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Le stragi di Cosa Nostra e tutte le riunioni nel Vibonese coi boss della ‘Ndrangheta

Oltre all’incontro a Nicotera, i pentiti parlano pure di summit a Parghelia, Bivona e Badia alla presenza dei vertici dei clan Piromalli, Mancuso, Pesce e De Stefano

Le stragi di Cosa Nostra e tutte le riunioni nel Vibonese coi boss della ‘Ndrangheta

Sarebbero state diverse le riunioni nel Vibonese per valutare la richiesta dei siciliani di Cosa Nostra, rivolta ai calabresi della ‘ndrangheta, di aderire alla stagione delle stragi sia prima che dopo Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. Nelle carte dell’inchiesta “Ndrangheta stragista” si parla infatti non solo del summit in un villaggio turistico di Nicotera, in cui i Mancuso sarebbero stati i “padroni di casa”, ma anche di altre riunioni che si sarebbero tenute in altri villaggi di Bivona e Parghelia. Un altro summit si sarebbe invece tenuto a Badia di Nicotera ed un altro ancora a Rosarno.

Se a svelare i particolari del summit di Nicotera è stato infatti il pentito Franco Pino, ex boss di Cosenza (in foto), un altro collaboratore di giustizia – Antonino Fiume del clan De Stefano di Reggio Calabria – in un verbale reso ai magistrati della Dda reggina il 26 gennaio 2015 ha parlato di alcune riunioni che si sarebbero svolte a Parghelia ed a Badia. [Continua dopo la pubblicità]

‘Ndrangheta: dopo 22 anni rispunta il presunto summit a Nicotera con i siciliani

L’appuntamento di Parghelia e quello a Badia. All’incontro nel villaggio “Blue Paradise” di Parghelia nel 1991, oltre allo stesso Antonino Fiume che avrebbe accompagnato Giuseppe De Stefano, avrebbero partecipato il boss Franco Coco Trovato (imparentato con i De Stefano ed a capo della ‘ndrangheta operante a Lecco e nel Milanese) ed esponenti dei clan Mancuso di Limbadi, Piromalli di Gioia Tauro e Pesce di Rosarno.

“In seguito all’incontro al Blue Paradise Parghelia – ha spiegato Fiume – vi fu un ulteriore incontro, nell’anno successivo, non ricordo il mese, ma comunque pochi giorni o settimane dopo l’attentato fallito a Coco Trovato e De Stefano, attentato avvenuto a Milano in cui perirono due passanti. Siamo ancora in epoca precedente all’attentato a Giovanni Falcone. Questo incontro si svolse a Nicotera, frazione Badia, subito dopo un incidente stradale in cui è morto un componente della famiglia Mancuso”.

Per gli inquirenti si tratta dell’incidente stradale con la moto ape in cui nel 1990 ha perso la vita Rocco Ascone di Limbadi, fratello di altro Ascone a sua volta cognato del figlio di Ciccio Mancuso, il patriarca e fondatore dell’omonimo clan morto nel 1997 per un male incurabile.

“In tale incontro – dichiara Fiume – si è parlato dell’adesione alla strategia stragista di Cosa Nostra. Preciso che dopo questo incontro io andai in macchina a Milano con Giuseppe De Stefano e Franco Coco Trovato. A tale ultimo incontro erano presenti Franco Coco Trovato, Giuseppe De Stefano, Nino Pesce (alias “Testuni”, in foto), Pino Piromalli, Luigi Mancuso, Antonio Schettini, quest’ultimo braccio destro di Coco Trovato”. Antonino Fiume e Totò Prenesti sarebbero invece rimasti fuori dall’abitazione insieme ad altra persona di cui il collaboratore non ricorda il nome ma comunque collegata ai Mancuso.

L’incontro a Rosarno. “Sempre dopo l’incontro al Blue Paradise Parghelia – ha raccontato ancora il collaboratore di giustizia – ritengo nell’inverno del 1992, ebbe a verificarsi un ulteriore incontro sull’argomento stragi di cui mi parlò Vincenzino Zappia. Si tratta dell’incontro all’Hotel Vittoria di Rosarno. Presenti, oltre allo Zappia, erano Pantaleone Mancuso, detto Luni, nipote di Luigi, Franco Pino, Carmine o Giuseppe De Stefano, forse Nino Pesce, e molti altri. Zappia con cui mi dicevo tutto in quanto io una volta gli avevo salvato al vita, mi disse che si parlò di traffico di stupefacenti prima e poi dell’opportunità di aderire alla strategia stragista. Non ricordo quale fu l’esito di questo incontro”.

La riunione a Bivona. Ulteriore incontro, secondo il racconto di Antonino Fiume, si sarebbe infine svolto “a Vibo Marina-Bivona” al Lido degli Aranci “a cui avrebbe preso parte Memè Papalia, che si identifica – scrivono i magistrati antimafia di Reggio – in Papalia Carmelo, sorvegliato speciale, pluripregiudicato per reati di mafia, nonché traffico di stupefacenti, di professione imprenditore edile, originario della Piana di Gioia Tauro, proprietario di un villaggio turistico denominato “Costa dei Monaci”, sito nel comune di Parghelia”. Alla riunione, secondo quanto riferito da Prenesti, avrebbe partecipato anche “Vincenzo Mammoliti di Oppido Mamertina, residente a Gioia Tauro, pregiudicato per reati di mafia, sorvegliato speciale, ed altre persone di Lamezia Terme”.

Da notare – sottolineano i magistrati – il rilievo di questa indicazione che trova riscontro nel fatto che proprio ad Oppido Mamertina, feudo dei Mammoliti, secondo i pentiti Villani e Lo Giudice, si svolse un’ulteriore riunione fra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta sul tema del coinvolgimento della ‘Ndrangheta nell’attacco allo Stato”. Anche in tale incontro, ad avviso del pentito Fiume e secondo quanto gli avrebbe riferito Pronesti, si sarebbe parlato “seppur sommariamente, delle stragi, anche se a questa riunione – ha aggiunto Fiume – non erano presenti i capi che avevano partecipato alla riunione di contrada Badia”.

Nessuna delle persone citate dai collaboratori di giustizia come presenti alle riunioni di mafia risulta attualmente indagata nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria denominata “Ndrangheta stragista”. Le indagini proseguono e l’interesse investigativo sul fronte dei contatti fra ‘ndrangheta e Cosa Nostra, a cavallo delle stragi del 1992 e 1993, rimane alto.

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