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Sparatoria ad Acquaro: l’imputato ammesso al rito abbreviato

Nel gennaio dello scorso anno ha ucciso a colpi di pistola Rosario Mazza e ferito il fratello. Davanti al gup anche Cosimo e Giuseppe Ciancio

Sparatoria ad Acquaro: l’imputato ammesso al rito abbreviato

E’ stato ammesso oggi al rito abbreviato – che comporta un processo allo stato degli atti ed uno sconto di pena pari ad un terzo in caso di condanna – Alessandro Ciancio, 24 anni, di Piani di Acquaro, accusato dell’omicidio aggravato e premeditato ai danni di Rosario Mazza, 22 anni e del tentato omicidio di Simone Mazza, 18 anni. Il fatto di sangue è avvenuto la sera del 19 gennaio 2017. L’udienza preliminare si è svolta stamane dinanzi al gup del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, che dopo l’ammissione al rito abbreviato – così come chiesto dagli avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Ganino – ha rinviato l’udienza al 28 febbraio prossimo per l’inizio della discussione. 

Cosimo Ciancio e Giuseppe Ciancio, rispettivamente padre e fratello di Alessandro, si sono riservati la scelta del rito. 

Non ci sarebbe una vera causale alla base del fatto di sangue che ha portato all’omicidio di Rosario Mazza  che lavorava come aiuto cuoco in un ristorante di Laureana di Borrello e al ferimento del fratello Simone da parte di Alessandro Ciancio.

Uno sguardo di troppo all’interno di un bar, qualche spintone ed un ceffone. Simone Mazza, vedendo il fratello cadere a terra, ha implorato pietà chiedendo di essere risparmiato da colpi d’arma da fuoco. Ciancio però non si sarebbe fermato e ha esploso più colpi anche all’indirizzo del secondo giovane. 

Messo di fronte alle proprie responsabilità ed agli elementi di prova che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Serra San Bruno, Massimiliano Staglianò, ed il pm Claudia Colucci ritengono schiaccianti, Alessandro Ciancio ha poi reso piena confessione. 

Il gip all’atto dell’arresto ha parlato di gravi indizi di colpevolezza per aver cagionato la morte di una persona e aver attentato alla vita di una seconda, utilizzando senza remora delle armi da fuoco per la “commissione di reati gravissimi” perpetrati in mezzo alla pubblica via e sulla spinta di motivazioni definite dal gip “assolutamente futili con il tentativo addirittura di nobilitare il proprio gesto”.

A tal proposito, secondo il giudice che ha emesso l’ordinanza, rilevano le “brutali modalità con le quali è stato compiuto il delitto, con Ciancio che ha sparato da distanza ravvicinatissima non appena ne ha avuto l’occasione” ed anche il fatto che l’arma – una pistola calibro 6,35 detenuta illegalmente – non è stata ancora trovata.

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