Sovraffollamento e troppi suicidi, è emergenza carceri: «In Calabria li controlla la ‘ndrangheta»
Dall'inizio dell'anno in tutta Italaia si sono tolti la vita sei agenti penitenziari e 56 detenuti, di cui uno a Vibo Valentia. L'allarme del sindacato Uilpa
Si entra in carcere per scontare una pena ma un detenuto non immagina di dover scontare anche altre «pene non scritte», non previste: sovraffollamento, carenze sanitaria e psicologica, strutture fatiscenti, condizioni igieniche precarie. Si contano 56 suicidi, nel 2024, nelle carceri italiane (l’ultimo lunedì mattina a Venezia, un uomo di 37 anni), senza contare i casi di due detenuti che sono morti rifiutando di alimentarsi. In Calabria sono stati tre i suicidi dall’inizio dell’anno: a Rossano a gennaio, poi a Vibo Valentia e l’ultimo è avvenuto a Paola il primo luglio.
A questo dato si aggiungono sei agenti della polizia penitenziaria, suicidi anche loro dall’inizio dell’anno. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa penitenziari, calabrese doc, parla di «pena di morte di fatto» o, anche, di «morte per pena».
«Siamo in una situazione di assoluta illegalità nelle carceri – dice il segretario generale Uilpa –, illegalità diffusa, non dovuta solo al sovraffollamento, che è una delle cause dell’illegalità, perché l’incidenza dei suicidi dimostra che c’è più di qualcosa che non va. Siamo a un livello di casi senza precedenti. Abbiamo registrato anche quattro morti in 24 ore». E questo depauperamento del sistema penitenziario non nasce oggi ma si trascina, governo dopo governo «da almeno 25 anni».
Per quanto riguarda la situazione calabrese rispetto al panorama nazionale, secondo De Fazio «non è migliore, sarebbe una parola grossa, ma è meno peggio perché c’è un indice di sovraffollamento inferiore rispetto alla media. Siamo intorno al 115% di sovraffollamento rispetto a una media del 130% e in alcune carceri ci sono più del doppio dei detenuti. In Calabria ci sono un po’ meno detenuti problematici rispetto ad altre realtà. Purtroppo c’è da registrare anche un altro aspetto: il controllo della criminalità organizzata. I detenuti devono rispondere della propria condotta anche a soggetti di un certo spessore criminale. E poi comandano anche da fuori, nel senso che può arrivare anche da fuori l’ordine allo scagnozzo di dare una lezione a qualcuno». Continua a leggere su LaC News24
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