Processo Maestrale: le armi e la droga da Mileto a Lamezia nel racconto del pentito Matteo Vescio
Il collaboratore ha svelato gli affari tra il clan Iannazzo di Sambiase e il gruppo dei fratelli Tavella e Prostamo
Si è concentrata sulle conoscenze dei Prostamo e dei Tavella di San Giovanni di Mileto, la deposizione del collaboratore di giustizia Matteo Vescio di Lamezia Terme. Nel corso del maxiprocesso Maestrale-Carthago, rispondendo alle domande del pm Andrea Buzzelli, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia il collaboratore ha spiegato di aver fatto parte del “clan Iannazzo di Sambiase sino al 2012. Della zona di Mileto ho conosciuto i fratelli Rocco e Benito Tavella ed anche Giuseppe Prostamo, detto Giubba, e Francesco Prostamo. Per conto del clan Iannazzo – ha dichiarato Vescio – mi sono recato in un’occasione da Benito Tavella per prendere delle pistole. Un’altra volta sono uscito allo svincolo autostradale di Sant’Onofrio per prendere delle armi da Vincenzo Buttafuoco, un cognato dei Tavella. Ricordo che da lì siamo andati in una casa di Mileto dove le armi mi sono state consegnate da Rocco Tavella e dalla madre. Io in cambio diedi loro seimila euro. Si trattava di quattro valigette piene di armi che dovevano poi essere consegnate a Pietro Iannazzo di Sambiase. Benito Tavella, prima che lo sparassero e finisse sulla sedia a rotelle – ha dichiarato ancora il collaboratore Vescio – commetteva rapine e pure a me chiese degli agganci per portare a termine una rapina alle Poste. In altra occasione Rocco e Benito Tavella mi raccontarono che erano soliti appostarsi per rapinare dei fucili i cacciatori nelle campagne. Benito Tavella aggiunse anche che conosceva un certo Giuseppe Mancuso in grado di procurarmi, siamo tra il 2009 e il 2010, tutte le armi che volevo”.
La droga a San Giovanni di Mileto
Passando al “capitolo” del traffico di sostanze stupefacenti, Matteo Vescio ha spiegato che i fratelli Benito e Rocco Tavella gli hanno proposto in alcune occasioni “l’acquisto di eroina, mentre altre volte la droga mi è stata offerta da Giuseppe Prostamo, detto Giubba, e Francesco Prostamo. Personalmente – ha aggiunto Vescio – ho potuto vedere il via vai a casa di Benito Tavella a San Giovanni di Mileto da parte di persone che venivano a rifornirsi di stupefacenti. Lo stesso Antonio Pagliuso di Lamezia, che era solito spacciare la droga a Nicastro, mi disse che anche lui si riforniva di stupefacenti dai fratelli Benito e Rocco Tavella. Giuseppe Prostamo mi risulta essere cugino dei Tavella e si dedicava pure agli omicidi, mentre Benito Tavella mi confidò che Francesco Prostamo era solito invece trafficare droga. Rocco e Benito Tavella mi riferirono altresì che l’omicidio del loro fratello Michele Tavella era stato compiuto da un certo Pasquale che apparteneva ad un clan di San Giovanni di Mileto, ma non ricordo il cognome di tale soggetto. I Tavella dicevano tuttavia che dovevano eliminare questo Pasquale e tutta la sua famiglia”. Michele Tavella è stato ucciso il 7 ottobre del 2006 mentre si trovava sulla sedia di un barbiere a Mileto. Benito Tavella – imputato nel maxiprocesso Maestrale insieme al fratello Rocco ed al padre Fortunato – nell’ottobre del 2008 è rimasto vittima di un agguato a San Giovanni di Mileto, restando paralizzato agli arti inferiori e muovendosi solo con una carrozzina.
Vescio ha quindi concluso il suo esame ricordando che Benito e Rocco Tavella gli raccontarono di aver preso “una piccola quota sulle estorsioni praticate alle ditte impegnate nei lavori nel tratto autostradale di Mileto. Aggiunsero che il grosso delle estorsioni andava invece ai Mancuso di Limbadi con i quali a tenere i contatti provvedeva il loro padre”.
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