venerdì,Maggio 3 2024

Tentato omicidio di Domenic Signoretta a Ionadi, una condanna e tre assoluzioni

Dalle investigazioni è emerso come tale fatto di sangue si sarebbe consumato per agevolare e rafforzare le famiglie di ‘ndrangheta avverse alla cosca Mancuso di Limbadi e Nicotera

Tentato omicidio di Domenic Signoretta a Ionadi, una condanna e tre assoluzioni
A sinistra Domenic Signoretta, a destra Antonio Campisi e Rocco Molè
Antonio Campisi

Sentenza del Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Tiziana Macrì, giudici a latere Giulia Conti e Luca Brunetti) per il tentato omicidio ai danni di Domenic Signoretta. Un fatto di sangue avvenuto il 19 maggio del 2019, a Nao di Ionadi, un commando aprì il fuoco con armi lunghe e corte contro l’abitazione di Domenic Signoretta, in quel momento affacciato sul balcone e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, tentando di ucciderlo. Antonio Campisi, 33 anni, di Nicotera, è stato condannato a 10 anni di reclusione, previa esclusione delle aggravanti mafiose (difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Alessandro Bavaro). Campisi incassa invece l’assoluzione per l’accusa di spari in luogo pubblico e quali pene accessorie viene condannato all’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per tutta la durata della pena. Il pm aveva chiesto per Antonio Campisi 23 anni di reclusione. Assolti, invece, perché il fatto non sussiste dall’accusa di favoreggiamento personale dell’allora latitante Antonio Campisi, gli imputati: Francesco Agostino, 39 anni, di Nicotera Marina (avvocato Giovanni Vecchio); Giuseppe Buccafusca, 56 anni, di Nicotera Marina (avvocato Giovanni Vecchio). Assoluzione anche per Antonio Galatà, 29 anni, di Gioia Tauro (difeso dagli avvocati Giuseppe Milazzo e Immacolata Romano), accusato di aver concorso nel tentato omicidio di Domenic Signoretta.

Le indagini e il contesto del tentato omicidio

Domenic Signoretta

Le indagini dirette dalla Dda di Catanzaro, e svolte dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della Polizia, unitamente alla Squadra Mobile di Vibo Valentia, hanno consentito di individuare quattro soggetti sospettati di aver partecipato al gruppo di fuoco che tentò l’omicidio di Signoretta. Si tratta di Antonio Campisi, Rocco Molè, Simone Ficarra e Antonio Galatà, con quest’ultimo avente il compito di recuperare i primi tre dopo l’agguato e che ora è stato assolto. Rocco Molè e Simone Ficarra hanno invece scelto il rito abbreviato. Dalle investigazioni è emerso come tale fatto di sangue – secondo l’impalcatura accusatoria – si sarebbe consumato al fine di agevolare e rafforzare le famiglie di ‘ndrangheta avverse alla cosca Mancuso di Limbadi, cui sarebbe stato invece contiguo Signoretta. In più, Antonio Campisi avrebbe cercato di vendicare la morte del padre (Domenico Campisi) attentando proprio alla vita di Domenic Signoretta che riteneva l’esecutore materiale dell’omicidio del proprio genitore per conto del clan Mancuso.

Rocco Molè

All’esito degli accertamenti, nel corso del mese di novembre 2021, è stato emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di uno degli autori materiali del delitto (Antonio Campisi) il quale però si è sottratto allo stesso rendendosi irreperibile fino al 17 dicembre 2021 quando è stato catturato dagli inquirenti presso un’abitazione situata ad Ardore. Grazie alle attività tecniche di indagine per le ricerche del latitante, sono emersi poi ulteriori elementi che hanno insospettito gli investigatori con riguardo all’ausilio prestato da alcuni parenti per favorire la latitanza dello zio dello stesso, pure lui latitante poiché sottrattosi alle ricerche dell’autorità giudiziaria dal 2019 a seguito dell’operazione “Ossessione”. Pertanto, il 4 marzo scorso, a Roma, è stato catturato anche il secondo latitante ed a seguito degli accertamenti successivamente esperiti è emersa la responsabilità di altri due soggetti, in quanto sospettati di aver favorito la latitanza, aiutandolo ad eludere le investigazioni. Culmine di tale complessa attività investigativa è giunto con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, emessi dalla Dda a carico degli indagati, sia per la commissione materiale del tentato omicidio di Signoretta, aggravato dall’aver realizzato lo stesso al fine di agevolare e rafforzare cosche di ‘ndrangheta, e sia per i fiancheggiatori della latitanza di Antonio e Giuseppe Campisi.

L’omicidio di Domenico Campisi

Antonio Campisi – originariamente inserito nel clan Mancuso – si è allontanato da tale consorteria dopo l’omicidio del padre, il broker della cocaina Domenico Campisi, ucciso sulla provinciale per Nicotera nel giugno 2011.  Avrebbe pagato con la vita l’aver tenuto nascosto a Pantaleone Mancuso (“l’Ingegnere”)ed a Domenic Signoretta alcuni traffici di cocaina. Un omicidio allo stato impunito, nonostante da anni esistano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Arcangelo Furfaro di Gioia Tauro, che ha indicato proprio in Domenic Signoretta (legato al boss Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere) uno degli autori dell’omicidio di Domenico Campisi. Da qui il proposito di Antonio Campisi di vendicare la morte del padre attentando proprio alla vita di Domenic Signoretta, facendosi aiutare da Rocco Molè, figlio del boss ergastolano di Gioia Tauro Mommo Molè. Domenico Campisi (padre di Antonio) era legato da rapporti di comparaggio con Girolamo (Mommo) Molè, padre di Rocco. In particolare, Girolamo Molè avrebbe fatto da compare d’anello a Domenico Campisi.  

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