mercoledì,Agosto 13 2025

Nuove analisi dopo il furto dei campioni d’acqua prelevati da Arpacal: nel fiume Angitola batteri fecali come 3 scarichi di depuratori – VIDEO

Livelli di inquinamento batterico molto più alti di quelli ammessi alla fine del ciclo di depurazione. Il direttore generale dell’Agenzia regionale: «È strano che abbiano portato via solo il frigorifero che conteneva i reperti da analizzare»

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Uno scarico abusivo (foto di repertorio)

«Sicuramente si tratta di uno sversamento illegale». Alla luce di quanto dichiarato ai nostri microfoni dal direttore generale di Arpacal, Michelangelo Iannone, diventano ancora più sinistre le ombre che si allungano sul furto che si è consumato domenica scorsa ai danni della stessa Agenzia regionale per l’ambiente. In quell’occasione, ignoti forzarono due mezzi per sottrarre il frigorifero portatile nel quale erano custoditi i campioni di acqua appena prelevati nell’area dell’Angitola, al confine della provincia vibonese con quella di Catanzaro. Un furto che, però, non ha impedito all’Arpacal di effettuare nuovi prelievi per eseguire le analisi previste.

Il secondo campionamento, dunque, ha evidenziato una elevata concentrazione di batteri fecali, bel al di sopra della soglia consentita per legge. «Abbiamo ripetuto immediatamente i prelievi – spiega Iannone –, proprio nell’ipotesi che si fosse trattato di un gesto diretto a evitare la verifica dello stato ambientale nell’area dell’Angitola».

E allora, ecco i risultati: «Per l’invaso dell’Angitola non è stata registrata alcuna variazione dei parametri, e anche l’affluente Reschia risulta privo di contaminazione batteriologica. Al contrario, abbiamo trovato nel fiume Angitola un livello di batteri molto elevati. Si tratta di escherichia coli, il che vuol dire che è un’attività antropica che provoca questo inquinamento».

In particolare, i prelievi hanno rivelato la presenza di una carica batteriologica di 13mila ufc su 100ml, più che doppia rispetto ai parametri consentiti per legge. Basti pensare, che è prevista una soglia di 5mila ufc nelle acque di scarico dei depuratori.

«Adesso che abbiamo individuato il punto inquinato – ha fatto sapere il dg di Arpacal – ovviamente andremo alla ricerca della causa, ripetendo le nostre attività in maniera mirata». Iannone, tuttavia, non si sbilancia in ipotesi sulle ragioni che possono aver condotto ignoti a sottrarre le provette. «Le ipotesi le lasciamo fare agli investigatori noi rimaniamo ai fatti. E i fatti sono che avevamo due macchine con i simboli di Arpacal e Calabria Verde e solo queste due macchine sono state forzate per prelevare attrezzature. Inoltre, dei frigoriferi presenti è stato prelevato solo quello che conteneva i campioni».

«Si tratta di un’azione deprecabile – ha concluso Iannone – perché colpisce delle attrezzature dello Stato e colpisce l’attività di donne e uomini impegnati a combattere chi inquina e a verificare qual è lo stato dell’ambiente».

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