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Narcotraffico dal Vibonese, operazione Ossessione: 7 condanne in appello

Pene sino a 30 anni. Due le assoluzioni per l’operazione della Dda e del Goa della Guardia di finanza di Catanzaro su diverse importazioni di stupefacenti

Narcotraffico dal Vibonese, operazione Ossessione: 7 condanne in appello
La Corte d'Appello di Catanzaro

Riformata dalla Corte d’Appello di Catanzaro (Giovanna Mastroianni, Assunta Maiore e Paola Ciriaco consiglieri) la sentenza emessa il 14 ottobre 2021 dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia relativa al processo nato dall’operazione della Dda denominata Ossessione contro il narcotraffico internazionale. Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti i reati, a vario titolo, contestati. Questa la sentenza: 30 anni Salvatore Costantino, di 58 anni, di Nicotera (30 anni in primo grado); 30 anni Fabio Costantino, di 46 anni, di Comerconi di Nicotera (stessa pena in primo grado); 10 anni e 8 mesi Giuseppe Costantino; 2 anni (pena sospesa e non menzione) Gennaro Papaianni, di 46 anni, di Vibo Valentia, residente a Milano (3 anni in primo grado); 8 anni, 10 mesi e 20 giorni Giovanni Stilo, di 74 anni, di Nicotera, residente a Meda (assolto in primo grado); 2 anni e 4mila euro di multa Antonio Narciso, 62 anni, di Vibo Valentia (4 anni e 6 mesi in primo grado); assolto Salvatore Papandrea,  76 anni, di Taurianova, residente a Milano (6 anni e 8 mesi in primo grado); assolto Safine Abderrahim, 50 anni, Marocco, residente a Monza (15 anni in primo grado); 3 anni Luigi Mendolocchio, di 58 anni, di Milano (4 anni e 6 mesi in primo grado); 2 anni (pena sospesa) Elisabeta Kotja, 43 anni, albanese (fidanzata con Salvatore Costantino di Nicotera, già detenuto a Milano), residente a Sesto San Giovanni. Salvatore e Fabio Costantino sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali. Revocata la pena accessoria del divieto di espatrio e la misura di sicurezza della libertà vigilata nei confronti di Antonio Narciso.

Gennaro Papaianni

Secondo l’impalcatura accusatoria, ad occuparsi dello scarico dello stupefacente in Italia sarebbero stati i Costantino (Salvatore, Giuseppe e Fabio) di Nicotera, facendola uscire dai porti e dagli aereoporti.  In tale contesto, le indagini hanno fatto registrare come i vibonesi siano stati in affari anche con esponenti legati al clan dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, da anni trapiantati nel milanese e nel comasco, in grado di smistare importanti quantità di narcotico in Lombardia. Proprio a Tonino Mazzaferro (che ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato in appello a 9 anni e 6 mesi) i finanzieri hanno sequestrato nel marzo del 2018 un chilogrammo di cocaina pura al 98%. Un ruolo sarebbe stato affidato, poi, alle donne: da “teste di ponte” per le comunicazioni tra gli accoliti, a co-finanziatrici, come nel caso dell’ albanese Elisabeta Kotja (fidanzata di Salvatore Costantino), a intermediarie di alto rango con gli esponenti dei cartelli sudamericani. Nel marzo 2018, i finanzieri sono riusciti anche a penetrare in un deposito dove era stata stoccata la droga a Milano.

Venivano, così, sequestrati oltre 430 chili di hashish, giunti in Italia dal Marocco, via Spagna, e una pistola, oggetto di furto, in uso a Salvatore Costantino. Gran parte della droga sequestrata era destinata a soddisfare le richieste dei finanziatori di stanza in Calabria, tra cui compariva Antonio Narciso di Vibo Valentia. L’ingente quantitativo di droga sequestrato avrebbe rappresentato solo una quota parte del prodotto commissionato dai calabresi al potente cartello di stanza in Marocco, in grado di assicurare costanti ed enormi forniture di narcotico. I fratelli Costantino stavano infatti trattando con l’organizzazione marocchina l’acquisto di una quantità pari a 3. 000 chili di hashish che, secondo i calcoli degli stessi affiliati, avrebbe portato nelle tasche dell’associazione un introito che si aggirava tra i quattro ed i cinque milioni di euro, da reinvestire nell’ancor più redditizio traffico di cocaina. I sodali, pienamente ingeriti nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, hanno, inoltre, dimostrato di voler difendere i propri interessi, ove necessario, anche con le armi.

Nel collegio di difesa gli avvocati: Giovanni Vecchio (Elisabetta Kotja e Giovanni Stilo), Francesco Lione (per Antonio Narciso), Diego Brancia (per Salvatore Costantino), Valeria Iaria (per Salvatore Costantino), Francesco Sabatino (per Gennaro Papaianni), Mirko Mazzali (per Gennaro Papaianni), Pietro Chiappalone (per Luigi Mendolicchio), Luca Cianferoni e Tiziana Vignoli (per Safine Abderrahim).

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