Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’obbligo di firma disposto dal gip distrettuale nei confronti di Fabio Demarzo, 50 anni, di Melicucco, nell’ambito dell’operazione antimafia denominata Imperium. Accolto così il ricorso presentato dagli avvocati Guido Contestabile e Girolamo Fazzari. Fabio Demarzo – gestore della struttura ricettiva denominata Golf Club Feudo Montalto di Limbadi – è accusato di aver aiutato Luigi Mancuso ad eludere le investigazioni informando il boss di Limbadi dell’incontro avvenuto in precedenza presso la caserma dei carabinieri di Rosarno e della richiesta formulatagli da un militare dell’Arma di ricevere, tra le 16:00 e le 16:30 del 16 ottobre 2017, un messaggio telefonico con aggiornamenti sulle persone presenti al ricevimento (e sui loro spostamenti) per il battesimo del nipotino di Luigi Mancuso (anche lui di nome Luigi, figlio di Giuseppe Mancuso, quest’ultimo a sua volta figlio di Giovanni Mancuso cl. ’41, fratello del boss Luigi Mancuso) organizzato proprio al Golf Club di Limbadi. Fabio Demarzo avrebbe quindi messo il proprio telefono cellulare a disposizione dello stesso Luigi Mancuso il quale – sostituendosi alla persona del Demarzo – avrebbe inscenato uno stratagemma per sottrarsi alle investigazioni sul suo conto e sui soggetti frequentati: in particolare, dopo avere inviato, alle ore 15. 15, un messaggio sul dispositivo telefonico in uso al militare dell’Arma e dopo essersi spogliato degli abiti da cerimoniasviava gli accertamenti in corso sui suoi spostamenti e sugli incontri avvenuti transitando sotto una telecamera che gli stessi carabinieri avevano installato nel comune di Limbadi potendo così dimostrare di non essere presente alla cerimonia attenzionata dalle forze dell’ordine. La vicenda è stata ricostruita grazie alle confidenze che Fabio Demarzo avrebbe fatto ad Assunto Megna di Nicotera (padre del collaboratore di giustizia Pasquale Megna), mostrandogli tutte le conversazioni avute via whatsapp con il carabiniere. 

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