giovedì,Aprile 18 2024

“Rinascita-Scott”: il controllo dei mercatini a Vibo da parte dei clan

Il ruolo occulto dei D’Andrea nell’organizzazione di “Vibo in fiera” e le accuse dei pentiti Mantella ed Arena. Il Comune nel mirino di Dda, finanza e carabinieri

“Rinascita-Scott”: il controllo dei mercatini a Vibo da parte dei clan
Una passata edizione del Mercatino di Natale

Fa in parte luce anche sull’organizzazione di eventi, fiere e mercatini, l’operazione “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri. Un’inchiesta che su tale fronte –  sempre con il coordinamento della Dda di Catanzaro – si intreccia con quella in mano alla Guardia di finanza, la quale il 28 ottobre scorso in pieno giorno ha provveduto all’acquisizione di numerosi fascicoli – in quasi tutti i settori del Municipio – direttamente al Comune. Era il 2 ottobre scorso quando il Nucleo Operativo ed il Nucleo Mobile della Guardia di finanza di Vibo Valentia – per come si evince dal decreto di acquisizione di atti notificato al sindaco, Maria Limardo, ed ai dirigenti comunali Adriana Teti e Filippo Nesci – inviava alla Dda di Catanzaro una nota per l’acquisizione al Comune di una voluminosa serie di documenti amministrativi. [Continua dopo la pubblicità]

La richiesta di copia di atti a “palazzo Luigi Razza” copre un arco temporale che arriva sino al 25 settembre scorso (2019). Fra la documentazione acquisita (pareri, autorizzazioni e pagamenti dei tributi) vi è anche quella relativa alla manifestazione Vibo va in fiera a Natale”, svoltasi dall’8 al 23 dicembre del 2018, e di quella relativa all’assegnazione di aree pubbliche per manifestazioni varie.

Andrea Mantella

L’inchiesta “Rinascita-Scott”. E’ quindi ora l’inchiesta “Rinascita-Scott” dei carabinieri a svelare l’interesse della criminalità organizzata a controllare mercati, fiere, mercatini e casette di Natale. Il primo a parlare di tale controllo è il collaboratore di giustizia Andrea Mantella il quale ha dichiarato che Carmelo D’Andrea, detto “Coscia d’agnejiu”, aveva il compito di raccogliere i soldi dalle bancarelle dei mercati per conto del clan Lo Bianco.

In tale contesto, quindi, rilevano alcune intercettazioni telefoniche ed in data 4 luglio 2018 Carmelo D’Andrea veniva contattato dal fratello Giuseppe D’Andrea, detto “Pino”, il quale lo esortava a recarsi nell’immediatezza al mercato, non rivelandone il motivo e precisando di aver dovuto richiedere la sua presenza in quel posto in quanto lui non si trovava in zona. Carmelo D’Andrea, senza chiedere alcuna delucidazione, si impegnava a soddisfare immediatamente la richiesta del proprio germano.

“Occorre tener presente che Giuseppe D’Andrea – evidenzia la Dda – è titolare di omonima impresa individuale dedita alla vendita ambulante di accessori di abbigliamento” e la moglie stava esercitando l’attività di vendita ambulante in un mercato di Vibo Valentia, laddove si erano verificati dei tumulti, a seguito dei quali il marito aveva richiesto l’intervento del fratello  Carmelo D’Andrea, il quale a sua volta rassicurava il proprio germano del fatto che la consorte stava proseguendo la sua attività lavorativa senza problemi. Carmelo D’Andrea avvertiva però il fratello che qualora fossero arrivate le forze dell’ordine, lui si sarebbe dovuto allontanare in quanto non avrebbe potuto proseguire quel ruolo di vigilanza e “tutore dell’ordine” che stava esperendo all’interno del mercato.

“Tali risultanze – evidenziano gli inquirenti – confermano come i D’Andrea siano espressione della criminalità organizzata, nell’ambito della quale assumono funzioni di vigilanza e risoluzione di controversie sorte all’interno dei mercati che si tengono a Vibo Valentia”.

La Fiera allestita in piazza Municipio

Il controllo dei mercatini di Natale. Ad avvalorare l’ipotesi del controllo dai mercati cittadini da parte dei D’Andrea, anche un’intercettazione del 16 agosto 2017 nella quale Antonio Vacatello (arrestato) spiegava ad un congiunto “della possibilità di gestire le bancarelle dei mercatini, facendo specifico riferimento – sottolinea la Dda – alle casette di Natale, ovvero piccoli punti vendita a forma di casetta tipicamente diffusi nei mercatini di Natale e che negli ultimi anni sono stati istallati anche nel centro di Vibo Valentia. Tuttavia, gli interlocutori commentavano che nella piccola frazione di Vibo Marina tale evento non avrebbe generato importanti introiti, così come avveniva nella città di Vibo Valentia. In merito Antonio Vacatello riferiva che in quest’ultima città tale evento veniva già gestito dai “Coscia d’Agnejiu”, alias con il quale viene indicata la famiglia D’Andrea, i cui esponenti storici risultano gli indagati D’Andrea Carmelo e D’Andrea Giuseppe.“L’anno scorso fecero le casette, non so quanto si prendevano a casetta – spiegano gli interlocutori nelle intercettazionigli affittavano la casetta per i mostaccioli, caramelle e le cose di Natale. 1.200,00 euro a casetta, ne aveva tipo 40 casette”.

