Sparatoria a Piscopio nel 2004, aperto a Vibo il processo a Michele Fiorillo
Il Tribunale esclude alcune richieste di costituzione di parte civile. Rigettata l’eccezione di incompetenza per materia sollevata dal pm. Nell’agguato sono rimasti feriti i cugini Bellissimo


Si è aperto dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia (Tiziana Macrì presidente, a latere i giudice Bertola e Maccarone), il processo nato dall’inchiesta “Portosalvo” che vede imputato Michele Fiorillo, 39 anni, di Piscopio, alias “Zarrillo”, per il tentato omicidio dei cugini Rocco Bellissimo e Nicola Bellissimo (di Sant’Angelo di Gerocarne) avvenuto il 3 ottobre 2004 a Piscopio. Dell’agguato insieme a Michele Fiorillo è accusato anche Rosario Battaglia, pure lui di Piscopio, che ha però scelto il rito abbreviato. Il Tribunale, in accoglimento di delle argomentazioni sollevate dall’avvocato Diego Brancia (difensore di Michele Fiorillo) ha escluso dalla costituzione di parti civili l’associazione Antiracket, la Regione Calabria e il fondo antiusura, mentre la Provincia di Vibo Valentia era già stata esclusa dinanzi al gup. Restano quindi parti civili nel processo solo il Ministero dell’Interno e il Comune di Vibo Valentia. Il pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli, ha quindi avanzato un’eccezione di incompetenza per materia sostenendo che il Tribunale di Vibo dovesse trasmettere gli atti alla Corte d’Assise di Catanzaro dove Michele Fiorillo è già stato rinviato a giudizio per rispondere degli omicidi di Michele Palumbo (ucciso nella frazione Longobardi l’11 marzo 2010) e di Giuseppe Pugliese Carchedi (avvenuto a Pizzo il 17 agosto 2006), ritenendo il tentato omicidio dei cugini Bellissimo probatoriamente connesso agli altri due fatti di sangue. L’avvocato Diego Brancia ha invece sostenuto l’infondatezza dell’eccezzione sollevata dal pm. Il Tribunale ha quindi deciso che il processo per il tentato omicidio dei Bellissimo resterà a Vibo ed ha rinviato l’udienza al 15 luglio per sentire uno dei testi del pm, riservandosi la decisione sulle produzioni documentali avanzate dallo stesso pm e che coincidono con gli atti di altri processi (verbali di udienza dell’omicidio De Pietro).
Il fatto di sangue al centro del processo
Il processo mira a ricostruire la sparatoria avvenuta il 3 ottobre del 2004 in via Varelli a Piscopio quando sono stati esplosi diversi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dei cugini Rocco e Nicola Bellissimo di Sant’Angelo di Gerocarne. Le vittime designate, nonostante le ferite, sono riuscite a mettersi in salvo. Il tentato omicidio è aggravato dalle finalità mafiose ed a Fiorillo e Battaglia viene contestata pure la detenzione di pistole semiautomatiche calibro 12 con le quali avrebbero aperto il fuoco lungo la strada principale di Piscopio durante i festeggiamenti in onore di San Michele. Nell’immediatezza della sparatoria, le indagini avevano permesso di raccogliere elementi informativi secondo i quali l’azione delittuosa era maturata a seguito di un acceso diverbio avvenuto qualche ora prima tra il gruppo capeggiato da Nicola Bellissimo e Giovanni Battaglia, fratello di Rosario Battaglia. Il diverbio, secondo la ricostruzione investigativa, era nato a causa degli apprezzamenti che un ragazzo, facente parte del gruppo di Bellissimo aveva rivolto – nei pressi del piazzale ove erano state montate le giostre – nei confronti della fidanzata di Giovanni Battaglia, il quale li aveva rimproverati pubblicamente. A tale episodio era seguita la reazione ad opera di uno dei Bellissimo che, rintracciato Giovanni Battaglia nei pressi di via Varelli, per vendicarsi di essere stato ripreso, lo aveva schiaffeggiato.
