venerdì,Marzo 29 2024

Truffa sui farmaci al Ssn, Procura Vibo chiede rinvio a giudizio di tutti gli indagati

L'indagine mira a far luce su un presunto raggiro che sarebbe stato messo in piedi attraverso la farmacia di Caroniti, frazione del comune di Joppolo. L'inchiesta investe indirettamente pure la politica locale

Truffa sui farmaci al Ssn, Procura Vibo chiede rinvio a giudizio di tutti gli indagati

Associazione a delinquere, falso ideologico, falsità commesse incaricati di un servizio pubblico e truffa. Questi i reati per i quali il pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di quattro indagati coinvolti nell’inchiesta denominata “Pharma bluff” ” che mira a far luce su una presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale, con rimborsi “gonfiati” dei farmaci che sarebbero stati presentati all’Asp di Vibo Valentia dalla farmacia di Caroniti, frazione del comune di Joppolo. In particolare, la richiesta di rinvio a giudizio interessa: Giuseppe Dato, 60 anni, farmacista ex sindaco di Joppolo ed attuale consigliere comunale di minoranza; Francesco D’Agostino, 65 anni, medico di base, di Joppolo; Giuseppa Scinica, 51 anni, di Joppolo, dipendente dello studio medico D’Agostino; Carmen Ferraro, 33 anni, di Tropea, dipendente della farmacia Dato.

Le accuse. Secondo la Procura di Vibo Valentia, Giuseppa Scinica avrebbe predisposto le ricette dei farmaci “di cui gli ignari beneficiari non avrebbero mai fruito poiché non affetti da quelle patologie”, mentre Francesco D’Agostino avrebbe invece “falsamente attestato il diritto degli assistiti all’assistenza farmacologica indicata nella ricetta”. Carmen Ferraro avrebbe poi rimosso “le fustelle dalle confezioni dei farmaci” apponendole “nel riquadro delle ricette facendo apparire di aver venduto i medicinali ai clienti laddove provvedeva invece a disfarsene”. Giuseppe Dato avrebbe infine inoltrato le prescrizioni all’Asp di Vibo per farsi corrispondere “indebitamente i rimborsi di quanto speso per l’acquisto dei farmaci”, disfacendosi poi degli stessi farmaci.
L’inchiesta è stata condotta sul “campo” dal Corpo forestale dello Stato e dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza che hanno provveduto ad effettuare l’inventario e la catalogazione di tutto il materiale rinvenuto nella farmacia e ritenuto utile ai fini dell’indagine.

Sarebbero oltre 100 le ricette mediche ritenute false dagli inquirenti. I beneficiari sarebbero stati o “non affetti da patologie per le quali si rendeva necessaria l’assunzione dei farmaci prescritti oppure non bisognevoli in concreto poiché già muniti dei farmaci”. In concorso fra loro, i quattro indagati sono quindi accusati di aver tratto “in errore i funzionari dell’Asp di Vibo circa l’effettivo rimborso del prezzo di acquisto di 200 farmaci in realtà mai venduti ai pazienti”. L’Asp avrebbe poi corrisposto “somme non dovute per un importo complessivo in corso di accertamento”, conseguendo così “un ingiusto profitto con corrispondente danno per l’ente pubblico”. Le presunte condotte criminose coprono un arco temporale che va dal luglio 2012 al giugno 2013 e sarebbero state realizzate a Joppolo e nella frazione di Caroniti, sede della farmacia di Giuseppe Dato, che avrebbe ricevuto “rimborsi per un importo triplicato e di gran lunga superiore rispetto alle farmacie dello stesso distretto come Joppolo, Nicotera e Spilinga”. L’indagine si avvale di videoriprese ed intercettazioni. “Abbiamo perso un altro paziente”, oppure “Mannaia, ci stanno morendo tutti i pazienti”. Sarebbero state queste le frasi più ricorrenti fra le due donne arrestate coinvolte nell’inchiesta ogni volta che un paziente sarebbe venuto meno con l’impossibilità quindi di prescrivergli i farmaci. Giuseppa Scinica e Carmen Ferraro secondo il gip nelle intercettazioni inerenti le morti di alcuni pazienti si sarebbero lasciate andare a “risate e toni scherzosi” e le conversazioni dimostrerebbero per il giudice “un cinismo comune alle due donne” dove la “preoccupazione della Scinica sul fatto che stiano morendo tutti i pazienti appare giustificabile solo nella cinica ottica del venir meno della materia prima per porre in essere la condotta delittuosa, atteso che al dottore D’Agostino, e men che meno alla sua dipendente, nessuna significativa decurtazione negli emolumenti potrebbe derivare – aveva sottolineato il gip – dalla morte di un numero esiguo di pazienti rispetto ai 1.500 gli assistiti, il massimo consentito”.

Il gup, Lorenzo Barracco, ha fissato l’udienza preliminare per il 23 marzo 2017. Francesco D’Agostino e Giuseppa Scinica sono difesi dall’avvocato Giovanni Vecchio; Giuseppe Dato dall’avvocato Diego Brancia; Carmen Ferraro dall’avvocato Mario Ferraro. L’Asp di Vibo è stata individuata quale parte offesa.

Indiretti risvolti politici. L’inchiesta della Procura di Vibo finisce per avere, indirettamente, anche dei risvolti politici. Giuseppe Dato è infatti attualmente consigliere comunale di minoranza avendo perso le ultime elezioni amministrative del giugno scorso quando è stato eletto primo cittadino di Joppolo, Carmelo Mazza. Giuseppa Scinica è invece la madre dell’attuale vicesindaco di Joppolo, Caterina Mangialardo, nonché la moglie di Valerio Mangialardo, consigliere comunale di maggioranza sino all’agosto scorso quando ha poi rassegnato le dimissioni dopo il “caso” politico della nomina della figlia quale assessore esterno. Di recente Valerio Mangialardo, dipendente della Provincia di Vibo, è stato destinatario dell’approvazione di una convenzione per la sua utilizzazione a tempo parziale nel Municipio di Joppolo.

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