Il grido collettivo di Libera scuote Vibo Valentia: «Verità per 1100 vittime di mafia ancora senza giustizia»
In occasione del trentennale dell’associazione il tour nazionale ha fatto tappa nel capoluogo vibonese. Tra i partecipanti anche i familiari delle vittime di ‘ndrangheta

Per le vittime innocenti della mafia. Per quella fame di Verità e Giustizia che ha risuonato anche a Vibo Valentia. È il grido di Libera che si è alzato dal corso Vittorio Emanuele III, davanti alla Prefettura, in occasione del tour nazionale che l’associazione antimafia sta effettuando nel trentennale della sua fondazione. Al sit-in presente una nutrita delegazione di sindaci con la fascia tricolore, le associazioni del territorio, cittadini e familiari delle vittime innocenti di mafia. In prima fila anche i genitori di Stefano Piperno, il giovane educatore di 34 anni di Nicotera ucciso il 19 giugno 2018, il cui corpo fu ritrovato carbonizzato insieme alla sua auto nelle campagne di Comerconi. Una morte che a distanza di 7 anni chiede ancora giustizia. «Lotteremo fino alla fine dei nostri giorni per potere conoscere tutta la verità sulla morte di nostro figlio e avere una vera giustizia. Vogliamo che i responsabili della morte di mio figlio paghino per quello che hanno fatto. Noi non sappiamo neppure perché nostro figlio sia stato ucciso», dicono Luigia Pagano e Gregorio Piperno.
È stato il referente regionale di Libera Giuseppe Borrello a farsi portavoce delle rivendicazioni dei familiari delle vittime di mafia e a chiedere «l’inserimento nella Costituzione del “diritto alla verità”, la necessità di equiparare le vittime del dovere e delle mafie a quelle del terrorismo, il riconoscimento dello Status di vittime di mafia anche per coloro i quali sono stati uccisi prima del 1961 e adottare nel nostro ordinamento le direttive europee che prevedono tutele per i familiari e riconoscono di diritti e non benefici». Poi, da una finestra, è stato steso un lenzuolo bianco con i nomi delle oltre mille vittime innocenti delle mafie.
Nell’elenco c’era anche quello di Giuseppe Russo Luzza, il 22enne di Acquaro ucciso 31 anni fa. In piazza c’è il fratello Matteo Luzza: «Non possiamo arrenderci – dice -. Se consideriamo i 1100 morti innocenti per mano delle mafie, di questi 850 non hanno ancora verità e giustizia, ecco spiegato il motivo del nostro impegno nel chiedere aiuto alle Istituzioni per le famiglie coinvolte in questi lutti».
Al termine dell’iniziativa una delegazione di familiari è stata ricevuta dal Prefetto di Vibo Valentia, Anna Aurora Colosimo, alla quale è stato consegnato un documento con una piattaforma di richieste sui “diritti delle vittime di mafia“.