sabato,Aprile 27 2024

Anteo: anche due imputati del Vibonese tra i condannati

L’operazione prende le mosse anche dalle dichiarazioni del collaboratore Emanuele Mancuso. Da Capistrano a Chiaravalle sino a Pizzo, ecco la sentenza

Anteo: anche due imputati del Vibonese tra i condannati
Il Tribunale di Catanzaro e nei riquadri Emanuele Mancuso e Nensy Vera Chimirri

Sentenza del Tribunale di Catanzaro nel processo con rito ordinario nato dall’operazione della Dda denominata Anteo. Questa la sentenza: assoluzione per Antonio Cuturello, 34 anni, di Limbadi (chiesti 13 anni); 9 anni per Clemente Selvaggio, di 29 anni, di Vibo Valentia (chiesti 18 anni); 7 anni e 6 mesi per Nensy Vera Chimirri, 32 anni, di Capistrano (chiesti 15 anni, ex compagna di Emanuele Mancuso); assoluzione per Rocco Caruso, di 59 anni, di San Vito sullo Ionio (chiesti 4 anni); assoluzione per Antonio Corrado, di 56 anni, di Chiaravalle Centrale (chiesti 4 anni); 3 anni e 6 mesi Antonio Rei, di 34 anni, di Chiaravalle Centrale (8 anni la richiesta del pm); assoluzione Giovanni Rauti, di 43 anni, di Torre Ruggiero (chiesti 2 anni); 2 anni e 9 mesi per Ernesto Bertucci, di 44 anni, di Soverato (chiesti 16 anni); un anno e 6 mesi per Domenico Aiello (chiesti 16 anni); 5 anni e 6 mesi anni per Luciano Iozzo, di 61 anni, di Chiaravalle Centrale (chiesti 13 anni); un anno e 9 mesi per Santino Procopio, di 41 anni, di Centrache (chiesti 16 anni); 3 anni e 6 mesi per Vincenzo Manno, di 34 anni, di Amaroni; assoluzione per Antonio Chiefari, 73 anni, di Torre di Ruggiero.

I reati contestati

Nency Vera Chimirri

Le accuse a vario titolo erano quelle di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata dal metodo mafioso, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine e da guerra, detenzione di materiali esplodenti e furto. In particolare, il basso ionio catanzarese era divenuto, secondo la ricostruzione della Procura, uno snodo nevralgico per il traffico di stupefacenti proveniente dalla provincia di Reggio Calabria e dal Vibonese. Nensy Vera Chimirri e Clemente Selvaggio erano accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Clemente Selvaggio era poi accusato di aver minacciato gravemente Damiano Fabiano, anche attraverso l’esibizione di un’arma da fuoco, ostentando la sua appartenenza alla famiglia Evalto”, qualificandosi come il nipote di Evalto Domenico (nonno materno) e come il nipote di Evalto Giuseppe (zio materno) e riferendo esplicitamente a Fabiano Damiano di agire al fine di recuperare i crediti insoluti del narcotraffico di Emanuele Mancuso per sostenere le spese processuali e quelle necessarie per gli avvocati e periti balistici, nominati dalla famiglia di Emanuele Mancuso per preparare la sua difesa nel procedimento penale che ha determinato nei suoi confronti l’esecuzione di un provvedimento di fermo nell’ambito dell’operazione Nemea.

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