lunedì,Aprile 29 2024

Omicidio Oppedisano, l’autopsia e gli assetti criminali a Dinami e San Pietro di Caridà

Si cerca un legame con la soppressione di Alessandro Morfei. Da decenni manca un’operazione antimafia con epicentro tale realtà territoriale delle Preserre vibonesi a cavallo con la provincia di Reggio Calabria

Omicidio Oppedisano, l’autopsia e gli assetti criminali a Dinami e San Pietro di Caridà
Il luogo dell'omicidio Oppedisano
Domenico Oppedisano

Si terrà domani l’autopsia sul cadavere di Domenico Oppedisano, 24 anni, di San Pietro di Caridà, ucciso lunedì in un agguato a Prateria. Il giovane da qualche tempo si era trasferito a Monsoreto di Dinami, nel Vibonese, dove viveva con la famiglia. Le indagini vengono condotte per competenza territoriale e funzionale dalla Procura di Palmi, ma non è escluso nelle prossime ore un interessamento anche da parte della Dda di Reggio Calabria. Il giovane è stato freddato con quattro colpi di fucile caricato a pallettoni mentre si trovava a bordo di una Fiat Panda ed inutili si sono rivelati per lui i soccorsi all’ospedale di Polistena nel tentativo di strapparlo alla morte. La vittima lascia una figlia di appena un anno e una moglie di 22 anni.

Le indagini

Gli inquirenti al momento non tralasciano alcuna ipotesi anche se si cerca un possibile legame con l’omicidio del cugino – Alessandro Morfei – freddato nel settembre del 2022 a Monsoreto di Dinami con due colpi di fucile caricato a pallettoni mentre si trovava alla guida di un trattore in località Eremo di San Francesco. Il trentenne è poi morto all’ospedale di Vibo Valentia. Anche in questo caso le modalità dell’agguato hanno fatto propendere per un omicidio di chiaro stampo mafioso, ma il caso è stato seguito dalla Procura ordinaria di Vibo Valentia e nulla si sa sull’eventuale passaggio alla Dda di Catanzaro, competente per i delitti legati alla criminalità organizzata. L’unica certezza è che ad oggi l’omicidio di Alessandro Morfei resta impunito. 

Gli assetti mafiosi a Dinami e dintorni

Alessandro Morfei

La rilettura dei due fatti di sangue potrebbe portare gli esiti delle indagini sui tavoli dei magistrati antimafia che allo stato – stando alle ultime inchieste nella zona di Dinami – si trova “scoperta” giudiziariamente in ordine ad assetti ed evoluzioni criminali in tale territorio a cavallo fra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Tralasciando alcune operazioni antidroga della Dda reggina che hanno lambito negli ultimi anni anche tali zone, l’operazione “Luce nei boschi” della Dda di Catanzaro – ormai del lontano 2012 e passata in giudicato – non ha toccato Dinami ma altre zone delle Preserre vibonesi con epicentro i territori di Gerocarne, Sorianello e Soriano Calabro. Vecchie operazioni della Dda di Reggio Calabria – come la storica “Piano Verde” – “disegnano” invece tali assetti mafiosi sul territorio: gli Zungrone a Dinami, i Morfei a Monsoreto di Dinami, i Tavella a Melicuccà di Dinami, gli Oppedisano nella vicina San Pietro di Caridà (con sconfinamenti di tale clan anche nella vicina Monsoreto), gli Albanese a Candidoni e gli storici Chindamo-Ferrentino e Lamari-D’Agostino-Cutellè a Laureana di Borrello; manca da decenni, quindi, un’operazione antimafia che abbia come epicentro Dinami e dintorni.

L’omicidio di Pietro Morfei

Pietro Morfei

Per meglio comprendere il contesto della zona non va dimenticato inoltre che il padre di Alessandro Morfei – Pietro Morfei – oltre ad essere emerso negli anni ’90 in indagini antimafia come l’operazione “Genesi” della Dda di Catanzaro e “Piano Verde” della Dda di Reggio Calabria, è stato anche lui ucciso in un agguato il 17 luglio 1998 nella piazzetta di Monsoreto di Dinami. Pietro Morfei avrebbe pagato con la vita il furto di un motorino ai danni di un soggetto imparentato con i Ferrentino-Chindamo, esponenti di spicco dell’omonimo clan di Laureana di Borrello. Non viene trascurata dagli inquirenti neanche la figura di uno zio della vittimal’omonimo Alessandro Morfei, scarcerato nel dicembre del 2014 dopo aver scontato 22 anni di reclusione per l’omicidio e la distruzione del cadavere di Giuseppe Russo, un giovane di Acquaro ucciso il 15 gennaio 1994 per aver intrapreso una relazione sentimentale con una cognata del boss Antonio Gallace che per tale fatto di sangue sta scontando l’ergastolo. Il 49enne Alessandro Morfei nel marzo 2022 (dopo la scarcerazione per espiazione della pena in relazione al delitto Russo) ha tuttavia ottenuto anche la revoca della sorveglianza speciale ed i magistrati l’hanno ritenuto riabilitato. Sebbene fatti lontani nel tempo – l’omicidio di Pietro Morfei e l’omicidio di Giuseppe Russo – che nulla potrebbero avere a che fare con gli omicidi di Alessandro Morfei e Domenico Oppedisano, si tratta tuttavia di avvenimenti che necessariamente dovranno essere riletti dagli inquirenti per avere contezza di alcuni legami e degli assetti criminali della zona. Morfei e Oppedisano, dunque. Due famiglie che continuano ad essere al centro delle cronache e, da ultimo, di fatti di sangue da decifrare compiutamente e allo stato impuniti.

LEGGI ANCHE: Omicidio nel Reggino, 24enne ucciso nelle campagne di San Pietro di Caridà

Omicidio Oppedisano, parla la zia: «Era un bravo ragazzo, solo casa e lavoro» – Video

Omicidio Morfei a Monsoreto di Dinami, “riflettori accesi” anche da parte della Dda di Catanzaro

top