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Tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlio a Limbadi: processo da rifare in appello

La Cassazione annulla con rinvio la sentenza di secondo grado che aveva registrato l’assoluzione di Pantaleone Mancuso e la condanna del figlio Giuseppe. Il fatto di sangue è avvenuto il 26 maggio del 2008

Tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlio a Limbadi: processo da rifare in appello
Il luogo della sparatoria e nei riquadri Pantaleone Mancuso ed il figlio Giuseppe
Giuseppe Mancuso

Ritorna in Corte d’Appello a Catanzaro il processo nei confronti di Pantaleone Mancuso, alias l’Ingegnere, 62 anni, ed il figlio Giuseppe Mancuso, 36 anni, accusati del duplice tentato omicidio, aggravato dalle modalità mafiose, ai danni di Romana Mancuso (zia di Pantaleone) e del figlio Giovanni Rizzo (primo cugino di Pantaleone). La prima sezione penale della Cassazione ha infatti annullato con rinvio la sentenza di secondo grado che aveva registrato l’assoluzione di Pantaleone Mancuso e la condanna a 8 anni per Giuseppe Mancuso. Contro la condanna avevano fatto ricorso alla Suprema Corte i difensori di Giuseppe Mancuso, mentre avverso l’assoluzione di Pantaleone Mancuso aveva fatto ricorso la Procura generale di Catanzaro. Nel collegio di difesa figurano gli avvocati Francesco Capria, Francesco Sabatino, Mario Santambrogio e Valerio Spigarelli.

Pantaleone Mancuso (Ingegnere)

Romana Mancuso (sorella di Francesco – deceduto -, Antonio, Giovanni, Cosmo Michele, Luigi e Pantaleone “Vetrinetta” – deceduto) e Giovanni Rizzo, il 26 maggio del 2008, in località “Gagliardo” (tra Nicotera e Limbadi”), vennero gravemente feriti a colpi di pistola e di kalashnikov nell’ambito di quello che gli inquirenti ipotizzarono fosse un contrasto interno tra gli appartenenti alla “famiglia” Mancuso. Le indagini sul fatto di sangue erano state portate avanti e riaperte dalla Squadra Mobile di Catanzaro (l’allora pm della Dda Camillo Falvo aveva chiesto in primo grado 16 anni per Pantaleone Mancuso “l’Ingegnere” e 14 anni per Giuseppe Mancuso”) sulla scorta dei racconti della sola testimone di giustizia Ewelina Pytlarz. Secondo Andrea Mantella (che ha iniziato a collaborare in epoca successiva alla sentenza di primo grado”), Romana Mancuso sarebbe stata intenzionata a denunciare quanto a sua conoscenza alle forze dell’ordine sia in occasione della scomparsa del marito e sia in occasione del tentato omicidio ai suoi danni e del figlio. I fratelli ed i nipoti, però, ad avviso di Andrea Mantella, avrebbero rassicurato la donna dicendole che al figlio non sarebbe più successo nulla. “Praticamente il fatto è avvenuto per quanto ne ho saputo io da Scrugli – aveva dichiarato Mantella – perché Giovanni Rizzo e Giuseppe Raguseo facevano delle estorsioni che davano fastidio a Luni Mancuso detto l’Ingegnere ed a Luni Mancuso detto Scarpuni, e si diceva che l’incarico di sparare ai due era stato dato dall’Ingegnere. Nell’ambiente si sapeva che per conto dell’Ingegnere quelli che sparavano erano il figlio e Domenic Signoretta. Sono a conoscenza – aveva concluso Mantella – che nella circostanza ci fu una discussione e che anche Gianni Rizzo era armato e rispose al fuoco, almeno così si diceva. Questa cosa non me la disse solo Scrugli, ma anche altri nell’ambiente”. Di recente sul tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlio ha reso dichiarazioni pure il nuovo collaboratore di giustizia Pasquale Megna di Nicotera Marina.

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