Maria Chindamo, il ricordo a 9 anni dalla scomparsa. La figlia: «Mamma vive in tutti noi, la ‘ndrangheta da questa strada non passa più»
VIDEO | Istituzioni, forze dell'ordine e cittadini si sono ritrovati davanti ai cancelli dell'azienda dell'imprenditrice uccisa e fatta sparire il 6 maggio del 2016. Il procuratore Falvo: «Lo Stato è qui, il cambiamento è visibile». Tra i presenti anche il cantautore Brunori Sas
In contrada Montalto a Limbadi, nel luogo in cui il 6 maggio del 2016 l’imprenditrice di Laureana di Borrello Maria Chindamo fu rapita e fatta sparire, sono giunte questa mattina centinaia di persone per ricordarla nel nono anniversario della sua scomparsa.
Ci sono le istituzioni, presenti al fianco di Vincenzo Chindamo, suo fratello, e dei figli, Vincenzino, Federica e Letizia. Dal sottosegretario all’Interno Wanda Ferro che ha portato il saluto del ministro Piantedosi al procuratore Camillo Falvo, dal prefetto di Vibo Aurora Colosimo ai vertici delle forze dell’ordine. C’è pure il vicepresidente della Giunta regionale Filippo Pietropaolo, l’assessore regionale Maria Stefania Caracciolo e il vescovo Attilio Nostro. Ci sono gli imprenditori Nino De Masi e Gaetano Saffioti. Ci sono le associazioni, i sindaci con la fascia tricolore e tanti, tantissimi giovani. Tra i presenti anche il cantautore calabrese Dario Brunori, impegnato nell’associazione “Uno Nessuno 100mila”.
E lì dove c’era un muro macchiato di sangue che fu spettatore del brutale rapimento di Maria, è stata inaugurata un’opera del maestro Luigi Camarilla. Una spirale in ferro, colorata e dinamica.
Commossi i figli di Maria. Perché la loro mamma, dicono, ogni anno, sempre di più, vive. Vive nella coscienza collettiva.
«Ogni anno è sempre più bello ritrovarci qui perché vuol dire che la gente buona c’è, vuol dire che il cambiamento sta avvenendo – dice la figlia di Maria, Federica Punturiero -, vuol dire che mia mamma non è davvero morta. Vuol dire che non l’hanno ammazzata. Mia mamma è qui. Mia mamma sono io. Mia mamma è mio fratello. È mia sorella Letizia. Mia mamma siamo tutti noi. È viva e presente. Una presenza importante che si fa sentire». «È la speranza che in questo territorio davvero qualcosa può cambiare», aggiunge suo fratello Vincenzino.
«La ‘ndrangheta – puntualizza Federica – da questa strada non passa più. Perché qui adesso c’è la legalità, la giustizia. C’è lo Stato».
«Conosco bene questo cancello e queste terre – ha detto il procuratore Falvo davanti all’azienda di Chindamo -. Abbiamo ascoltato collaboratori che hanno parlato del caso di Maria, abbiamo istruito il processo, oggi in Corte d’Assise a Catanzaro. Anni fa era impossibile anche solo nominare certi nomi. Oggi invece lo Stato è qui, e il cambiamento è visibile». Parlando dei figli della donna ha detto di averli incontrati più volte: «Crescono con l’amore di chi è loro vicino. Maria è il simbolo di chi ha dato la vita per resistere alla criminalità organizzata».
«I testimoni di giustizia – ha sostenuto Wanda Ferro, sottosegretario all’Interno – sono il cuore pulsante del nostro coraggio. Come diceva Sant’Agostino, la speranza ha due figli: lo sdegno per le ingiustizie e il coraggio per cambiarle. Vincenzo Chindamo ha saputo trasformare il dolore in speranza. Lo Stato non lo ha mai dimenticato, e oggi è qui per dire che continuerà a esserci».
«Volevano spaventarci – ha detto il fratello di Maria, Vincenzo – dividerci, seminare terrore. Invece oggi io vedo il senso dello Stato, lo vedo negli studenti, nei magistrati, nei cittadini. Abbiamo detto: basta paura. Controlliamo noi questa terra. E oggi, insieme, ci siamo riusciti».
Tra la folla anche Brunori Sas: «Sono felice di essere oggi qui, testimone di questa giornata di rinascita. Nella canzone “L’albero delle noci” che ho portato a Sanremo dico che le persone buone portano corone di spine, ma a fronte di un calvario c’è poi il momento della rinascita. E questa giornata lo testimonia. Molti mi dicono “grazie” per avere portato in alto il nome della Calabria. Io oggi guardando tutte queste persone, dagli studenti ai testimoni di giustizia, fino ai familiari di Maria, dico che siete voi che portate in alto il nome della Calabria».