venerdì,Aprile 26 2024

Rinascita-Scott: tre misure cautelari attenuate dal gip

Decisioni per una dirigente del Servizio veterinario dell’Asp di Vibo, un indagato di Mileto ed uno di Nicotera

Rinascita-Scott: tre misure cautelari attenuate dal gip

Lascia il carcere per la misura cautelare del divieto di dimora in Calabria, Antonio Barone, 48 anni, di Mileto, indagato nell’operazione “Rinascita-Scott” ed accusato del reato di associazione mafiosa e violenza aggravata dal metodo mafioso. La decisione è del gip distrettuale Barbara Saccà, in accoglimento di un’istanza presentata dagli avvocati Antonio Porcelli e Valentina Natale. Il gip ha ritenuto che per le contestazioni rivolte a Barone, in considerazione del tempo dall’applicazione della misura custodiale in carcere, è possibile rivedere il quadro cautelare. Esigenze cautelari che non sono venute meno, “considerata anche la personalità dell’indagato e la sua indole”, ma che possono essere soddisfatte con la misura meno afflittiva quale il divieto di dimora in Calabria. Secondo l’accusa, Antonio Barone – unitamente a Gregorio Gasparro e Giuseppe Lo Bianco – avrebbe contribuito all’imposizione delle regole dettate dalla consorteria all’interno del carcere di Vibo Valentia, se necessario veicolando anche messaggi, alle dipendenze del boss di Zungri Giuseppe Accorinti.

Torna poi in libertà Chiarina Cristelli, 55 anni, nativa di Mangone (Cs), ma residente a Pizzo, dirigente del Servizio veterinario dell’Asp di Vibo Valentia. Il gip distrettuale ha così accolto un’istanza avanzata dagli avvocati Domenico Chidamo e Diego Brancia). La Chiarelli, che si trovava agli arresti domiciliari dal gennaio scorso su decisione del Tribunale del Riesame, è accusata di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreti d’ufficio e concorso in furto aggravato. La veterinaria, secondo la contestazione, avrebbe mantenuto un diretto contatto con i vertici del clan Accorinti di Zungri, ponendosi “quale riferimento per il sodalizio nello specifico settore di interesse della commercializzazione di bestiame di illecita provenienza”.

In accoglimento di un’istanza dell’avvocato Diego Brancia, il gip ha infine revocato la misura degli arresti domiciliari in capo a Francesco Vardè, 68 anni, di Nicotera, accusato di concorso in estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Per lui è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Francesco Vardè è in particolare accusato di essere l’autore materiale di un’estorsione poiché, recandosi da Antonio Calabrese, titolare dell’omonima ditta individuale di Villa San Giovanni, aggiudicatario della gara per la realizzazione del campo polivalente coperto con annesso blocco spogliatoi “Oasi Sport – Gioventù”, in località Badia del Comune di Nicotera, avrebbe intimato all’imprenditore di continuare ad avvalersi per i lavori dei dipendenti e dei mezzi della “Vardè società cooperativa” di Nicotera, sebbene tale ditta fosse stata raggiunta da interdittiva antimafia. In concorso con Vardè, per lo stesso reato sono indagati pure Pasquale Gallone e Emanuele La Malfa di Nicotera.

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