Accorpamento delle Corti tributarie, levata di scudi dall’Ordine degli avvocati di Vibo: «Scelta sbagliata e senza fondamento»
Le ricadute sul territorio sarebbero molteplici: dalla dilatazione dei tempi processuali alla riduzione dell'efficienza complessiva del sistema. Una decisone che viene definita «priva di giustificazioni»

Una decisione definita «sbagliata e dannosa», che rischia di tradursi nell’ennesimo schiaffo istituzionale a un territorio già abbondantemente penalizzato. È con toni netti e senza riserve che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vibo Valentia, la Camera Tributaria locale e la Provincia si scagliano contro il progetto di accorpamento delle Corti Tributarie di Vibo Valentia e Crotone a quella di Catanzaro.
A guidare la presa di posizione sono l’avvocato Francesco De Luca, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vibo, l’avvocato Antonio Furchì per la Camera Tributaria e il vicepresidente della Provincia, Nicola Lasorba. I tre sottolineano all’unisono come l’ipotesi di accorpare le due sedi a quella catanzarese sia «priva di giustificazioni oggettive» e basata su criteri numerici che, di fatto, non reggono all’esame dei dati.
Secondo quanto trapelato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, spiegano gli avvocati, il piano di realizzazione delle Corti Tributarie – che prevede le riduzione da 103 a 39 sedi sul territorio nazionale – colpirebbe anche Vibo e Crotone, nonostante entrambe superino la soglia minima di ricorsi annui indicata dallo stesso MEF (1000 – 1500 ricorsi). I numeri parlano chiaro: oltre mille ricorsi nel 2023 e circa 1500 già iscritti nel 2024 per ciascuna delle due sedi.
Nonostante ciò, le Corti rientrano tra quelle «a rischio chiusura». «Una scelta – sottolineano – che appare ancora più incomprensibile se si considera la complessità sociale del territorio e il ruolo centrale che questi presidi rivestono per cittadini, professionisti e imprese locali. Spostarli su Catanzaro significherebbe aumentare tempi e costi, ma soprattutto allontanare la giustizia dal cittadino».
Le ricadute – ammoniscono i tre rappresentanti – sarebbero molteplici: dilatazione dei tempi processuali, aumento del carico di lavoro per i giudici di Catanzaro, con conseguente rischio di riduzione della qualità delle decisioni e dell’efficienza complessiva del sistema. Senza dimenticare un altro elemento essenziale: la conoscenza del territorio.
«Le Corti locali – si legge nella nota – possiedono una competenza sedimentata sulle specificità economiche e sociali dell’area. Portare tutto a Catanzaro significherebbe anche perdere questo bagaglio. E con esso, rischiare una minore aderenza delle sentenze alla realtà locale e una crescente sfiducia dei cittadini nella giustizia tributaria».
La richiesta, chiara e diretta, è che «le istituzioni si attivino per scongiurare l’ennesimo depotenziamento e, anzi, invertano la rotta: rafforzare non smantellare. Perché la giustizia tributaria, concludono i promotori dell’appello è un pilastro del sistema e non può essere sacrificata sull’altare di una realizzazione cieca e irragionevole».