domenica,Luglio 27 2025

Stefanaconi, l’ex sindaco Solano non molla e ricorre contro la sentenza del Tar che ha confermato lo scioglimento del Comune

L’ultimo capitolo sarà scritto dal Consiglio di Stato che dovrà decidere se accogliere la tesi dei ricorrenti secondo i quali «la sentenza di primo grado presenta profili di evidente ingiustizia e gravi vizi logico-giuridici»

Stefanaconi, l’ex sindaco Solano non molla e ricorre contro la sentenza del Tar che ha confermato lo scioglimento del Comune
Salvatore Solano

Nuovo capitolo nella vicenda riguardante lo scioglimento del Comune di Stefanaconi. Gli ex amministratori, con in testa l’ex sindaco Salvatore Solano, hanno conferito mandato difensivo all’avvocato Oreste Morcavallo per proporre ricorso al Consiglio di Stato avverso la sentenza con cui il Tar Lazio ha confermato il decreto di scioglimento dell’ente. La notizia è resa nota dagli stessi ex amministratori.

«La decisione di impugnare – scrivono – nasce dalla ferma convinzione che la sentenza di primo grado presenti profili di evidente ingiustizia e gravi vizi logico-giuridici, tali da compromettere i principi fondamentali dello Stato di diritto. Non è accettabile che un provvedimento così incisivo come lo scioglimento di un’Amministrazione comunale venga confermato senza un effettivo e approfondito vaglio giudiziale».

Entrando nel dettaglio, «il Tar ha infatti omesso di pronunciarsi su un’eccezione preliminare e assorbente, relativa alla violazione dell’art. 143, comma 9, del Tuel, che impone il pieno rispetto del contraddittorio procedimentale e giudiziale. Ancora più grave è che le numerose e articolate censure sollevate – fondate su atti ufficiali, relazioni ispettive e documentazione integrale del procedimento – siano state ignorate o respinte con motivazioni apodittiche, prive di un effettivo confronto con i dati oggettivi e le fonti documentali».

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Per gli ex amministratori: «nel merito, la sentenza appare viziata da una valutazione unilaterale, in alcuni passaggi forzata rispetto al contenuto effettivo delle relazioni prefettizie e della Commissione di accesso, con l’evidente intento di colmare le lacune istruttorie del procedimento amministrativo. Si tratta – sottolineano – di un approccio che contrasta con il ruolo che dovrebbe avere la giurisdizione amministrativa: quello di garante imparziale della legalità e dei diritti delle parti, non di soggetto che rafforza ex post l’azione della Pubblica Amministrazione».

E ancora: «Riteniamo che tale pronuncia rappresenti una ferita allo Stato di diritto, al principio di legalità e alla democrazia stessa, essendo fondata su elementi privi di attualità, inconsistenti e scollegati da concreti atti di illegittimità o condizionamento. Lo ha evidenziato la stessa Commissione di accesso, che non ha riscontrato elementi di compromissione dell’azione amministrativa, né tantomeno ingerenze esterne, a differenza di quanto affermato – in modo non coerente – nella successiva relazione prefettizia. Alla luce di ciò, confidiamo nel Consiglio di Stato, quale giudice superiore, per un esame sereno, imparziale e fondato sui principi costituzionali, in grado di ristabilire l’equilibrio tra tutela dell’ordine pubblico e rispetto delle garanzie democratiche. Siamo certi di aver sempre operato nella piena legalità e trasparenza – come attestato dallo stesso organo ispettivo – e intendiamo difendere non solo la nostra onorabilità personale, ma anche la credibilità delle istituzioni democratiche, che non possono essere piegate a logiche estranee alla giustizia».

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«Stefanaconi – concludono – ha diritto a vedere riconosciuta la sua verità, la sua storia e la sua identità reale,
non quella strumentalmente travisata per finalità lontane dai principi democratici e costituzionali. I risultati ottenuti in questi anni – che hanno restituito un’anima e una prospettiva alla comunità – sono stati cancellati da una decisione che segna una ferita profonda, forse insanabile. Chiediamo giustizia, nel rispetto della verità dei fatti, perché è solo in quella verità che si può riconoscere e ritrovare il senso autentico del diritto e della democrazia».


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