Vibo, Paolillo (Wwf) in lacrime davanti al video dell’abbattimento dei pini di piazza Salvemini: «Li avevano già condannati»
Il decano degli ecologisti vibonesi commenta l’eliminazione degli alberi per far spazio al cantiere Pnrr: «Un colpo al cuore vederli così inermi di fronte alla violenza delle ruspe»

È in lacrime Pino Paolillo, letteralmente. Il responsabile conservazione del Wwf e decano degli ecologisti vibonesi non trattiene il pianto dinanzi alle immagini degli alberi di piazza Salvemini abbattuti dalle ruspe del Comune, che questa mattina all’alba ha dato esecuzione all’ordinanza del febbraio scorso che prevedeva l’eliminazione dei pini che da decenni riempivano l’emiciclo di fronte al Consorzio agricolo, nei pressi dell’ospedale Jazzolino.
Il video dell’abbattimento, pubblicato da Il Vibonese, «è stato un colpo al cuore» dice Paolillo tra i i singhiozzi. «Ho dovuto interromperlo perché non riuscivo più a guardarlo -. Su quei poveri alberi, così inermi di fronte alla violenza delle ruspe, pendeva da tempo una condanna a morte decretata in nome del miracoloso Pnrr (la piazza è oggetto di un intervento di riqualificazione, ndr) che ha regalato soldi a destra e a manca per la famosa rigenerazione urbana». Per il rappresentante del Wwf – che pure è ricorso al Tar senza ottenere però una sospensiva cautelare dell’ordinanza in attesa del giudizio di merito a luglio – l’abbattimento di questa mattina fa parte di un copione che era già scritto.
«Su quei poveri alberi, ridotti a legna da ardere – continua – , si è detto e scritto di tutto, dalle perizie degli esperti (dopo che il danno era già stato creato con gli scavi per il cantiere del Pnrr), alle balle sulla volontà di salvarli da parte del Comune. La loro misera sorte era stata segnata nel momento in cui si è deciso di ridisegnare la piazza senza di essi. Si è solo voluto prolungarne l’agonia. Se nessuno li avesse toccati sin dall’ inizio, sarebbero ancora lì a regalare ombra, verde e ossigeno. Al loro posto sorgeranno vialetti, campetti e magari qualche aiuola, giusto per incrementare il verde pubblico. L’unica raccomandazione: non chiamate anche questo parco della “biodiversità”».