venerdì,Aprile 19 2024

Operazione “Stammer”: Pasquale Pititto risponderà da detenuto ai domiciliari

Il Tdl di Catanzaro ha accolto un’istanza della difesa. Il 49enne si trova recluso anche per una condanna definitiva per omicidio

Operazione “Stammer”: Pasquale Pititto risponderà da detenuto ai domiciliari

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto un’istanza degli avvocati Francesco Sabatino e Giovanni Marafioti finalizzata all’annullamento della custodia cautelare in carcere per Pasquale Pititto, 49 anni, di San Giovanni di Mileto, coinvolto nell’operazione “Stammer” contro il narcotraffico internazionale. Per tale procedimento penale – in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo – Pasquale Pititto risponderà quindi quale detenuto agli arresti domiciliari. L’istanza è stata accolta sulla scorta di una rivalutazione delle condizioni sanitarie del detenuto che tuttavia non lascerà il carcere in quanto condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo, consumato a Catanzaro nel 1990. 

Pasquale Pititto – attualmente sulla sedia a rotelle dopo aver subito negli anni ’90 un tentato omicidio ad opera del contrapposto clan Galati di San Giovanni di Mileto – nell’operazione “Stammer” è gravemente indiziato di aver partecipato, con il ruolo apicale di finanziatore e di organizzatore, ad un vasto sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti e di aver concorso all’importazione di 63 chili di cocaina dalla Colombia, sequestrati nel porto di Livorno. Ulteriore contestazione è quella di aver tentato di porre in essere l’importazione di mille chili di cocaina dalla Colombia e di altri 800 chili dalla Spagna, previo invio di un carico di prova. 

Pasquale Pititto ha poi rimediato una condanna a 25 anni di reclusione definitiva nel processo nato dalla storica operazione “Tirreno” scattata nel 1993 ad opera dell’allora pm della Dda di Reggio Calabria, Roberto Pennisi. I processi sono stati celebrati in Corte d’Assise a Palmi per il primo grado ed in Appello a Reggio Calabria. Pasquale Pititto, unitamente al cognato Michele Iannello (collaboratore di giustizia e condannato per l’omicidio di Nicolas Green) è stato ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Chindamo e del tentato omicidio di Antonio Chindamo, fatti di sangue commessi a Laureana di Borrello l’11 maggio 1991 su mandato del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi. Nel delitto dei Chindamo sono poi rimasti coinvolti anche i vertici dei clan Piromalli e Molè di Gioia Tauro, alleati ai Mancuso nell’eliminazione dei due elementi del clan Chindamo contrapposti al clan dei Cutellè di Laureana appoggiato dai Piromalli-Molè-Mancuso.

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