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Rinascita Scott e ripristino del carcere, le decisioni della Cassazione per due condannati in primo grado

Un rigetto del ricorso della Dda di Catanzaro e un annullamento con rinvio dinanzi al Tribunale del Riesame. Ecco i nomi e le accuse

Rinascita Scott e ripristino del carcere, le decisioni della Cassazione per due condannati in primo grado
Antonio Prestia

Un rigetto per inammissibilità del ricorso e un accoglimento con rinvio al Tribunale del Riesame. Questo l’esito in Cassazione di due distinti ricorsi della Dda di Catanzaro che aveva chiesto il ripristino della misura cautelare del carcere nei confronti di due condannati in primo grado nel maxiprocesso Rinascita Scott e per i quali è ancora in corso il processo d’appello. Il ricorso della Dda è stato dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte nei confronti dell’imprenditore Antonio Prestia, 57 anni, di San Calogero, condannato in primo grado (il 23 novembre 2023) dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia a 16 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa (originariamente gli veniva contestato il reato di associazione mafiosa). Il 21 novembre dello scorso anno, il Tribunale del Riesame ha quindi respinto la richiesta di aggravamento della misura per Prestia dagli arresti domiciliari al carcere. Da qui il ricorso in Cassazione della Dda, con la Suprema Corte che ha ribadito le ragioni del Tribunale del Riesame laddove ha posto in risalto “che Prestia è sottoposto alla misura degli arresti domiciliari già da cinque anni e che non sono stati segnalati comportamenti che lascino presagire il pericolo di fuga, neppure dopo la condanna di primo grado”. A fronte di tali motivazioni, per la Cassazione il ricorso della Dda a sostegno dell’aggravamento della misura nei confronti di Antonio Prestia “si appalesa del tutto generico” e da qui la dichiarazione di inammissibilità dello stesso.

Discorso diverso, invece, per Francesco Pugliese, 37 anni, detto “Willy”, di Vibo Valentia, attualmente in stato di libertà, condannato in primo grado a 16 anni di reclusione per associazione mafiosa (‘ndrina dei c.d. “Cassarola”). In questo caso la Cassazione, in accoglimento del ricorso della Dda, ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio per un nuovo giudizio dinanzi ad una diversa sezione del Tribunale del Riesame di Catanzaro. Francesco Pugliese è rimasto in carcere dal 19 dicembre 2019 al 9 luglio 2020 e la Cassazione fa osservare che il provvedimento del Tribunale del Riesame “è privo di una motivazione che si attagli alla situazione processuale di Francesco Pugliese, ossia di un imputato libero, in origine indagato per il reato di partecipazione all’associazione mafiosa denominata ‘ndragheta, per il quale il pubblico ministero ha chiesto l’applicazione della misura della custodia cautelare a seguito dell’intervenuta condanna per tale reato con sentenza di primo grado, non ancora irrevocabile”. Nel caso in esame, secondo la Cassazione il Tribunale del Riesame di Catanzaro “ha del tutto trascurato di indicare, per l’imputato condannato alla pena di sedici anni in esito al giudizio di primo grado, le ragioni di esclusione della presunzione di pericolosità che, sole, consentirebbero di ritenere inutile la cautela nella forma della custodia in carcere”. Da qui l’annullamento con rinvio affinchè il Tribunale del Riesame di Catanzaro, in diversa composizione, si pronunci nuovamente sul ripristino della misura cautelare in carcere per Francesco Pugliese, così come richiesto dalla Dda.

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