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Processo Maestrale: il pentito Cappello, la maxi estorsione e lo scontro tra gli esponenti di Mileto e i lametini

L’omicidio in Lombardia del boss Rocco Cristello voluto dal cognato Antonio Stagno, il ruolo dei Giampà e la suddivisione di una tangente da 500mila euro

Processo Maestrale: il pentito Cappello, la maxi estorsione e lo scontro tra gli esponenti di Mileto e i lametini
L'aula bunker di Lamezia Terme
Giuseppe Giampà

Deposizione del collaboratore di giustizia, Saverio Cappello, 44 anni, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel maxiprocesso Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium. “Ho fatto parte dal 2003 al 2011 della cosca Giampà di Lamezia Terme e ci sono entrato attraverso Giuseppe Giampà, il figlio del boss Francesco Giampà detto Il Professore. Facevamo omicidi, estorsioni, droga, un po’ di tutto a livello di ‘ndrangheta. Nel 2011 mi hanno dato nel carcere di Siano la dote della Santa. Spacciavo stupefacenti – ha ricordato il collaboratore – unitamente a Giuseppe Giampà e suo cugino Antonio Stagno che stava in Lombardia, a Giussano, e si occupava anche di trafficare in armi. Nel corso degli anni, Antonio Stagno ha avuto degli scontri con i parenti, tanto da far uccidere Rocco Cristello, suo cognato”. Si tratta dell’omicidio di Rocco Cristello, cognato di Stagno ed originario di Mileto, ed a sua volta anche cognato del boss Carmine Galati di Mileto. Rocco Cristello è stato ucciso a Verano Brianza il 27 marzo 2008 dopo essere divenuto in Lombardia un boss di prima grandezza nella ‘ndrangheta.

Stagno, Cristello e l’estorsione da 500mila euro

Rocco Cristello

Lo scontro tra i cognati Antonio Stagno, originario di Lamezia e imparentato con i Giampà, e Rocco Cristello si verifica – stando anche al racconto del collaboratore Cappello così come a quanto emerso nell’operazione Ulisse della Dda di Mileto – a seguito di un’estorsione ammontante a 500mila euro ai danni di alcuni imprenditori originari di Francica e titolari di una concessionaria di auto a Giussano. Siamo stati io e Antonio Stagno – ha ricordato il collaboratore Cappello – a posizionare in Lombardia una bottiglia di benzina e dei proiettili vicino la casa dei titolari della concessionaria di auto al fine di indurli a pagare. Nell’estorsione si sono poi introdotti Michele Silvano Mazzeo e uno dei Galati di Mileto e per la loro mediazione tra Cristello e Stagno hanno avuto inizialmente una quota di denaro. I due successivamente si sono però fatti da parte – ha ricordato il collaboratore Cappello – per timore di Rocco Cristello che già stava litigando con il cognato. Stagno ha poi eliminato Cristello e si è tenuto tutti i soldi dell’estorsione ed una parte del denaro è quindi andata ai Giampà di Lamezia Terme”.
Il collaboratore Saverio Cappello ha infine chiamato in causa “Salvatore Ascone di Limbadi, che apparteneva al clan Mancuso, e dal quale si rifornivano di cocaina Giuseppe Giampà e Antonio Stagno. In un’occasione mi sono recato io a casa di Salvatore Ascone per rifornirmi di droga, mentre solitamente da lui a prendere cocaina, per conto della cosca Giampà, si recava Giuseppe Chirumbolo”.

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