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Tentato omicidio a Santa Domenica, la Cassazione: «Radicati dissidi fra le famiglie Condoluci e Comerci»

La Suprema Corte conferma la condanna per l’agguato del giugno 2015 e ricostruisce i contrasti fra i due operatori turistici di Parghelia

Tentato omicidio a Santa Domenica, la Cassazione: «Radicati dissidi fra le famiglie Condoluci e Comerci»

Sette anni e due mesi di reclusione a Fabio Condoluci, 47 anni, originario di Gioia Tauro, per il tentato omicidio del 37enne Andrea Comerci, commesso a Santa Domenica di Ricadi il 24 giugno 2015. La prima sezione penale della Cassazione, dopo aver confermato la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro del 17 gennaio 2018 – a sua volta confermativa del verdetto in abbreviato del gup del Tribunale di Vibo del 16 febbraio 2017 – deposita le motivazioni della sentenza sul grave fatto di sangue. 

L’agguato era stato condotto da Fabio Condoluci a bordo di una motocicletta mentre Andrea Comerci era fermo ad un passaggio a livello a Santa Domenica di Ricadi, con l’esplosione di quattro colpi di pistola all’indirizzo dell’allora 35enne, di cui tre l’avevano  attinto alla spalla sinistra e alla mano destra, cagionando lesioni guaribili in quaranta giorni. L’omicidio non era stato portato a termine sol perché – come ricostruito dai giudici in sentenza – la pistola calibro 45 con matricola abrasa utilizzata da Condoluci si era inceppata. Quanto al riconoscimento di Condoluci operato da Comerci, i giudici hanno evidenziato come “le modalità di tale individuazione siano state particolarmente genuine, per essere emerse attraverso l’attività di captazione disposta nell’ospedale dove Andrea Comerci era ricoverato e narrava ai congiunti le fasi dell’agguato nella sicura ignoranza dell’attività investigativa in atto”. In tali conversazioni, la vittima aveva affermato di aver riconosciuto subito Fabio Condoluci come il suo attentatore, anche se la rivelazione della sua identità agli inquirenti era stata successiva, a seguito della formale individuazione fotografica. La stessa era stata accompagnata dall’indicazione che molti particolari fisionomici, quali bocca, corporatura robusta e altezza, lo inducevano a riconoscere nella persona effigiata il suo attentatore.  [Continua dopo la pubblicità]

Per la Suprema Corte, l’esito di entrambi i gradi di giudizio è giunto al medesimo risultato e per questo l’indagine di legittimità della Cassazione si limita “al vaglio della correttezza della decisione sotto i profili della completezza di valutazione del compendio probatorio e dell’assenza di manifesto travisamento delle prove”. Per i giudici di legittimità, inoltre, l’aggressione di Fabio Condoluci ai danni di Andrea Comerci (che nel processo si è costituito parte civile) si inserisce “in un contesto di radicati dissidi tra le due famiglie, costituiti da omicidi e tentati omicidi in danno reciproco: infatti, nell’anno 2002 il fratello del Comerci era stato vittima di un attentato da parte dell’odierno imputato, mentre nel 2012 il fratello del Condoluci era stato ucciso in un agguato perpetrato da soggetti allo stato ignoti”. Il riferimento della Cassazione è al tentato omicidio di Fabio Condoluci ai danni di Domenico Comerci, fratello di Andrea, mentre nel settembre del 2012 Domenico Condoluci, fratello di Fabio e gestore anche di una discoteca (il “Punta Cana”) a Santa Domenica di Ricadi, è stato ucciso in un agguato a Gioia Tauro a colpi di fucile caricato a pallettoni. Un delitto, quest’ultimo, ancora impunito. 

“Tale contesto – evidenzia la Suprema Corte – è manifestato chiaramente nelle intercettazioni ambientali effettuate durante la degenza ospedaliera di Comerci, dalle quali è emersa pure con lampante evidenza la riconducibilità dell’agguato a Fabio Condoluci, indicato nominativamente da Andrea Comerci al padre, con specificazione che costui si era fatto un pò grossetto, chiaro, alto uno e settantacinque circa. E alla domanda del padre del Comerci, se ciò l’avesse detto a loro, cioè agli investigatori, il ferito aveva risposto negativamente, aggiungendo però di avere dato “le istruzioni precise”. Se ne ricava agevolmente che l’aggredito aveva riconosciuto l’aggressore, pur dicendosi sicuro al novanta per cento, e non aveva voluto espressamente indicarlo agli investigatori, ai quali tuttavia aveva offerto gli elementi necessari (tratti somatici, corporatura ed abbigliamento) per l’identificazione autonoma del responsabile, rivelando loro altresì l’esistenza di pessimi rapporti con la famiglia Condoluci e i pregressi fatti di sangue tra i due nuclei familiari”, proprietari di villaggi turistici a Parghelia, confinanti l’uno con l’altro: il “Sala Nikolaos – baia Tropea resort” (già “Blue Paradise”) di proprietà dei Comerci, ed il villaggio “La Vela” di proprietà dei Condoluci.

I giudici hanno inoltre escluso ipotesi calunniatorie da parte di Andrea Comerci nei confronti di Fabio Condoluci ed anzi hanno indicato nei contrasti fra le due famiglie il movente dell’azione criminosa, “catalizzatore – rimarca la Cassazione – degli ulteriori numerosi e convergenti elementi indiziari, e cioè: l’alibi di Fabio Condoluci, rivelatosi falso, in quanto smentito dalla fidanzata dell’imputato; il rinvenimento nei pressi della villa della sorella di Condoluci, nella disponibilità anche dell’imputato, di un motociclo Honda carbonizzato, privo di telaio e targhette identificative e con targa rubata; rinvenimento nel medesimo sito della pistola con matricola obliterata e relativo caricatore; rinvenimento nella stessa villa di un vecchio televisore al cui interno era stata ricavata una nicchia con presenza di macchie oleose, compatibili con lubrificanti per armi da fuoco”. Da qui il rigetto del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Fabio Condoluci era difeso dagli avvocati Luca Cianferoni del foro di Roma e Giuseppe Milicia del foro di Palmi. La pubblica accusa in Cassazione – che aveva concluso chiedendo il rigetto del ricorso dell’imputato – era rappresentata dal sostituto procuratore generale Elisabetta Cesqui. L’accusa in primo grado a Vibo Valentia era stata invece rappresentata dal pm Filomena Aliberti che ha anche coordinato le indagini condotte sul campo dai carabinieri.     In foto dall’alto in basso: Fabio Condoluci e il pm Filomena Aliberti

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