Bartolomeo Arena

Le dichiarazioni di Bartolomeo Arena. Tale contesto veniva ben spiegato dal nuovo collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena il quale ha definito “Giuseppe D’Andrea uno ‘ndranghetista con la dote del Trequartino, attualmente operante da malandrino libero e riconosciuto come tale da tutti gli altri affiliati. Tramite l’imposizione criminale – annota la Dda – ha acquisito il monopolio nell’organizzazione e gestione di fiere – pur non figurando tra gli organizzatori di tali eventi – dove impone la “mazzetta” a tutte le bancarelle che espongono i propri prodotti ed in cambio fornisce il servizio di guardiania”.

Tra gli eventi in cui D’Andrea si sarebbe imposto viene fatta specifica menzione di quello denominato “Vibo in Fiera”, il quale “si tiene in città – rimarcano gli inquirenti – proprio nel periodo di Natale e quindi riconducibile alle “casette di natale indicate nel corso della conversazione intercorsa tra i fratelli Vacatello”.

Il collaboratore ed i D’Andrea. Sentito il 5 novembre scorso, Bartolomeo Arena entra nel dettaglio e dopo aver parlato di Carmelo D’Andrea come storico ‘ndranghetista del clan Lo Bianco con la dote di “Padrino” ed in precedenza legato al padre dello stesso Bartolomeo ed al defunto Francesco Fortuna (Ciccio Pomodoro) – spiega che anche il fratello “Giuseppe D’Andrea è uno ‘ndranghetista molto serio, che ha il trequartino come me, che è stato attivo nel locale di Vibo almeno fino all’operazione Nuova Alba, dopo la quale per timore di essere arrestato non è rientrato nel Buon Ordine, rimanendo nell’organizzazione come libero malandrino e non so se ora si è chiamato il posto con i Lo Bianco. So che lui – spiega il collaboratore – è il gestore ed organizzatore di fatto dell’evento “Vibo in Fiera” che si tiene a Vibo Valentia nel periodo natalizio ed a Pasqua ed analoga manifestazione si svolge anche a Vibo Marina sempre sotto il suo controllo. Trattasi di una vera e propria fiera che si protrae per diversi giorni con l’esposizione di bancarelle ed il D’Andrea era l’organizzatore occulto. Era lui a decidere quali bancarelle potevano esporre la propria merce, pur non avendone alcun titolo, previa corresponsione di un pagamento in denaro”.

La bandiera della Croce rossa al Comune di Vibo

Accuse chiare quanto gravi, quelle di Bartolomeo Arena, che dimostrerebbero l’infiltrazione della criminalità organizzata in un evento dove invece il Comune e la politica avrebbero invece dovuto vigilare ed impedire qualsiasi intromissione da parte dei clan.

Vibo in Fiera ed i D’Andrea. “Ricordo che Mommo Macrì – ha svelato Bartolomeo Arena – voleva chiedere parte dei proventi di “Vibo in Fiera” conseguiti da Giuseppe D’Andrea, ma io ed altri sodali lo dissuademmo in quanto si trattava di un uomo d’onore il quale stava conseguendo i soldi necessari per vivere. In effetti, pur non rientrando nel Buon Ordine, Giuseppe D’Andrea poteva gestire autonomamente ed in maniera indisturbata l’organizzazione di “Vibo in Fiera” perché c’era questa sorta di beneplacito di tutto il locale di Vibo, che lo rispettava. D’altronde si trattava di uno ‘ndranghetista che era capace di guardarsi il suo, per cui se qualcuno avesse tentato di togliergli il pane, Pino D’Andrea lo avrebbe affrontato anche con l’uso delle armi”.

Andrea Mantella

L’affiliazione di Giuseppe D’Andrea alla ‘ndrangheta è attestata anche dal collaboratore Andrea Mantella, il quale ha precisato che il primo avrebbe partecipato alla cerimonia della sua affiliazione, al punto che portava il suo nominativo in copiata unitamente ad ulteriori esponenti storici ed apicali della consorteria di Vibo Valentia, quali Carmelo Lo Bianco, Raffaele Franzè, Francesco Fortuna, alias “Ciccio Pomodoro” (tutti deceduti), Filippo Catania e Francesco Patania.

Secondo le dichiarazioni di Bartolomeo Arena e le risultanze investigative, inoltre, a garantire la “guardiania” alle bancarelle dei mercatini di Natale, ci sarebbe stato anche Pasquale D’Andrea, 31 anni, pure lui arrestato nell’operazione “Rinascita” (il Riesame l’ha posto ai domiciliari) unitamente al padre Pino D’Andrea, 59 anni, allo zio Carmelo D’Andrea, 63 anni (già condannato in via definitiva in Nuova Alba a 4 anni ed 8 mesi per associazione mafiosa) ed a Giovanni D’Andrea, 34 anni, figlio di Carmelo.

Pasquale D’Andrea

A riscontro delle dichiarazioni di Bartolomeo Arena, gli inquirenti evidenziano il controllo dei carabinieri del Norm in 24 dicembre 2016 – ovvero in pieno periodo natalizio – quando Pasquale D’Andrea è stato fermato in piena notte (alle ore 02.30 circa) a bordo di un’autovettura in compagnia di Ramondino Saverio. Tale controllo scaturiva dal fatto ”che gli stessi si aggiravano nei pressi di alcuni stand siti sul Corso Vittorio Emanuele III”e si traduceva nella perquisizione personale dei due soggetti estesa all’autovettura, conclusa con esito positivo in quanto addosso a Pasquale D’Andrea veniva rinvenuto un coltello di genere vietato.

Ad avviso degli investigatori, si può concludere che nell’occasione Pasquale D’Andrea e Ramondino stessero esperendo servizio di vigilanza notturna agli stand relativi alle bancarelle natalizie istallate sul corso principale di Vibo. Valentia. Pertanto, tale risultanza si pone quale riscontro al dichiarato del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena”.

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