Gli accertamenti balistici e le dichiarazioni di Moscato
L’accertamento balistico ha permesso di stabilire che per compiere il danneggiamento all’autovettura di Antonio De Pietro (di poco antecedente all’omicidio di quest’ultimo) e il ferimento dei giovani a Piscopio era stata usata la stessa pistola. E medesima arma era stata usata anche per il danneggiamento al panificio Valenzise e alla palestra Olimpia. A descrivere poi gli avvenimenti ci ha pensato il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato: “So che Rosario Battaglia e Michele Fiorillo sono giunti sul posto entrambi armati, ma senza mettersi d’accordo prima. Questo – ha riferito Moscato – me l’ha raccontato Rosario Battaglia in un’occasione in cui, vicino Varì, abbiamo incontrato casualmente in macchina Francesco Idà mentre era in compagnia di questo Bellissimo. Poi fuori dalla macchina, in campagna, Rosario Battaglia mi ha detto chi era questo Bellissimo, del suo tentato omicidio quando invece che in testa era stato colpito al braccio per aver toccato il sedere alla fidanzata del fratello”.
Le posizioni distinte di Fiorillo e Battaglia
A rendere dichiarazioni sul fatto di sangue è stato nell’aprile del 2020 anche il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena di Vibo Valentia. Lo stesso per l’agguato ai Bellissimo ha tirato in ballo pure Salvatore Morelli, ma sul punto non vi sono riscontri, così come il gip ha ritenuto “indefinita l’attribuzione della condotta a soggetti specifici, se non individuati come “I Piscopisani”. I riscontri alle dichiarazioni di Moscato, invece, il gip distrettuale li ha ravvisati solo in ordine alla posizione di Michele Fiorillo, alias “Zarrillo”, ma non anche nei confronti di Rosario Battaglia. E’ in particolare un’intercettazione tra la madre di Michele Fiorillo ed altra familiare a dare conferma sulle presunte responsabilità in ordine alla sparatoria del 3 ottobre 2004 a Piscopio. Per il gip, infatti, la donna ha sostanzialmente “confermato la partecipazione del figlio agli eventi avvenuti tempo prima a Piscopio, per i quali lo stesso già aveva rischiato di commettere atti che avrebbero potuto causargli vent’anni di carcere. Questa l’intercettazione: “Quando ha fatto quella storia di Piscopio… Ragazzi siamo stati tutti. Questa ragazza, pure che gli avevano detto qualche cosa, se la poteva pure mangiare, va bene? Perché io ho 43 anni. Lei se la poteva pure mangiare, perché ragazzi siamo stati tutti e cose ce ne sono successe a tutte. Dopo vuol dire che se gli avevano detto che era bella, se lo teneva! Era un complimento! C’era bisogno di fare quella scena! La? Ma tu lo sai che per poco potevano prendere…lui…vent’anni di carcere”.
Per il gip “il contenuto di tale conversazione risulta chiaramente richiamare gli eventi del 3 aprile 2004, attesi i chiari riferimenti al coinvolgimento di una “ragazza”, come causa scatenante della lite. A ciò si aggiungono poi le parole della donna intercettata descrittive delle condizioni dei soggetti attinti dalle armi da fuoco in quel frangente utilizzate, ricondotte pacificamente agli eventi accaduti “alla festa di Piscopio”. A diverse conclusioni il gip era giunto invece per quanto concerne l’attribuzione di responsabilità a Rosario Battaglia che, oltre alle dichiarazioni del collaboratore Moscato non ha trovato “negli ulteriori elementi investigativi un adeguato riscontro specifico e individualizzante”. In ogni caso, sia Michele Fiorillo che Rosario Battaglia si trovano sotto processo (sia pure con rito diversi) e solo all’esito degli stessi si potrà avere una prima verità giudiziaria su tale fatto di sangue.
LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta, operazione Portosalvo su omicidi a Vibo: la Dda chiede otto ergastoli