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Anche Luigi Mancuso tra i 20 boss indagati dopo 34 anni per l’omicidio del giudice Scopelliti

Nel mirino della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria c’è una sorta di all star della mafia: i capi di 'ndrangheta e Cosa nostra coalizzati per punire un togato che non aveva paura della verità

Anche Luigi Mancuso tra i 20 boss indagati dopo 34 anni per l’omicidio del giudice Scopelliti

L’esecuzione deliberata da Cosa Nostra in un summit a Catania nella primavera del 1991, i colpi di fucile calibro 12 esplosi contro la Bmw del giudice Antonino Scopelliti, sostituto Procuratore generale della Cassazione. Un caso aperto: dopo 34 anni l’auto del giudice è tornata sul luogo del delitto – tra Villa San Giovanni e Campo Calabro – per nuovi rilievi. E una serie di perquisizioni è stata compiuta dalla polizia a Messina: è lì che, secondo gli inquirenti, il commando omicida avrebbe avuto la propria base logistica. Oggi emergono i dettagli del decreto di perquisizione che può cambiare la storia di quel delitto.  

Delitto Scopelliti, indagato il gotha della ’Ndrangheta

L’elenco degli indagati calabresi pesca nel gotha della ’ndrangheta. C’è Giorgio De Stefano, considerato promotore e dirigente della componente “riservata” della ’Ndrangheta; ci sono Giuseppe Piromalli, Luigi Mancuso, Giuseppe Morabito e Franco Trovato, «soggetti di vertice della ’Ndrangheta unitaria». Boss della Piana di Gioia Tauro, del Vibonese, dell’Aspromonte, coinvolti nel delitto. Così come Pasquale Condello il Supremo, capocosca dell’«ambito di competenza» in cui è avvenuto l’omicidio. Stessa ipotesi per Giuseppe De Stefano, boss di Archi, Luigi Molinetti, responsabile dei gruppi di fuoco del clan De Stefano, Pasquale e Vincenzo BertucaVincenzo e Giuseppe Zito.

Nel mirino della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria c’è una sorta di all star della mafia: i capi di due delle organizzazioni criminali più potenti al mondo coalizzati per punire un giudice che non aveva paura della verità.

Morto perché era stato designato come rappresentante dell’accusa nel maxi processo al mandamento palermitano di Cosa Nostra. Ucciso per il suo «rifiuto definitivo a prestare collaborazione all’aggiustamento» del procedimento.

Gli indagati

Maurizio Avola, nato il 28 luglio 1961 a Catania;

Santo Araniti, nato il 25 aprile 1947 a Reggio Calabria;

Pasquale Bertuca, nato il 18 novembre 1957 a Villa San Giovanni;

Vincenzo Bertuca, nato il 1° ottobre 1950 a Villa San Giovanni;

Pasquale Condello, nato il 24 settembre 1950 a Reggio Calabria;

Marcello D’Agata, nato il 13 novembre 1948 a Catania;

Giorgio De Stefano, nato il 27 novembre 1948 a Reggio Calabria;

Giuseppe De Stefano, nato il 1° dicembre 1969 a Reggio Calabria;

Aldo Ercolano, nato il 14 novembre 1960 a Catania;

Eugenio Galea, nato l’8 giugno 1944 a Catania;

Luigi Mancuso, nato il 16 marzo 1954 a Limbadi;

Luigi Molinetti, nato il 10 febbraio 1964 a Reggio Calabria;

Giuseppe Morabito, nato il 15 agosto 1934 ad Africo;

Antonino Pesce, nato il 16 marzo 1953 a Rosarno;

Giuseppe Piromalli, nato il 4 gennaio 1945 a Gioia Tauro;

Vincenzo Salvatore Santapaola, nato il 2 giugno 1969 a Catania;

Pasquale Tegano, nato il 14 gennaio 1955 a Reggio Calabria;

Franco Trovato, nato il 2 maggio 1947 a Marcedusa;

Giuseppe Zito, nato il 27 agosto 1938 a Fiumara;

Vincenzo Zito, nato il 1° dicembre 1958 a Fiumara.
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