“Rinascita”: la ‘ndrina di Maierato e il duplice omicidio Cracolici-Furlano
L’operazione fa luce sull’agguato del 9 febbraio 2002 a Vallelonga. Il ruolo degli eredi di Alfredo e Raffaele Cracolici e le accuse a Domenico Bonavota e Antonio Ierullo
Colpisce anche la ‘ndrina di Maierato e Filogaso, l’operazione “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri. In qualità di capi dell’organizzazione sono stati infatti arrestati i cugini Francesco Cracolici, 44 anni, di Filogaso, e Domenico Cracolici, 38 anni, di Maierato, che avrebbero ereditato tale ruolo a seguito dell’uccisione dei fratelli Alfredo (il 9 febbraio 2002) e Raffaele Cracolici (il 4 maggio 2004)adopera del clan Bonavota di Sant’Onofrio. A Francesco e Domenico Cracolici, gli inquirenti attribuiscono la responsabilità della gestione dei rapporti e degli equilibri con gli altri gruppi ‘ndranghetistici della zona. In particolare, i due Cracolici avrebbero mantenuto i contatti con le altre componenti della ‘ndrangheta e con gli appartenenti alla propria famiglia, organizzando la reazione armata a seguito dell’aggressione posta in essere tra il 2002 ed il 2004 dalla famiglia Bonavota, con compiti di decisione, pianificazione delle strategie e degli obiettivi e delle azioni delittuose da compiere, consumando anche direttamente attività estorsive. Solo in epoca recente, i Cracolici avrebbero apparentemente ricomposto i rapporti con il clan Bonavota. [Continua dopo la pubblicità]
Le origini del clan. I Cracolici di Maierato e Filogaso, soprannominati “I Palermo”, appartenevano originariamente ad una famiglia composta da ben undici elementi, ritenuti tutti pericolosi pregiudicati, eccezion fatta per la madre e per l’unica sorella. Il padre, Francesco Cracolici, a causa della sua condotta antisociale, da Palermo era stato spedito negli anni ’60 in soggiorno obbligato a Maierato.
L’intero nucleo familiare, pur mantenendo la residenza anagrafica a Vibo Valentia, nei fatti si è radicato a Maierato. Grazie alla forza intimidatrice derivante dal numero dei componenti e dalla loro pericolosità sociale, si sono impossessati arbitrariamente di buona parte dei terreni agricoli del territorio comunale di Maierato e di quello limitrofo di Filogaso, espropriando nei fatti i legittimi proprietari i quali, per timore di gravi rappresaglie, hanno subìto negli anni diverse rappresaglie senza tuttavia reagire.
Sintomatico in tal senso è quanto accaduto in data 29 gennaio 1978, quando i germani Cracolici Alfredo, Raffaele ed Antonio, sono stati tratti in arresto dai carabinieri di Sant’Onofrio, in quanto si sarebbero resi responsabili del tentato omicidio ai danni di Luca Belsito, soggetto originario di Sant’Onofrio, il quale dopo aver reso ampie accuse nei loro confronti – nello specifico ha indicato Alfredo Cracolici quale autore materiale dell’esplosione di colpi di arma da fuoco a lui indirizzati – in seguito ritrattava temendo conseguenze più gravi. La sua ritrattazione ha fatto assolvere i Cracolici dai reati a loro contestati.
Successivamente, nel corso degli anni, i fratelli Cracolici – ed in particolare Raffaele ed Alfredo – sono stati più volte arrestati trascorrendo molti periodi in stato di latitanza. Alleati storici dei Mancuso, dal momento in cui i Cracolici hanno deciso di rendersi autonomi dalla famiglia di Limbadi per non corrispondere più la percentuale degli introiti illeciti alla stessa, si sono resi autori anche di attacchi nei confronti di altri clan della zona. Lo scontro con i Bonavota è coinciso con lo sviluppo della zona industriale di Maierato.
L’omicidio di Alfredo Cracolici. Per la prima volta in sede giudiziaria vengono quindi contestati gli omicidi di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano. Quello di Raffaele Cracolici, infatti, era già stato contestato con le operazioni “Uova del drago” e “Conquista”. Secondo l’accusa, mandante del fatto di sangue sarebbe stato Domenico Bonavota, 41 anni, di Sant’Onofrio, mentre Antonio Ierullo, 51 anni, di Vallelonga, avrebbe fornito appoggio logistico durante le fasi propedeutiche al duplice omicidio e sarebbe stato poi l’autore materiale della sparatoria che ha cagionato la morte di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano contro i quali sono state esplose raffiche di fucile mitragliatore kalashnikov e colpi di fucile calibro 12, tanto da lasciare sul posto dell’agguato – in contrada Muraglie di Vallelonga – i bossoli di oltre venti colpi. A recarsi insieme a Ierullo a fare un sopralluogo a Vallelonga ci sarebbe stato anche un soggetto di Sant’Onofrio rimasto al momento ignoto.
A permettere la ricostruzione del duplice omicidio, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Francesco Costantino, ma anche le dichiarazioni rese a suo tempo da Bruno Di Leo di Sant’Onofrio. Scrive infatti il gip: “Bruno Di Leo, appartenente al clan Bonavota, zio del defunto Domenico Di Leo – ucciso per mano degli stessi Bonavota, fatto per cui è intervenuta sentenza nell’ambito del processo “Conquista” – nel corso di un colloquio informale riferì al maggiore Luigi Grasso, all’epoca dei fatti comandante del Reparto Operativo Carabinieri di Vibo Valentia, che Alfredo e Raffaele Cracolici erano stati assassinati per volere dei vertici della cosca Bonavota a causa dei numerosi furti (anche ai danni della madre di Domenico Cugliari, detto “Micu i Mela”, zio dei Bonavota) da loro perpetrati in danno di soggetti ritenuti “intoccabili”. Inoltre – rimarca ancora il giudice – precisava che Raffaele Cracolici era stato ucciso anche perché era solito denigrare i killer del fratello, affermando che costoro non sapevano sparare (il riferimento è sicuramente riconducibile al fatto che Alfredo Cracolici, nonostante i numerosi colpi esplosi, fu attinto effettivamente da un solo proiettile nella zona inguinale)”.
Fondamentali per la ricostruzione del duplice omicidio anche le intercettazioni ambientali. “Quanto alla partecipazione di Domenico Bonavota – scrive ancora il gip – all’omicidio di Alfredo Cracolici valga il riferimento puntuale che Luca Belsito, nel conversare sotto il gazebo della Esso (zona sottoposta a monitoraggio ambientale), fa espressamente a Domenico Bonavota quale autore dell’agguato ad Alfredo Cracolici.
La chiusura del cerchio sulla riconducibilità dell’omicidio ai due indagati Bonavota e Ierullo si ricava anche dalle conversazioni captate a bordo della macchina in uso ad Antonio Ierullo in quel momento storico, dalle quali si evince senza ombra di dubbio che Ierullo stesse monitorando la zona di San Nicola da Crissa frequentata – rimarca il gip – da Alfredo Cracolici (che lì aveva l’amante) e dove, di fatto, si è consumato l’omicidio, per come riferito da Domenico Bonavota ad Andrea Mantella. Nell’agguato oltre a Cracolici ha perso la vita anche Giovanni Furlano, il quale ultimo si trovava vicino alla vittima designata”.
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