questo Pinnolaro che voleva acquistare i terreni della donna in quanto erano confinanti con le terre di sua proprietà. Pinnolaro – ha continuato il collaboratore Cossidente – aveva pure degli animali, credo che facesse il pastore e questa donna si era rifiutata di cedere le proprietà a questa persona”. 

Maria Chindamo

“Emanuele Mancuso – ha spiegato Cossidente – mi disse anche che in virtù di questo rifiuto della Chindamo a cedere le proprietà, Pinnolaro l’ha fatta scomparire, ben sapendo che, se le fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe ricaduta sulla famiglia del marito della donna, poiché il marito o l’ex marito dopo che si erano lasciati si era suicidato. Quindi questo Pinnolaro – ha spiegato Cossidente riportando le confidenze ricevute da Emanuele Mancuso – sapendo delle vicende familiari della donna, sarebbe stato lui l’artefice della vicenda per entrare in possesso dei terreni e poi far ricadere la responsabilità sulla famiglia del marito in modo da entrare in possesso di quei terreni”. Agghiacciante il finale del racconto di Antonio Cossidente che ha dichiarato di aver ricevuto le confidenze da Emanuele Mancuso: “Emanuele mi disse che la donna venne fatta macinare con un trattore o data in pasto ai maiali”. 
Da ricordare che il marito di Maria Chindamo, Fernando Pontoriero (proprietario anche lui dei terreni in contrada Montalto di Limbadi) si è suicidato l’8 maggio del 2015 non accettando la fine della relazione con la moglie.

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