martedì,Maggio 21 2024

‘Ndrangheta crotonese: le accuse per due vibonesi, il gip rigetta per loro la misura

Per il giudice gli elementi nei loro confronti restano nel “limbo dei semplici sospetti”

‘Ndrangheta crotonese: le accuse per due vibonesi, il gip rigetta per loro la misura
Filippo Carrà e Franco Ruggiero

Ci sono anche due vibonesi tra gli indagati del maxiblitz della Dda di Catanzaro. Si tratta di due volti noti agli investigatori, ovvero Filippo Carrà, 49 anni, nativo di Vibo e residente a Sissa (provincia di Parma) e Franco Ruggiero, 51 anni, anche di Vibo Valentia e residente a Sissa. Nei loro confronti l’accusa di associazione mafiosa quali partecipi del sodalizio nelle loro qualità di referenti territoriali sul territorio emiliano. Avrebbero coadiuvato i sodali Mario Megna di Papanice (frazione di Crotone), Salvatore Cervinaro e Francesco Carioti, nella perpetrazione di truffe commerciali ad ignari fornitori di attrezzature edili e prodotti industriali, garantendo altresì a Mario Megna di dirimere eventuali controversie fra sodali, anche di consorterie diverse da quella del clan di Papanice, stabilimente nel territorio emiliano, fornendo allo stesso notizie riservate da comunicare successivamente al capocosca Domenico Megna, stante la vicinanza di Carrà e Ruggiero anche alla cosca Mancuso di Limbadi.
In particolare, l’attenzione degli inquirenti si è soffermata sulle vicende relative alla Euroedilizia srl, una società che il clan ha costituito appositamente per il compimento di una serie di truffe commesse nel Nord Italia, mediante l’acquisto ripetuto di beni materiali vari (pneumatici, autovetture e schede carburante) con il precipuo scopo di non pagare i fornitori e rivendere poi il materiale a terzi lucrandone l’intero guadagno. L’incipit è costituito da una riunione presieduta da Mario Megna, alla presenza di Franco Ruggiero, Filippo Carrà, Roberto Lumare e con l’intervento di Luigi Nisticò, che avrebbe messo le sue conoscenze tecniche a disposizione della cosca, illustrando le modalità che gli avrebbero consentito facili guadagni senza correre rischi. Il meccanismo individuato da Nisticò prevedeva l’acquisizione di una società a responsabilità limitata attiva da tempo sul mercato senza pendenze e con la quale avrebbero potuto operare tranquillamente, alterandone i bilanci sociali e chiudendo i battenti prima che gli accertamenti nei loro confronti fossero avviati. Tuttavia, per il gip distrettuale “non ci sono elementi per attribuire al Carrà ed al Ruggiero il ruolo delineato nel provvisorio capo d’accusa, ovvero quello di coadiutori nella perpetrazione di truffe o di intermediatori nelle controversie tra sodali, rimanendo il materiale acquisito – sottolinea il gip – nel limbo dei semplici sospetti inidonei a dare concretezza ad una condotta di consapevole partecipazione agli scopi associativi”. Da qui il rigetto per Carrà e Ruggiero delle misure cautelari richieste.

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