giovedì,Aprile 25 2024

Inchiesta Maestrale: nel “mirino” dei clan anche i terreni della Italcementi e i chioschi a Mesiano

Estorsioni a tappeto da parte dei clan di Zungri e Cessaniti. Lo “sconfinamento” di Pasquale La Rosa da Tropea e gli incendi per piegare le vittime

Inchiesta Maestrale: nel “mirino” dei clan anche i terreni della Italcementi e i chioschi a Mesiano
La vacche sacre che scorrazzano in un uliveto
Giuseppe Accorinti

Non avrebbero risparmiato niente e nessuno nei territori che consideravano cosa “loro”, arrivando persino a chiedere ed ottenere l’estorsione ad una ditta impegnata nella realizzazione dei chioschi per la promozione dei prodotti locali. L’inchiesta “Maestrale-Carthago” ha il merito – fra le altre cose – di ricostruire molteplici episodi estorsivi che avrebbero per protagonisti boss e affiliati, intenzionati ad incamerare denaro da ogni attività produttiva in provincia di Vibo. Non fa eccezione il territorio di Mesiano. Qui nell’ottobre del 2019 un imprenditore stava realizzando, per conto del Comune di Filandari, alcuni chioschi necessari a promuovere i prodotti tipici locali. Il titolare della ditta, però, non aveva fatto i conti con il boss di Zungri Giuseppe Accorinti, con Francesco Barbieri, 58 anni, di Pannaconi di Cessaniti (località Piana Pugliese) e con Costantino Gaudioso, 31 anni, di Zungri. I tre, ad avviso della Dda di Catanzaro, avrebbero costretto il titolare della ditta a versare alla propria organizzazione criminale (così “mettendosi a posto” con la ‘ndrangheta del Vibonese) una somma pari ad euro 2.000 euro a titolo estorsivo in relazione a tali lavori, così procurandosi un ingiusto profitto con corrispondente danno per la parte offesa. [Continua in basso]

La stessa ditta nel mirino di La Rosa

Pasquale La Rosa

La medesima ditta e per gli stessi lavori a Mesiano di Filandari sarebbe però finita nel “mirino” anche di Pasquale La Rosa, 58 anni, esponente dell’omonimo clan di Tropea (già condannato per associazione mafiosa in altre operazioni), il quale avrebbe “sconfinato” in un territorio non di sua competenza. La resistenza in questo caso da parte della parte offesa ed il fatto che l’imprenditore fosse già tenuto ai pagamenti in favore del “locale” di ‘ndrangheta di Zungri (e per tale ragione indisponibile alla dazione di qualsivoglia somma di denaro ad altre consorterie) non ha però portato al compimento dell’azione delittuosa da parte di Pasquale La Rosa al quale viene comunque contestato il reato di tentata estorsione.

L’estorsione alla Italcementi

Francesco Barbieri

Anche il titolare di un colosso come la Italcementi, stando all’inchiesta della Dda di Catanzaro, ha dovuto fare i conti con la ‘ndrangheta. Al boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, a Fancesco Barbieri di Pannaconi di Cessaniti ed a Nicola Fusca, 51 anni, di San Marco di Cessaniti viene infatti contestato il reato di estorsione ai danni del titolare della Italcementi con sede a Bergamo, il quale sarebbe stato costretto a cedere loro un’intera coltivazione di ulivi – e dunque l’indotto economico legato alla commercializzazione dell’olio dalla stessa ricavabile – a titolo estorsivo, così procurandosi un ingiusto profitto con corrispondente danno per la parte offesa. Tale coltivazione di trova in territorio comunale di Briatico e per piegare il titolare della Italcementi, dal 30 giugno del 2016 al 17 aprile del 2018, gli indagati sono accusati di aver usato violenza e minacce, con atti intimidatori e danneggiamenti di vario tipo, tra i quali, l’incendio delle piante di ulivo presenti all’interno dei terreni presi di mira.

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