mercoledì,Giugno 4 2025

Accorpamento delle Corti tributarie, levata di scudi dall’Ordine degli avvocati di Vibo: «Scelta sbagliata e senza fondamento»

Le ricadute sul territorio sarebbero molteplici: dalla dilatazione dei tempi processuali alla riduzione dell'efficienza complessiva del sistema. Una decisone che viene definita «priva di giustificazioni»

Accorpamento delle Corti tributarie, levata di scudi dall’Ordine degli avvocati di Vibo: «Scelta sbagliata e senza fondamento»

Una decisione definita «sbagliata e dannosa», che rischia di tradursi nell’ennesimo schiaffo istituzionale a un territorio già abbondantemente penalizzato. È con toni netti e senza riserve che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vibo Valentia, la Camera Tributaria locale e la Provincia si scagliano contro il progetto di accorpamento delle Corti Tributarie di Vibo Valentia e Crotone a quella di Catanzaro.

A guidare la presa di posizione sono l’avvocato Francesco De Luca, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vibo, l’avvocato Antonio Furchì per la Camera Tributaria e il vicepresidente della Provincia, Nicola Lasorba. I tre sottolineano all’unisono come l’ipotesi di accorpare le due sedi a quella catanzarese sia «priva di giustificazioni oggettive» e basata su criteri numerici che, di fatto, non reggono all’esame dei dati.

Secondo quanto trapelato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, spiegano gli avvocati, il piano di realizzazione delle Corti Tributarie – che prevede le riduzione da 103 a 39 sedi sul territorio nazionale – colpirebbe anche Vibo e Crotone, nonostante entrambe superino la soglia minima di ricorsi annui indicata dallo stesso MEF (1000 – 1500 ricorsi). I numeri parlano chiaro: oltre mille ricorsi nel 2023 e circa 1500 già iscritti nel 2024 per ciascuna delle due sedi.

Nonostante ciò, le Corti rientrano tra quelle «a rischio chiusura». «Una scelta – sottolineano – che appare ancora più incomprensibile se si considera la complessità sociale del territorio e il ruolo centrale che questi presidi rivestono per cittadini, professionisti e imprese locali. Spostarli su Catanzaro significherebbe aumentare tempi  e costi, ma soprattutto allontanare la giustizia dal cittadino».

Le ricadute – ammoniscono i tre rappresentanti – sarebbero molteplici: dilatazione dei tempi processuali, aumento del carico di lavoro per i giudici di Catanzaro, con conseguente rischio di riduzione della qualità delle decisioni e dell’efficienza complessiva del sistema. Senza dimenticare un altro elemento essenziale: la conoscenza del territorio.

«Le Corti locali – si legge nella nota – possiedono una competenza sedimentata sulle specificità economiche e sociali dell’area. Portare tutto a Catanzaro significherebbe anche perdere questo bagaglio. E con esso, rischiare una minore aderenza delle sentenze alla realtà locale e una crescente sfiducia dei cittadini nella giustizia tributaria».

La richiesta, chiara e diretta, è che «le istituzioni si attivino per scongiurare l’ennesimo depotenziamento e, anzi, invertano la rotta: rafforzare non smantellare. Perché la giustizia tributaria, concludono i promotori dell’appello è un pilastro del sistema e non può essere sacrificata sull’altare di una realizzazione cieca e irragionevole».

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