Rinascita-Scott, tentata estorsione a Vibo, 27enne lascia il carcere

Davide Inzillo

Il gip distrettuale di Catanzaro, Barbara Saccà, accogliendo le richieste degli avvocati Francesco Sabatino e Giuseppe Morelli, ha disposto gli arresti domiciliari per Davide Inzillo, 27 anni, di Soriano Calabro, cognato di Mommo Macrì, 36 anni, di Vibo Valentia, ritenuto uno dei vertici della ‘ndrina nata fra gli ex seguaci di Andrea Mantella ed il gruppo dei Pardea, alias “Ranisi”. Davide Inzillo era stato tratto in arresto lo scorso 19 dicembre nell’operazione antimafia “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso in concorso ai danni di Domenico Moscato, zio del collaboratore di giustizia Raffaele Moscato. Anche Domenico Moscato, 61 anni, di Vibo Valentia, detto “Mimmu u Baruni”, proprietario di un tabacchino, è stato a sua volta tratto in arresto nell’operazione “Rinascita-Scott” con l’accusa di associazione mafiosa ed usura per conto dei vibonesi Enzo Barba (alias “Il Musichiere”) e Rosario Pugliese (detto “Cassarola”, attualmente ancora irreperibile). [Continua dopo la pubblicità]

Mommo Macrì

Secondo l’accusa, Davide Inzillo, in concorso con il cognato Domenico Macrì, Michele Dominello, 29 anni, di Vibo Valentia, Daniele La Grotteria, 25 anni, di San Gregorio d’Ippona, e Rosario Pardea, 49 anni, di Vibo Valentia, con l’implicita minaccia di un atto intimidatorio da compiersi ai danni della vittima Domenico Moscato (poi effettivamente avvenuto con l’esplosione di colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione della vittima ad opera, per gli inquirenti di Dominello su mandato di Macrì, la sera del 18 maggio 2017), avrebbero tentato di estorcergli almeno cinquemila euro.

Domenico Moscato

Moscato si sarebbe opposto alla richieste estorsiva, richiedendo in suo aiuto l’intervento “protettivo” di Vincenzo Barba in modo da paralizzare la richiesta di Domenico (Mommo) Macrì. I fatti delittuosi coprono un arco temporale che va dal 14 maggio 2017 al 5 giugno 2017 e confermerebbero la spaccatura all’interno del “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia un tempo retto unitariamente dal clan Lo Bianco-Barba.

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