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Massoneria e mafia a Vibo: i riti segreti per entrare nella superloggia

Nudo e con accanto uno scheletro. Cosimo Virgiglio svela la sua iniziazione vibonese e l’ingresso nella struttura del “Penta”. Ed intanto i magistrati indagano sulla Santa…

Massoneria e mafia a Vibo: i riti segreti per entrare nella superloggia

C’è chi brucia i santini all’atto dell’affiliazione e c’è invece chi viene prima bendato e poi ammonito delle conseguenze se tradisce i “fratelli”. Che si chiamino organizzazioni di stampo mafioso o logge massoniche, stando al racconto del collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, 52 anni, imprenditore di Rosarno che sta “vuotando il sacco” con i magistrati delle Dda di Reggio o Catanzaro, le differenze non sarebbero molte.

Attivo sino al coinvolgimento nell’operazione “Maestro” del 2009 nell’import-export con la società Cargoservice avente sede nel territorio comunale di San Ferdinando, Cosimo Virgiglio nel 2002 entra a far parte della massoneria vibonese della Gran loggia dei Garibaldini d’Italia.

Virgiglio che all’inizio degli anni ’90 era entrato nella massoneria del Grande Oriente d’Italia a Messina per poi “inabissarsi” nell’Ordine del Santo Sepolcro che ha sede nello Stato Vaticano – così descrive il suo giuramento: “Ci si lega in questi sistemi ad una forma di giuramento, ma non è un giuramento come lo si pensa, è una forma di timore, perché nella ritualità si dice… si viene prima bendati, poi si toglie la benda, dopo le ore di riflessione e gli si dice all’iniziato: “Tutti quelli che ora sono bendati ti hanno conosciuto, ora tu ti bendi e loro tolgono le buffe, e sappi che loro daranno la loro vita per proteggerti, aiutarti ed esserti fratello, ma allo stesso modo diventeranno cattivi contro di te”. Un rito di iniziazione che, per quanto riguarda la forma, Cosimo Virgiglio non esista a definire simile a quello “criminale dove c’è il santino che brucia. Perché alla fine è questo – spiega l’imprenditore –,la massoneria aveva lo stesso sistema”.

Sistemi che, a quanto pare, avrebbero messo a dura prova sia la resistenza mentale che fisica degli adepti, con alcuni riti particolarmente “duri” e coinvolgenti.

Il Penta. Secondo Cosimo Virgiglio, esisterebbe in Calabria, e non solo, un grado iniziatico “superiore” riservato a sole cinque persone. A sovrintendere al cerimoniale segreto, per un rito “molto duro chiamato Penta”, ci sarebbe un personaggio il cui nome è ancora coperto da segreto investigativo ma che occuperebbe le cariche di Gran maestro del Grande Oriente di San Marino ed al tempo stesso di Venerabile della loggia Montecarlo, definita come la “madre” di tutte le logge coperte. I cinque candidati ammessi a tale rito pensano si tratti di una semplice formalità, ma non è così. “Vengono letteralmente arrestati” racconta Virgiglio, “bloccati e messi in un furgone al buio. Il venerabile – continua Virgiglio – si permetteva il lusso di farli morire al mondo profano perché il rito di iniziazione è molto duro. Lui si permetteva di farli morire al mondo profano nella Rocca di San Leo, la Rocca di San Marino”. I riferimenti di Cosimo Virgiglio sono precisi: la Rocca o Forte di San Leo, l’antica capitale del ducato di Montefeltro che si trova a cinque chilometri dal territorio del Titano ma ancora in provincia di Rimini ed ha ospitato Giuseppe Balsamo, il conte di Cagliostro massone e avventuriero settecentesco di fama internazionale.

L’iniziazione a Vibo seminudi e con lo scheletro. Un rito di iniziazione duro, vissuto da Cosimo Virgiglio “a Vibo Valentia dove ho fatto sette ore seminudo in un gabinetto di riflessione e con accanto un vero scheletro. C’era solo una luce e lì fai testamento”. Cosimo Virgiglio spiega così ai magistrati della Dda di Reggio Calabria che quella di Vibo Valentia è una delle logge più importanti a livello nazionale e fra le più “pesanti, una che ha il rito più antico, integralista, quello che ti porta alla morte con il mondo profano”. Un rito identico, praticato a Vibo Valentia quanto nelle logge coperte di San Marino ad opera di “massonerie più integraliste rispetto al Goi. Perché il Grande Oriente d’Italia – sostiene Virgiglio – è una struttura per lo più economica, basti pensare che un gran maestro arriva a prendere anche 20mila euro al mese”.

L’interrelazione tra la componente massonica e quella tipicamente criminale porta così, ad avviso di Virgiglio, a quella nuova figura criminale che tutti i pentiti di ‘ndrangheta identificano con la “Santa”. Una struttura capace di integrare sin dalla metà degli anni ’70 ‘ndranghetisti e massoni. Un sistema masso-mafioso di cui Cosimo Virgiglio dichiara di aver fatto parte detenendo all’interno di una loggia di Reggio Calabria “il maglietto pulito”, volto presentabile rispetto al “maglietto sporco o occulto” che costituisce “quell’ambito riservato o invisibile della stessa componente massonica. “Di tale contesto – conclude Virgiglio – facevano parte numerosi soggetti collegati all’ambiente criminale di tipo mafioso che, per evidenti ragioni, non potevano però essere inseriti nelle logge regolari ovvero nella parte visibile”.

Cosimo Virgiglio elenca ai magistrati una serie di nomi ancora coperti da omissis, ma a Vibo Valentia ed in Calabria sono già in molti che hanno iniziato a preoccuparsi seriamente. La portata delle dichiarazioni dell’imprenditore, per anni vicino al clan Molè di Gioia Tauro, sono del resto dirompenti e gettano un primo fascio di luce su una realtà criminale tanto occulta quanto sinora poco indagata.

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