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Le vendette di sangue sull’asse Stefanaconi-Melicucco-Cinquefrondi: due condanne

Sentenza della Cassazione per il tentato omicidio di Rocco Ieranò. Colpevoli Giuseppe Patania e Salvatore Callea

Le vendette di sangue sull’asse Stefanaconi-Melicucco-Cinquefrondi: due condanne

Ci sono due responsabili condannati in via definitiva per il tentato omicidio di Rocco Ieranò avvenuto il 25 luglio del 2012 a Cinquefrondi. Si tratta di Giuseppe Patania, 38 anni, di Stefanaconi, e Salvatore Callea, 51 anni, originario di Oppido Mamertina (Rc) ma residente a Canino, in provincia di Viterbo. La prima sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato i ricorsi dei due imputati, ritenuti infondati, rendendo definitiva la condanna a 10 anni di reclusione a testa.

Per lo stesso fatto di sangue, invece, assoluzione definitiva per Sebastiano Malavenda, 33 anni, di Reggio Calabria (condannato a 12 anni in primo grado). Nei suoi confronti è stato infatti respinto e ritenuto infondato l’appello della Procura generale di Reggio Calabria che ne chiedeva la condanna. 

Sulla base della concorde ricostruzione operata dai giudici di merito, Vasvi Beluli e Arben Ibrahimi (killer macedoni residenti a Canino e poi passati fra i collaboratori di giustizia), per il tramite di Salvatore Callea sono stati individuati da Giuseppe Patania per uccidere Ieranò. Patania è stato riconosciuto responsabile di aver agito su mandato dei fratelli Fossari, che intendevano vendicare la morte del proprio fratello Francesco (ucciso a Melicucco il 2 agosto 2011 da Ieranò, poi divenuto collaboratore di giustizia). Per la missione di morte su commissione era stato concordato il prezzo di 20mila euro, con le armi messe a disposizione dai mandanti. 

È stata affermata la responsabilità concorrente di Giuseppe Patania e Salvatore Callea nel grave ferimento del 25 luglio 2012 sulla base delle convergenti dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Vasvi Beluli e Arben Ibrahimi, delle intercettazioni telefoniche, dell’esame dei tabulati telefonici e delle informative di polizia giudiziaria.

Per la Suprema Corte,il ruolo di Patania e quello di Callea non sono sovrapponibili: Patania è stato colui che ha indicato e «presentato» gli esecutori materiali del delitto ai mandanti, laddove Callea aveva invece un compito di carattere operativo come accompagnatore degli esecutori materiali presso i Fossari e intermediario dei relativi contatti, oltre che di concorrente materiale, quale incaricato del recupero del gruppo di fuoco, nella fase post delictum del 25 luglio 2012.

In particolare, secondo il narrato dei collaboratori, Giuseppe Patania, in virtù della risalente amicizia familiare che lo legava ai Fossari, aveva segnalato a costoro i soggetti che avrebbero potuto eseguire il delitto ai danni di Ieranò (individuati in Beluli, Ibrahimi e Callea), soggetti che avevano già «lavorato» per i Patania (cioè per l’omonimo gruppo criminale di Stefanaconi), commettendo fatti di sangue nel Vibonese per come accertato in altro processo (le cui sentenze di primo e secondo grado, relative all’operazione antimafia “Gringia” della Dda di Catanzaro, sono state acquisite).

In sostanza, Giuseppe Patania aveva accompagnato gli esecutori dell’omicidio dai Fossari, mettendoli in contatto con i mandanti, al fine di meglio precisare e concordare i termini dell’incarico delittuoso. Patania, inoltre, si era occupato di segnalare agli esecutori la somma di denaro che gli stessi avrebbero dovuto chiedere ai Fossari per lo svolgimento del «lavoro», nonché la somma a titolo di «rimborso» per le spese di viaggio.

Giuseppe Patania è quindi partito da Stefanaconi per raggiungere la zona di Viterbo al fine di contattare, prelevare e accompagnare il gruppo di fuoco all’appuntamento con i mandanti. Grazie all’essenziale intermediazione di Giuseppe Patania venne quindi raggiunto l’accordo illecito per l’uccisione di un soggetto sgradito ai Fossari, ancorché il nominativo della vittima sia stato comunicato ai killers in un momento successivo. D’altra parte, è stato sempre Giuseppe Patania, ad avviso della Cassazione, ad intervenire in occasione di un successivo incontro finalizzato a pianificare i dettagli dell’azione illecita, poi attuata in un diverso contesto temporale.

 

 In foto dall’alto in basso: Giuseppe Patania, Salvatore Callea e Rocco Ieranò

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