giovedì,Aprile 25 2024

Dalla faida di San Luca alla strage di Duisburg: a Mammasantissima il volto feroce della ‘Ndrangheta

La ricostruzione dei fatti di sangue, epilogo di una guerra che i clan Pelle-Vottari e Nirta-Strangio stavano combattendo da vent’anni

Dalla faida di San Luca alla strage di Duisburg: a Mammasantissima il volto feroce della ‘Ndrangheta

di Vincenzo Imperitura
«Moriu fratima, moriu niputima, moriu fratita. Moriru tutti». Sono le prime ore del mattino del 15 agosto 2007, nella telefonata intercettata dalla distrettuale antimafia di Reggio, un uomo chiede di parlare con “la mamma”, alias dietro cui si nasconde il boss dei “Vanchelli” Antonio Pelle: a Duisburg, in Germania, a duemila chilometri da San Luca, è da poco andato in scena l’ultimo atto di una delle faide più feroci della storia della ‘ndrangheta. A terra, davanti al ristorante italiano “da Bruno”, restano le vittime Marco Marmo, Francesco Giorgi, Sebastiano Strangio, Tommaso Venturi e i fratelli Francesco e Marco Pergola, morti sotto una pioggia di 57 colpi esplosi da due Beretta automatiche in grado di sparare fino a tre proiettili per volta. Una strage così eclatante da costringere anche le sonnolente autorità tedesche a prendere atto della pervasività della ‘ndrangheta nel territorio e nell’economia della Germania. [Continua in basso]

Una mattanza che segna la fine di una guerra iniziata quasi 20 anni prima con la strage di Carnevale. Era stato il collaboratore di giustizia Rocco Mammoliti, durante una drammatica udienza del processo Fehida, a raccontare l’episodio che diede il via alla faida tra i Pelle-Vottari da una parte e i Nirta-Strangio dall’altra: «I miei cugini mi raccontarono di come loro, insieme a Gianluca Nirta e ad uno degli Strangio giocassero a schizzarsi con la schiuma che si usa per gli scherzi di carnevale, e mi raccontarono della reazione di Antonio Vottari, a cui avevano sporcato l’auto, che non si fece nessun problema a pestare malamente un ragazzino del gruppo rimasto solo, e colpevole di avere insozzato la sua macchina». Continua a leggere su LaCnews24.it

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