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Accordi corruttivi, logiche clientelari e politiche, clima di violenza e minacce. L’inchiesta che ha dato il via allo scioglimento dell’Asp

L’indagine della Dda di Catanzaro delinea un quadro di presunti accordi corruttivi, logiche clientelari e minacce a medici e professionisti. I dubbi sui lavori all’ospedale di Tropea e il focus sul servizio mensa in mano ad aziende dei clan

Accordi corruttivi, logiche clientelari e politiche, clima di violenza e minacce. L’inchiesta che ha dato il via allo scioglimento dell’Asp

Si sarebbe mostrata permeabile agli interessi della ‘ndrangheta l’Asp di Vibo Valentia. Il campanello d’allarme è stato lanciato dall’inchiesta della Dda di Catanzaro “Maestrale Carthago”, scattata il 10 maggio 2023, le cui risultanze investigative hanno dato il via all’iter che ha portato, ieri, il Consiglio dei ministri a sciogliere l’Azienda sanitaria provinciale. Negli atti di indagine si parla senza mezzi termini di «strettissimi collegamenti tra alcuni pubblici funzionari ed esponenti della ’ndrangheta. In particolare all’interno dell’Asp tali relazioni hanno determinato il condizionamento delle attività dell’ente pubblico per perseguire interessi privati e mafiosi».

L’inchiesta dedica un intero capito ai condizionamenti nell’Asp, un capitolo con un titolo molto esplicito: L’incidenza della criminalità organizzata nell’Asp di Vibo Valentia.

Gli «accordi corruttivi» di Cesare Pasqua

Figura centrale, in questa inchiesta, è quella di Cesare Pasqua, ex dirigente del dipartimento di Prevenzione. Stando alle indagini, con il dirigente avrebbe stretto accordi corruttivi esponenti delle ‘ndrine facendo valere «il peso “contrattuale” ed elettorale dell’articolazione ‘ndranghetistica di appartenenza». Pasqua avrebbe affidato il servizio di mensa ospedaliera dei nosocomi ricadenti nella competenza dell’Asp di Vibo Valentia all’azienda di Domenico Colloca, imprenditore considerato associato alla ‘ndrina di Paravati. L’ex dirigente è accusato di concorso esterno per avere fornito, sostiene l’accusa, «un concreto, specifico e consapevole contributo, quale Pubblico Ufficiale di riferimento dell’organizzazione criminale nell’Asp di Vibo Valentia» alle cosche Mancuso e Fiarè, rispettivamente inserite nei territori di Limbadi e San Gregorio D’Ippona.

Protezione mafiosa e voti

Grazie a lui la criminalità avrebbe portato i propri interessi nell’Azienda sanitaria. Pasqua è accusato di avere consentito «alla criminalità organizzata vibonese di infiltrarsi negli affari di proprio interesse, intervenendo in favore del sodalizio in occasione di problematiche burocratiche sorte nell’ambito di procedure amministrative di competenza dell’Asp, ovvero di controlli e/o sequestri amministrativi posti in essere nei confronti di imprese di interesse delle cosche». Il tutto in danno delle imprese non colluse che sarebbero state ostacolate.

In cambio avrebbe ottenuto «protezione mafiosa per la risoluzione di problemi» e sostegno elettorale. In particolare Pasqua avrebbe stretto accordi con Domenico Colloca, Gregorio Coscarella, esponente della cosca di San Gregorio D’Ippona, e Clemente Mazzeo. Per l’accusa, in cambio di almeno 500 voti per il figlio che si era candidato alle regionali del 2020, Pasqua avrebbe favorito l’impresa di Colloca nel servizio di mensa ospedaliero che Colloca svolgeva in regime di subappalto (sebbene espressamente vietato dalla normativa di riferimento).

La tentata violenza privata di Massara a una dottoressa

Lo scorso 25 gennaio sono state rinviate a giudizio 185 persone che ora stanno affrontando il processo nell’aula bunker di Lamezia Terme. Oltre a Pasqua, è andato a processo Francesco Tiburzio Massara, ex medico/dirigente dell’Azienda sanitaria vibonese. E’ accusato di tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso, in concorso con il boss di Zungri Giuseppe Antonio Accorinti e con Nazzareno Cichello, per avere cercato di costringere una dottoressa veterinaria dell’Asp a ritirare le querele per stalking che questa aveva sporto contro Massara. Per aiutare il dirigente medico Massara, Cichello si sarebbe presentato dalla donna in compagnia di Giuseppe Antonio Accorinti, la cui sola figura avrebbe dovuto intimidire la dottoressa. Questa non si è piegata dicendo: «… non mi impressiona nessuno … sono pronta anche a morire…».

Le minacce di Pasqua a due dirigenti

Allo stesso tempo Massara sarebbe stato, secondo l’accusa, anche vittima di Cesare Pasqua che avrebbe rivolto minacce di morte a Massara e, tramite lui, anche al dirigente Francesco Talarico. «Parlerò con i miei amici potenti di Vibo e qualche sera di queste ti faccio sparire per sempre a te ed a Talarico». E, in un’altra occasione, mostrando a Massara una pistola sotto la giacca avrebbe detto: «A te ed a Talarico vi distruggo». Un’azione nata – scrive la Distrettuale – per favorire il boss di Limbadi Luigi Mancuso che sarebbe intervenuto per far dissequestrare degli alimenti.

Il faro acceso sui concorsi

Questo il clima che viene fuori dalle indagini che accendono un faro anche sui concorsi all’interno dell’Asp. Un esempio è il concorso per cinque posti a tempo determinato come Oss. «La circostanza che i concorsi indetti dall’Asp rispondano a specifiche logiche clientelari e politiche – scrive la Dda – emerge in maniera dirompente dalle attività di intercettazioni afferenti il concorso».

I lavori all’ospedale di Tropea

Anche i lavori all’ospedale di Tropea sono stati interessati dagli appetiti delle cosche. In questo caso la cosca tropeana dei La Rosa, quella di Limbadi dei Mancuso e quella vibonese dei Lo Bianco-Barba avrebbero rivolto richiesta di “aggiustarsi” alle imprese impegnate nei lavori di “progettazione e realizzazione di opere di efficientamento energetico presso il presidio ospedaliero di Tropea – Progetto Demetra Tropea”. Avrebbero preteso il versamento di denaro da dividere tra i vertici delle consorterie.

Numero dei pasti gonfiato per favorire la cosca

Nel procedimento con rito abbreviato è implicato anche il dietista-nutrizionista dell’ Asp di Vibo Valentia e responsabile del servizio pasti per i degenti, Errigo Maria Vittoria. Per lui la Dda ha chiesto 4 anni di reclusione per il reato di truffa, poiché, in concorso con Domenico Colloca, quale gestore della ditta “Arte del Catering” e Gregorio Coscarella, quale, secondo l’accusa, referente della ‘ndrina di San Gregorio col compito di gestire il servizio mense di svariati ospedali per conto della criminalità organizza, avrebbe gonfiato il numero dei pasti somministrati, a gennaio 2019, ai degenti dell’ospedale di Vibo. Colloca e Coscarella avrebbero guadagnato indebitamente circa 3.400 euro per 500 pasti ospedalieri mai realmente somministrati.

In seguito all’inchiesta Maestrale-Carthago, il 22 novembre 2023 si è insediata la commissione d’accesso inviata dal prefetto di Vibo, Paolo Giovanni Grieco. I commissari hanno lavorato per sei mesi. Ieri sera la decisione del Consiglio dei ministri di sciogliere l’Asp. Diciotto mesi. È il secondo commissariamento per mafia nella travagliata storia dell’Azienda.

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